L'ANALISI
24 Febbraio 2025 - 18:23
CREMONA - In tre sono stati rinviati a giudizio, un quarto sarà processato con il rito abbreviato, la posizione del quinto è stata, invece, stralciata, perché gli atti non sono stati tradotti nella sua madre lingua: l’indiano. È l’esito dell’udienza preliminare di oggi del procedimento a carico di cinque indiani accusati di tentato omicidio - aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi — di un connazionale, massacrato nel parcheggio del CremonaPo il 23 novembre del 2023, colpito con una spranga in ferro lunga 70 centimetri, con un martello di 30, e a mani nude. Un pestaggio condito di minacce di morte e di frasi di incitamento: «Adesso gli spacchiamo la testa. Gli spacchiamo le gambe e le braccia. Colpisci la testa. Ammazzalo!», «Questa volta ti abbiamo solo fatto a pezzi. La prossima volta ti ammazziamo». C’è mancato poco.
La vittima, all’epoca 25enne, era finita in ospedale con la frattura scomposta dell’ulna e un trauma cranico: 81 giorni di prognosi. Gli indiani sono difesi uno dall’avvocato Elena Guerreschi, un altro dall’avvocato Cesare Grazioli, due dall’avvocato Alessandro Vezzoni e il quinto , la cui posizione è stata stralciata) dall’avvocato Monica Fassera. Per i tre rinviati a giudizio, il processo è fissato al 9 settembre prossimo, per il connazionale ammesso oggi dal gup al rito abbreviato, il caso sarà discusso il 21 maggio.
Secondo la ricostruzione della Squadra mobile, quel giorno gli indiani tesero un’imboscata al connazionale arrivato in treno in città con due amici, per fare acquisti al centro commerciale. Gli aggressori spuntarono da una siepe, circondarono il 25enne, lo presero a sprangate e a martellate. E mentre lo colpivano con inaudita violenza, lo minacciarono. I suoi amici tentarono di ‘mediare’, chiedendo agli aggressori di lasciare stare il 25enne, ma vennero minacciati di ritorsioni. Intanto, la vittima tentò di scappare, ma venne colpito con una sprangata al braccio. Perse molto sangue.
I violenti fuggirono verso il Decathlon e fecero perdere le loro tracce. A quell’ora (verso le 14-15) nel parcheggio c’era una persona che vide la scena e che allertò il 112. In particolare, il teste raccontò di aver visto un gruppo che rincorreva un giovane con fare minaccioso. Uno di loro impugnava un martello e colpì alla testa la vittima. Durante la telefonata al 112, la persona perse di vista il gruppo di violenti corso in via Sesto. Ma un altro testimone riferì di aver visto quegli indiani allontanarsi su un’auto. Riuscì ad annotare il numero di targa. Nel parcheggio del CremonaPo arrivarono la Squadra volante e l’ambulanza.
Il possibile movente è negli screzi precedenti, risalenti a un anno prima, tra l’aggredito e uno dei suoi aggressori. All’epoca i due erano coinquilini e lavoravano nella stessa cooperativa. La vittima si era lamentata del connazionale «spesso ubriaco e molesto». Lo comunicò al loro datore di lavoro, il quale mandò via dall’abitazione l’indiano. I due litigarono e finì a spintoni. La Procura contesta l’aggravante della premeditazione «consistita nell’aver mantenuto fermo per mesi il proposito di recare danno alla persona offesa, peraltro pianificando l’azione punitiva nella forma di un agguato, dopo aver seguito i movimenti della vittima». E i futili motivi: «Si contesta una sproporzionata reazione a un diverbio avuto mesi prima con la persona offesa e terminato con reciproci spintoni».
Tre degli imputati finirono poi agli arresti domiciliari. Per il gip, le armi improprie utilizzate, le aree della vittima colpite (il capo) e la forza inferta con le armi «rappresentavano un complessivo quadro idoneo a supportare una volontà omicidiaria». Una «intensità dolosa» emersa, anche, dalle incitazioni durante l’aggressione, con indicazioni dirette ad ammazzare la persona offesa.
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