L'ANALISI
L'EVENTO
23 Febbraio 2025 - 13:15
Roberta Garibaldi e Paolo Gualandris
CREMONA - Fuggire dall’ordinario, tuffandosi in una caccia alle specialità enogastronomiche delle micro-realtà locali italiane. È il trend che spopola tra i nuovi turisti, che, secondo il ‘Rapporto sul turismo enogastronomico italiano’ presentato stamattina al Bontà dalla docente universitaria Roberta Garibaldi, conferma la crescita di un fenomeno che, ormai, ha acquisito una dimensione globale. I dati sono entusiasmanti, ma Italia e Lombardia, secondo Garibaldi, potrebbero fare di più.
La presentazione del report assume la forma di dialogo a due voci, con la moderazione di Paolo Gualandris, direttore del Quotidiano La Provincia di Cremona e Crema. «Stiamo parlando di un turismo che vale 40 miliardi di euro – introduce Gualandris – che è anche un turismo di sapore, di gusto, e dello star bene, segni distintivi della cultura italiana nel mondo. l'Italia deve essere valorizzata a seconda delle sue tradizioni locali, con input diversi a misura di area geografica».
I dati: «Gli italiani che si lanciano in esperienze di turismo gastronomico – spiega Garibaldi – sono passati dal 21% sul totale dei turisti del 2016 al 70% del 2024, e continuano a preferire l’Italia come meta rispetto all’estero. L’Italia è vista come patria del buon cibo e del buon bere anche dagli europei: il 15% dei turisti d’Oltralpe (circa 20 milioni di persone) inserisce quelle enogastronomiche tra le esperienze preferite».
Stiamo assistendo ad una crescita impressionante del settore: «L’impatto economico sulla Penisola è rilevante – prosegue Garibaldi – 1 euro investito sul turismo enogastronomico ne restituisce 6,9. Parliamo di 9,2 miliardi di impatto diretto sul PIL nazionale; osservando il fenomeno nel suo insieme, superiamo i 40 miliardi».
Una spia importante, che esige alcune riflessioni a livello di governance del sistema turistico. «Le nostre tradizioni si stanno perdendo – ammette Garibaldi – in un sistema che globalizza sempre di più il mondo del food and beverage. I giovani perdono di vista quelle stesse ricette della tradizione che attirano visitatori da tutto il mondo. Altri paesi investono molto di più nel settore. Se vogliamo restare competitivi, non resta che alzare l’asticella, perché le risorse ci sono».
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