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Sciopero dei magistrati: «Siamo sotto attacco»

Protesta contro la riforma costituzionale che prevede la separazione delle carriere tra giudici e pm con conseguente sdoppiamento del Csm. Di Martino: «Ignobile», Romanelli a favore

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

27 Febbraio 2025 - 19:49

Sciopero dei magistrati: «Siamo sotto attacco»

CREMONA - «Ma quale scontro? In questo momento storico, la magistratura è sotto attacco. Noi siamo attaccati. È un brutto momento. In 40 anni, io non ho mai visto un attacco con la vendita di una narrazione veramente ignobile». ‘Ignobile’ è l’aggettivo utilizzato dal presidente del Tribunale, Anna di Martino, nel suo intervento di oggi, giorno dello sciopero indetto dall’Associazione nazionale magistrati contro la riforma costituzionale voluta dal governo e quasi alla metà del guado in Parlamento.

La posta in gioco è alta: la separazione delle carriere dei magistrati tra giudici e pm con conseguente sdoppiamento del Csm, a cui verrebbe sottratto il giudizio disciplinare affidato a un’ Alta corte esterna all’autogoverno. Per le toghe di tutte le correnti, salvo rare eccezioni, significa gettare le basi per condizionare, se non addirittura ridurre (e alla fine abolire) l’autonomia e l’indipendenza del pm e, quindi, di una parte dell’ordine giudiziario. Anche a Cremona, all’astensione aderisce la quasi totalità dei magistrati: giudici e pm. Coccarda tricolore sulla toga e Costituzione in mano, si accomodano nell’aula polifunzionale all’incontro organizzato dal giudice Elena Bolduri e dal pm Alessio Dinoi, presidente e segretario dell’Anm, sottosezione di Cremona. Si spiegano le ragioni del ‘no’ alla riforma.

Va «al sodo», il presidente di Martino: «Questa riforma dovrebbe portare ad un risultato pratico». Già la riforma Cartabia ha messo i paletti: il cambio di funzione è possibile una sola volta. «E allora, perché si insiste tanto sulla separazione delle carriere? I malpensanti, ed io sono tra costoro, ritengono che si voglia agganciare il pm all’Esecutivo. Loro dicono che nel testo di riforma non è scritto. Anche senza manomettere la Costituzione, si può fare con una legge ordinaria. Io non mi accontento delle rassicurazioni. Si vuole trasformare il pm nell’avvocato di polizia». Il procuratore, Silvio Bonfigli, ricorda che «in tutta Europa (non in Portogallo) il pm è sotto l’Esecutivo, quindi non è indipendente».

«Non esiste alcun dato statistico sull’appiattimento dei giudici ai pm», incalza il presidente. Due esempi. Il processo al sottosegretario alla Giustizia Delmastro: il giudice lo ha condannato, per il pm andava assolto. Il processo Open Arms: il ministro Salvini è stato assolto, per il pm andava condannato. Dice Bonfigli: «La terzietà dei giudici è già garantita dall’etica». E consegna un dato: «60% di sentenze assolutorie. Di che appiattimento stiamo parlando? La separazione delle carriere è un errore: verrebbe a rompere l’osmosi di cultura giuridica. Lo scambio di esperienze aiuta meglio ad interpretare il ruolo. I migliori pm che ho conosciuto, hanno fatto il giudicante. Anna (il presidente, ndr) ne è un esempio. Imparziali noi lo siamo per legge. Se ho le prove a discarico, io devo chiedere l’assoluzione. Di che cosa stiamo parlando? Se il pm esce dall’ordinamento giudiziario... 2mila samurai senza padrone, cosa che mi spaventa moltissimo».

Il presidente parla del «clima che si è creato: pessimo e pericoloso. Le differenze ideologiche non c’entrano. La mia professione si vede in udienza e da come scrivo la sentenza. E anche questo viene messo in dubbio». Parla di «caccia alle streghe: ‘Quello lì è rosso’, addirittura si va a vedere chi frequenta. Il clima al momento è questo e, allora, ‘ben venga bastonarli con la separazione delle carriere’». Un tribunale ‘giovane’, quello di Cremona. Alta la partecipazione dei giudici, anche del civile. «Vuol dire che la misura è colma, il pericolo è grave».

TARAMELLI: «IL POTERE POLITICO SI PULISCE LE SCARPE CON LA MAGISTRATURA»

È la prima volta che aderisce «convintamente» ad uno sciopero. Spiega il motivo, Guido Taramelli, presidente della sezione penale. «Non è la prima volta che siamo sotto attacco, perché poi, ogni tanto, il potere politico se le pulisce le scarpe con la magistratura. Ricordiamo che, forse, siamo l’unica categoria, a cui altra maggioranza e altro Governo ha tolto un terzo secco delle ferie e abbiamo accettato supinamente la decisione». Però, «un conto sono le ferie, un conto è quello che si vuole introdurre con questa Riforma». Per Taramelli, una carriera sempre da giudice, «non è solo la separazione delle carriere».

Quello che «personalmente mi preoccupa, è che con questa riforma si vuole introdurre un condizionamento della libertà di giudizio dei giudici, perché quando parlano di Alta Corte disciplinare, la composizione di questa Alta Corte disciplinare a chi sarà affidata? Come? Quale componente sarà? Una componente politica?». E ancora: «Quando un giudice prende una decisione, scontenta sempre qualcuno. Nel civile c’è una parte che perde. Nel penale c’è un imputato che condanniamo. Condanniamo nel 40% delle volte che viene esercitata l’azione penale. E questo è bene ricordarlo soprattutto a chi ritiene che poiché il pm fa parte della stessa categoria del giudice, allora ciò rende il giudice parziale».

Taramelli sottolinea: «Sappiamo benissimo che noi abbiamo un obbligo di trasparenza che è dato dalla nostra motivazione (della sentenza, ndr) e dal nostro comportamento, a prescindere dal fatto che io possa essere amico dell’avvocato piuttosto che del pm. Ma quando io sono esposto a una denuncia che poi va a finire ad un organo che non è imparziale, ma è politico, mi si condiziona, perché, chiaramente, prima o poi mi capita il potente di turno che può avere un aggancio politico. Credo che questo sia, tra le tante cose che non servono alla giustizia, un gravissimo pericolo non tanto per la giustizia, ma anche per la politica. Ed è per questo che, per la prima volta, aderisco ad uno sciopero convintamente».

ROMANELLI: «CONVINTO CHE LA SEPARAZIONE SIA NECESSARIA»

«È un argomento molto caldo e sappiamo che, molto spesso, viene vissuto da tutti i lati (Avvocatura, magistratura e politica) a volte anche con qualche spinta polemica di troppo. Qui non c’è stata e questo è molto positivo». Così Alessio Romanelli, presidente dell’Ordine degli Avvocati a favore della riforma. Invitato a intervenire, afferma: «Le motivazioni elegantemente esposte, a tratti suggestive, non mi hanno convinto. Sono convinto che la separazione delle carriere sia necessaria e indispensabile per dare attuazione all’articolo 111 della Costituzione sul giusto processo, per rafforzare e rendere sempre più effettiva la terzietà e l’imparzialità del giudice. Sono convinto che non ci sia il rischio di assoggettare il pm all’azione dell’Esecutivo. Qui viene evocato un fantasma che non c’è. Come Ordine degli avvocati di Cremona, siamo disponibili al confronto sempre, comunque e con chiunque su questo tema».

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