L'ANALISI
05 Marzo 2025 - 15:19
Mattia Gastaldi, Roberto Mariani, Chiara Fusari e Paolo Trentarossi durante l’incontro
CREMONA - La diffusione della Peste Suina Africana e il contenimento del cinghiale (sus scrofa) sono stati al centro dei lavori dello specifico Tavolo di coordinamento, tenuto ieri mattina presso la sala consigliare dell’amministrazione provinciale. Nel corso del ‘summit’ è stato fatto il punto della situazione.
Convocato dal presidente della provincia di Cremona, Roberto Mariani, l’incontro ha visto la partecipazione del comandante della polizia provinciale, Chiara Fusari, insieme a Paolo Trentarossi (coordinatore dei piani di controllo della specie cinghiale per la provincia), Mattia Gastaldi (dirigente del settore ambiente e territorio della provincia), Vincenzo Traldi (direttore del Dipartimento veterinario e sicurezza degli alimenti dell’Ats Val Padana, affiancato da Michele Vicari) e Lucio Andreoli (struttura agricoltura foreste e caccia UTR Val Padana, Regione Lombardia).
Insieme a loro, tra i banchi del Consiglio provinciale, per la Libera Associazione Agricoltori Cremonesi il presidente Cesare Soldi, il vicepresidente, Matteo Bernardi, il presidente della Sezione zootecnia di Federlombarda, Davide Berta; e ancora, il direttore della Libera Agricoltori, Renzo Ardigò con Gianni Azzini, e il presidente di Federcaccia Cremona, Marco Scaravonati.
Si è fatta dunque un’accurata analisi dell’attività svolta per il contenimento della Peste Suina Africana. Il presidente della provincia, Roberto Mariani ha evidenziato i risultati contenuti nel report della polizia provinciale sulle politiche di contenimento del cinghiale nel 2024, che ha visto coinvolti 1.495 operatori con 93 uscite, per un totale di 308 abbattimenti, di cui 199 in controllo e 107 in selezione; il 300% in più rispetto al 2023, che aveva fatto registrare 76 abbattimenti. «Non solo - ha comunicato il presidente della Provincia - ; sono ormai pronti i centri di sosta a Castelverde e Gussola, dove saranno consegnati e analizzati secondo le procedure sanitarie previste i cinghiali abbattuti».
Archiviati gli ottimi risultati del 2024, è apparso chiaro a tutti i presenti al tavolo che «il cammino per la tutela e la sicurezza degli allevamenti e di tutta la filiera economica - a monte e a valle - è ancora lungo; c’è dunque ancora molto da fare», ha precisato, nel suo intervento, il presidente della Libera Agricoltori Cesare Soldi; ricordando anche «quanto si sia dimostrato indispensabile il ruolo di coordinatore nazionale del commissario straordinario, Giovanni Filippini, per fare in modo che oggi ci si trovi in una posizione generale di contenimento e controllo del fenomeno».
Dello stesso avviso il presidente della Sezione zootecnia di Federlombarda Agricoltori, Davide Berta, che ha ringraziato la Provincia e la Regione per la sensibilità e la vicinanza agli allevatori. «Allevatori che - ha sottolineato - hanno dimostrato, con poche risorse a disposizione, di saper coordinare e coinvolgere il territorio in questo delicato e lungo processo». Da parte sua, Vincenzo Traldi (Ats) ha precisato la linea del futuro, spiegando che «si sta pensando di abbandonare la ricerca delle carcasse, per concentrare invece risorse e mezzi nell’attività di cattura e abbattimento».
Il presidente di Federcaccia, Marco Scaravonati ha aggiunto di «condividere il processo difficoltoso che ha portato alla creazione dei centri sosta, che colmano una criticità del territorio»; sottolineando che dai risultati esposti dal presidente della Provincia emerge con chiarezza quanto sia «indispensabile e fondamentale il coinvolgimento dei cacciatori nel controllo del territorio».
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