L'ANALISI
28 Febbraio 2025 - 05:25
CREMONA - C’è Angelo Ghignatti, detto Mara, che gli consigliò di scegliere la canoa «perché, anche se non diventi bravo, puoi metterla sul tettuccio dell’auto e portarla dove vuoi». O Renato Poli, allenatore della Bissolati: «È stato lui che mi ha fatto volare, pagaiare». O Giampiero Galeazzi, ‘Bisteccone’, e le sue telecronache «anche quando non era in tv». O, ancora, Francesco Moser, «nella stessa palazzina» della Monaco insanguinata dai terroristi palestinesi. E con loro tanti altri personaggi, noti o meno noti. Ma è il nome di Antonio Rossi (tre ori, un argento, un bronzo alle Olimpiadi) che ricorre di più nelle pagine di ‘Io, Oreste Perri. Intervista di Gilberto Bazoli’ (Cremonabooks), il libro dedicato al campione cremonese (ed ex sindaco) che ha conquistato quattro ori e due bronzi mondiali e partecipato, nella duplice veste di atleta e commissario tecnico, a undici Giochi olimpici. Di Perri Rossi è stato il pupillo. Il fuoriclasse che gli è assomigliato di più, il suo erede.
Ricorda quando ha conosciuto Perri?
«Nel 1985, era venuto a Lecco, la mia città, per una serata, a parlare. E io ero andato ad ascoltarlo».
L’ha visto gareggiare?
«No, ma sapevo dei suoi successi. Mi sono informato in seguito su di lui come atleta».
Che allenatore era?
«Trasmetteva una grande grinta, aveva più voglia di vincere lui che noi stessi. È stato la nostra fortuna perché ha studiato molto e si è sempre migliorato aggiornandosi di continuo. Non si é mai fossilizzato sulle metodologie di allenamento».
In che senso?
«Ha inventato un modello di allenamento che è stato poi copiato in varie parti del mondo. La canoa italiana era avanti rispetto agli altri Paesi. Quando sono arrivato io, gli standard erano veramente alti. Parlo anche del ricorso ai video e a tecnologie moderne».
Un aspetto dietro le quinte del Perri ct?
«Era scaramantico».
Davvero?
«Non so... se le batterie andavano bene, ci diceva di fare lo stesso percorso o indossare gli stessi vestiti. Scherzava sempre con noi, riusciva a formare una bella squadra con gli altri componenti dello staff e non faceva pesare la tensione delle gare, della voglia di farcela».
Perri sostiene che l’allievo era più forte del maestro.
«Come altri atleti, lui era un talento. Io, invece, non mi consideravo tale, forse mi allenavo di più. Arrivavo alla sera che ero cotto, non andavo mai in giro».
Avete avuto contrasti?
«No, nemmeno discussioni. Mi conosceva e alla fine sapeva capire quando ero nervoso».
Siete diventati amici?
«Basti questo: l’ho scelto come mio testimone di nozze».
Com’era, com’è il Perri uomo?
«Una roccia di sani valori. Un uomo leale, onesto che ti dona tutto il suo cuore per aiutarti, una persona veramente generosa».
Lei è stato assessore allo Sport e alle Politiche per i giovani in Regione Lombardia nello stesso periodo in cui Perri era sindaco di Cremona. Ha avuto a che fare con lui anche sotto questa luce
«Ci siamo ritrovati in politica, anche quando Oreste è diventato presidente del Coni lombardo. Ho lavorato come lui mi aveva insegnato nello sport: fare squadra. Tra due non politici come noi è scattata subito un’intesa, eravamo uniti anche nello scendere a pochi compromessi».
Dopo aver superato un infarto nel 2021 a 52 anni di età, è stato il testimonial di una campagna per la prevenzione del rischio cardiovascolare.
«Quando me lo chiedono, partecipo sempre volentieri a queste iniziative. Dopo aver visto quelle immagini, alcuni miei amici si sono sottoposti a controlli che hanno accertato l’esistenza di occlusioni alle arterie».
Sta seguendo da vicino l’organizzazione delle Olimpiadi invernali di Milano Cortina.
«Mi sto impegnando molto. Faccio questo lavoro come quando andavo in canoa, con una passione che non sente la stanchezza, gli orari».
Tornando a Perri, continuerà la sua carriera come consulente del presidente della Federazione italiana di canoa e kayak
«Potrà dare il suo contributo prezioso anche in questo ruolo importante».
Ci sarà all’incontro di presentazione del libro?
«Mi spiace molto, ma ho un altro impegno».
Cosa avrebbe detto se fosse intervenuto?
«Che dietro a un buon 50 per cento dei miei successi c'è lui, Oreste. Gli avrei detto: grazie. Fatelo voi per me».
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