L'ANALISI
25 Febbraio 2025 - 05:00
CREMONA - Dopo la domenica di allarmi e smentite, ieri sotto al ponte di Po sono spuntate le transenne, mentre sopra sono stati notati i posti di blocco. Le prime non sono legate al rischio di cedimenti ma servono per delimitare l’area in cui è in corso «la pulizia dei nodi e dei traversi», come aveva anticipato la presidente della Provincia di Piacenza Monica Patelli; i secondi servono invece per garantire il rispetto del divieto di transito dei mezzi sopra le 20 tonnellate. Inevitabilmente, però, entrambi gli scenari hanno nuovamente generato domande e perplessità fra gli automobilisti in transito. A frenare le preoccupazioni è l’Anas, che dall’aprile 2021 ha in gestione il viadotto: tramite l’ufficio stampa ha ribadito che «il ponte è oggetto di monitoraggio costante finalizzato a verificarne la transitabilità». Tradotto: se il ponte è aperto, significa che è sicuro.
Dall’ente statale (seppure in via informale e dunque senza comunicazioni scritte) viene precisato che «la sicurezza stradale è la priorità» e che «indipendentemente dall’importanza dei collegamenti in questione, se ci fossero rischi verrebbe disposta la chiusura della struttura». Viene anche sottolineato che neppure i Vigili del fuoco, a seguito del loro sopralluogo, hanno richiesto interruzioni del traffico. Quanto ai test, sono appunto trimestrali e annuali. E comprendono prove di carico come avvenuto tra l’altro poche settimane fa, quando era stato disposto il senso unico alternato. «A queste verifiche più approfondite — continuano dall’ufficio stampa del compartimento Anas Emilia Romagna — si aggiungono controlli visivi praticamente quotidiani da parte dei nostri operatori».
Non la pensano evidentemente allo stesso modo gli ingegneri strutturisti Paolo Domenico Scolari e Guido Mori, che come già riferito hanno riscontrato «gravi e diffusi ammaloramenti delle estremità» tali da concludere «che la struttura non possa essere ritenuta sicura e quindi non sia adeguata al passaggio di qualsiasi tipo di mezzo». Abbiamo contattato l’ingegnere Mori, studio a Cremona, chiedendogli da cosa è partito il loro sopralluogo e la conseguente relazione sulle condizioni del ponte. «Semplicemente da amore per la professione ed etica professionale – ha risposto –. Non abbiamo ricevuto alcun incarico, né abbiamo contatti con le figure e gli enti coinvolti, è un’iniziativa personale. Ci siamo confrontati e alla fine ci siamo esposti perché abbiamo ritenuto giusto farlo».
Gli ingegneri si sono prima rivolti al comando dei Vigili del fuoco di Cremona, mostrando le immagini prova di distacchi e degrado, poi hanno preparato una relazione indirizzata proprio agli stessi Vigili del fuoco, ai colleghi di Piacenza e alle due Province. «Il rammarico — dice Mori — è che nonostante le conclusioni della nostra segnalazione, che ribadisco, nessun rappresentante degli enti pubblici ci ha contattati. Neppure i tecnici di Anas, magari per un confronto. Cosa che vorremmo fare».
Di sicuro il contenuto di quel dossier non ha lasciato indifferenti e probabilmente se ne parlerà anche domani alle 14.30 in Prefettura a Piacenza, dove il prefetto Paolo Ponta ha convocato un Cov: Comitato operativo viabilità. Al centro proprio le condizioni e il futuro del ponte. Ci saranno i rappresentanti dei due Comuni e delle due Province, oltre agli amministratori del Comune di Monticelli d’Ongina in quanto già coinvolto nel tavolo tecnico sui futuri lavori di manutenzione. Non dovrebbe invece essere stata convocata la ditta Paolo Beltrami Costruzioni, che ha vinto la gara d’appalto. Cosa uscirà dall’importante vertice? Come anticipato su queste colonne da Patelli, l’ipotesi di una ulteriore ‘stretta’ sui tir è tutt’altro che remota.
Non a caso il vertice prefettizio sarà anticipato, alle 11 di domani, da una conferenza stampa della Polizia provinciale piacentina: saranno diffusi i dati 2024 sui transiti vietati al di sotto delle arcate del ponte, rilevati tramite le telecamere installate agli imbocchi. Ma domani potrebbe anche emergere l’esigenza di una ulteriore revisione del progetto di manutenzione al viadotto. Già la scorsa estate infatti la Provincia aveva parlato della necessità «di modifiche alla geometria dei rinforzi» e della «revisione di alcune scelte progettuali», che avevano determinato la richiesta di sospensione dei termini contrattuali. Del cantiere, intanto, si parla da ben sette anni.
Roberto Mariani, presidente della Provincia di Cremona, non si sbilancia: «Preferisco attendere l’incontro prefettizio in programma, dal quale presumo che arriveranno tutte le risposte tecniche relative al ponte che attendiamo. Non bisogna però fare allarmismi. Quello che di sicuro ribadirò è l’esigenza di concertare i vari provvedimenti per evitare di isolare territori. Ricordo infatti che c’è anche il ponte di San Daniele Po al centro di importanti lavori. Tra l’altro questa necessità di concertazione era già stata sottolineata da me e dai colleghi delle Province di Parma e Piacenza in un recente incontro. In ogni caso – conclude – la priorità è e dovrà essere sempre la sicurezza. Quindi qualsiasi provvedimento sarà ritenuto necessario dai tecnici degli enti competenti, sarà messo in atto».
Nel summit fra enti provinciale a cui fa riferimento Mariani, avvenuto nel dicembre scorso, era stato stretto una sorta di patto: «Cercare di evitare o comunque ridurre al minimo l’eventuale sovrapposizione dei cantieri, in particolare quando ci saranno i maggiori effetti per la circolazione stradale». I ritardi che hanno interessato i vari progetti, però, ostacolano questa intenzione. Non va inoltre dimenticato che quest’anno dovrebbero partire anche i lavori al ponte sul Po fra Monticelli d’Ongina e Castelnuovo Bocca d’Adda, oltre a quelli lungo la strada 588 a Villanova sull’Arda.
Oltre a disporre immediati controlli aggiuntivi della Polizia locale, il sindaco Silvia Granata sta appuntando sul taccuino le domande e osservazioni che porterà domani al tavolo in Prefettura. Lamenterà nuovamente i ritardi nelle comunicazioni da parte degli enti superiori; chiederà di sapere con precisione quali sono le problematiche del ponte; caldeggerà un piano strategico in caso di chiusura dell’autostrada A21; pretenderà tempi certi sulle prossime fasi e sul cantiere in primis; domanderà un report dettagliato sui controlli relativi ai mezzi pesanti.
Ma c’è un’altra richiesta importante che secondo Granata è a questo punto quasi inevitabile: «Ulteriori fondi per affrontare le eventuali criticità del progetto, anche considerando il fatto che il ponte è strategico. In caso di chiusura del tratto autostradale, infatti, tutto il traffico si riversa su Castelvetro e di conseguenza sul ponte». Insomma, se c’è da mettere mano al portafoglio per rendere più sicuro il viadotto, il sindaco castelvetrese pretende che venga fatto. In considerazione del fatto che la Padana Inferiore è un’arteria strategica di collegamento fra due province e due regioni.
Granata ribadisce nel frattempo che le uniche comunicazioni ufficiali che ha ricevuto, dalla Prefettura di Piacenza, riguardavano la necessità di intensificare i controlli sui mezzi pesanti affinché venisse rispettato il divieto di transito che è fra l’altro in vigore da anni. «Una volta saputo dell’esistenza di un dossier allarmante, ho chiesto e ottenuto rassicurazioni sia all’Anas che gestisce il ponte sia alla Provincia di Piacenza che ha progettato i prossimi interventi di manutenzione». Rassicurazioni che però Granata vorrà nuovamente domani.
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