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CREMONA. LA PRESENTAZIONE

La lotta alla tossicodipendenza ai tempi del Covid

Il libro di Roberto Galletti racconta la gestione della comunità "La Zolla" durante la pandemia, trasformando la paura in responsabilità condivisa e occasione di crescita

Claudio Barcellari

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redazione@laprovinciacr.it

01 Marzo 2025 - 19:55

La lotta alla tossicodipendenza ai tempi del Covid

Andrea Virgilio, Roberto Galletti e Paolo Gualandris

CREMONA - Sapersi ‘ingegnare’ col covid fuori dalla porta, in una comunità per tossicodipendenti. Il racconto della difficile gestione di un centro di pronta accoglienza si trasforma in un libro: ‘Il patto educativo in situazione di crisi’, di Roberto Galletti, Coordinatore educativo presso la Comunità ‘La Zolla’, che si prende cura di persone che lottano per uscire dal tunnel della droga. Il volume, edito da NeP edizioni Srl, è stato presentato oggi pomeriggio presso la libreria Feltrinelli, con la partecipazione del sindaco Andrea Virgilio. A moderare l'incontro, Paolo Gualandris, direttore del Quotidiano La Provincia di Cremona e Crema.

«Questo lavoro è particolarmente importante – commenta il sindaco in apertura – uno spunto di riflessione per chi lavora nel sociale e per chi amministra. Il tema delle dipendenze è generalmente marginalizzato nella riflessione sul welfare. In realtà, è un denominatore comune: le sostanze psicotrope fanno parte della vita quotidiana di troppi cittadini, e costituiscono un elemento diffuso tra le varie generazioni. Questo ci impone un approccio alle categorie morali, mettendo sul tavolo il problema della riduzione del rischio e del danno».

pubblico

Il pubblico presente all'incontro

La tossicodipendenza è una piaga che, nel tempo, si è evoluta, divenendo sempre meno appariscente. «Anni fa – commenta Gualandris – la tossicodipendenza era immediatamente connessa alla criminalità, con rapine ed episodi di scippo. In questo modo, essa era molto più evidente, perché toccava qualche nervo scoperto della società. Galletti ci presenta una sorta di diario di bordo, con una mutazione genetica delle attività». Con il covid, alla lotta contro la droga subentra la paura: «Il libro rileva che i parametri organizzativi preesistenti sono saltati – prosegue Gualandris – perché la paura di restare contaminati è entrata dentro la comunità».

La lezione del virus, secondo Galletti: combattere contro un nemico comune in uno spazio chiuso impone maggiore responsabilità da parte di tutti, anche degli ospiti. Che, nel picco pandemico, nel massimo della sofferenza del personale volontario, sono diventati quasi co-gestori della comunità.

«Il Covid – spiega Galletti – ha generato una frattura all’interno della comunità ‘La Zolla’. Ci siamo trovati di punto in bianco con tre operatori e quasi trenta ospiti: un disastro, considerato che la comunità è operativa tutti i giorni h24. Tuttavia, abbiamo deciso di andare avanti: non era scontato».

Galletti ripercorre le pagine del libro, ricordando il momento di massima crisi: «Ci siamo guardati in faccia, e ci siamo detti: che si fa? La paura del virus, gli ostacoli di gestione… tutto era contro di noi. Abbiamo dovuto fare affidamento alla responsabilità degli ospiti, inducendoli ad una cura generalizzata di tutti».

Una svolta delicata: «L'educatore, in comunità, deve sì essere aperto al confronto – prosegue – ma è distinto dagli ospiti da compiti di direzione importanti, con responsabilità significative. L'operatore ha dovuto cedere alcune sue funzioni agli ospiti, che si sono lasciati volentieri incaricare con obblighi nuovi. Abbiamo ridotto i momenti collettivi, con più turni di cucina. L'organizzazione è cambiata».

L’effetto sul percorso dei tossicodipendenti è stato immediato: «Abbiamo osservato un’evoluzione in positivo del percorso terapeutico – argomenta Galletti – le persone che si erano rivolte a noi non erano più ‘gli accolti’, ma sono diventate punto di riferimento per gli altri. La cura per il vicino è il punto di partenza per costruire la cura del sé; e lavorare su se stessi è la strada che conduce fuori dal tunnel».

E aggiunge: «Rapportarsi e prendersi cura degli altri è tipico della comunità. Riscoprirsi attraverso gli occhi delle altre persone è parte del percorso. È molto importante vivere assieme, perché sai che i tuoi gesti hanno un riscontro su chi ti circonda. Dopo molti mesi di consumo, uso e abuso delle sostanze si perde la percezione di sé».

Nel libro si susseguono i ritratti di chi ce l’ha fatta. Rispetto al passato, spiega Galletti, gli enti locali si sono organizzati. «La Zolla – racconta – nasce da genitori che iniziavano a preoccuparsi dei propri figli. Nel tempo, si è trasformata in un centro diurno, per poi evolvere definitivamente in un centro di pronta accoglienza. Oggi abbiamo anche ‘La zolletta’, un modulo ristretto di persone più adulte che hanno già svolto buona parte del percorso, e puntano al reinserimento nel mondo del lavoro. C'è stata una risposta importante. In questo momento la tossicodipendenza arriva prima ai Serd e alle comunità. Abbiamo preso le misure: oggi, non vediamo più le stesse scene di prima».

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