L'ANALISI
07 Marzo 2024 - 19:40
CREMONA - Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere i tre indiani di 22, 24 e 29 anni, ristretti agli arresti domiciliari con le ipotesi di accusa di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi, e minaccia aggravata ad un connazionale di 25 anni colpito con una spranga di ferro e con un martello nel parcheggio del CremonaPo, il pomeriggio del 23 novembre scorso. La vittima era finita in ospedale con la frattura scomposta dell’ulna e un trauma cranico: 81 giorni di prognosi. Altri due indiani sono indagati in stato di libertà.
L’avvocato Alessandro Vezzoni, difensore di uno dei tre indiani ai domiciliari e di uno dei due indagati, ha spiegato. «Il mio cliente per adesso si è avvalso della facoltà di non rispondere in quanto vanno esaminate le varie versioni dei fatti e non c’è una grande padronanza della lingua italiana. L’intenzione comunque, non appena ci sarà più chiarezza dei fatti, è quella di mettersi a disposizione della procura con la finalità di chiarire per un cliente un ruolo notevolmente marginale e che non configura i gravi reati contestati, per l’altro cliente la totale estraneità ai fatti».
Secondo la ricostruzione della squadra mobile che ha indagato e della procura, accolta dal gip, quel giorno gli indiani tesero un’imboscata al connazionale arrivato in treno in città con due amici, per fare acquisti al centro commerciale. Gli aggressori spuntarono da una siepe, circondarono il 25enne, lo presero a sprangate e a martellate. E mentre lo colpivano con inaudita violenza, lo minacciarono: «Adesso gli spacchiamo la testa. Gli spacchiamo le gambe e le braccia. Colpisci la testa! Ammazzalo!.
Ed ancora: «Questa volta ti abbiamo solo fatto a pezzi. La prossima volta ti ammazziamo!». Gli amici della vittima cercarono di «mediare», chiedendo agli aggressori di lasciare stare il 25enne, ma vennero minacciati di ritorsioni. Intanto, il giovane tentò di scappare, ma venne colpito con una sprangata al braccio. Perdeva molto sangue. I violenti fuggirono verso il Decathlon e fecero perdere le loro tracce. A quell’ora (verso le 14-15) nel parcheggio c’era una persona che vide la scena e che allertò il 112. In particolare, il teste raccontò di aver visto un gruppo che rincorreva un giovane con fare minaccioso. Uno di loro impugnava un martello e colpi alla testa la vittima.
Durante la telefonata al 112, la persona perse di vista il gruppo di violenti corso in via Sesto. Ma un altro testimone riferì di aver visto quegli indiani allontanasi su un’auto. Riuscì ad annotare il numero di targa. La macchina, come scopriranno gli investigatori, era intestata alla madre di uno dei violenti. Nel parcheggio arrivarono la squadra volante e l’ambulanza.
Il possibile movente è negli screzi precedenti, risalenti a un anno prima tra l’aggredito e uno dei suoi aggressori. All’epoca i due erano coinquilini e lavoravano nella stessa cooperativa. La vittima si era lamentata del connazionale «spesso ubriaco e molesto». Lo comunicò al loro datore di lavoro, il quale mandò via dall’abitazione l’indiano. I due litigarono e finì a spintoni.
La procura contesta l’aggravante della premeditazione «consistita nell’aver mantenuto fermo per mesi il proposito di recare danno alla persona offesa, peraltro pianificando l’azione punitiva nella forma di un agguato, dopo aver seguito i movimenti della vittima». E i futili motivi: «Si contesta una sproporzionata reazione a un diverbio avuto mesi prima con la persona offesa e terminato con reciproci spintoni».
Nell’ordinanza, il gip annota: «È da osservare come le armi improprie utilizzate, le aree della vittima colpite (il capo) e la forza inferta con le armi rappresentano un complessivo quadro idoneo a supportare una volontà omicidiaria». Ed ancora: «Tale intensità dolosa emerge anche dalle incitazioni durante l’aggressione, con indicazioni dirette ad ammazzare la persona offesa». Degli indiani messi ai domiciliari, il gip scrive: «Persone pericolose con rilevante e attuale concreto pericolo che gli stessi possano porre in essere altri fatti penalmente rilevanti nei confronti dell’odierna persona offesa e di altre (minacce verso i suoi amici, ndr) con rilevante pericolo per l’incolumità della persona».
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris