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FdI, il ‘presidente-sarto’: «Ricuciamo lo strappo»

Il neo coordinatore Bonetti: «Ci sarà da lavorare anche per ricompattarci al nostro interno»

Dario Dolci

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redazione@laprovinciacr.it

23 Febbraio 2025 - 11:08

FdI, il ‘presidente-sarto’: «Ricuciamo lo strappo»

Alberto Bonetti (nel riquadro) e il pubblico che ha partecipato al congresso

CREMA - Che non fosse la prima scelta, lo si era capito. Del resto, lui stesso in apertura di congresso ha affermato di aver accettato la candidatura «per spirito di servizio». Ora, però, che gli strappi interni al partito sono parsi evidenti, deve necessariamente prendere in mano ago e filo e iniziare a ricucire. Alberto Bonetti, neo coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia, non nasconde le difficoltà, ma si dice fiducioso.

La sua elezione è sembrata quella di un candidato unico, ma non unitario e nella realtà è avvenuta con una sala decisamente vuota. Una partenza in salita?
«Sicuramente ci sarà da lavorare oltre che per gli obiettivi del partito in città, anche per ricompattarci al nostro interno. Sono comunque sereno e fiducioso, poiché sul mio nome ci sono stati solo attestati di stima, anche nelle dichiarazioni e nelle posizioni che paiono più ostili. Non ho mai visto in politica e ancor meno nei contesti cittadini fratture insanabili: non ci sono mai nemici, solo amici con pensieri differenti o avversari con posizioni opposte. La differenza di pensiero, tra persone intelligenti, arricchisce e non divide. La scarsa presenza al congresso (una trentina di persone su 397 iscritti, ndr) è fisiologicamente dovuta anche alla candidatura unica, ci sono sempre più spettatori agli scontri diretti con eliminazione, che alle partite con un risultato già scritto».

Vero, ma se ci fossero stati più di nove candidati consiglieri, la conta sarebbe stata necessaria. Qualcuno lo ha sottovalutato. Il suo nome è uscito all’ultimo momento, qualcuno ha suggerito che lei sia stato un rincalzo, dopo l’impossibilità di candidarsi per regolamento di Susanna Guerini Rocco e il no di Giulio Foglia.
«Mi era già stata chiesta una disponibilità un tal senso a dicembre da più parti, ma ero reduce da un intervento chirurgico e quindi ho declinato. Quando mi è stato chiesto nuovamente, avendo positivamente risolto i miei problemi precedenti, ho accettato. Ci sarà molto da lavorare, ma sono pronto a farlo con tutti coloro che vorranno dare una mano».

Voci interne parlano di accordi e spartizioni preventive.
«Sicuramente c’è stata una chiara e franca condivisione di intenti, percorsi e obiettivi. Cominciare senza sapere di avere gli stessi metodi e scopi di chi avrebbe collaborato con non sarebbe stata una scelta saggia».

L’assenza al congresso del senatore Renato Ancorotti e dei consiglieri comunali di FdI non è passata inosservata.
«Ancorotti mi aveva avvertito una settimana prima che non ci sarebbe stato. Non nascondo che la sua assenza e quella di tre dei nostri consiglieri mi sia dispiaciuta, ma non sarà una pregiudiziale per il futuro. Ho contattato subito il capogruppo Giovanni De Grazia e i tre consiglieri dopo aver depositato la candidatura. Ho detto che sarei stato lieto di tenere un posto per un loro rappresentante nel direttivo. Dopo qualche giorno, ci siamo incontrati e in una conversazione dai toni molto cordiali, mi è stato detto che restavano compatti e disapprovavano il metodo con cui si era arrivati alla mia elezione, ma non la persona. Sono certo che quando ci dovremo confrontare per discutere che posizioni prendere e soprattutto che soluzioni offrire ai problemi della nostra città, non si tireranno indietro e saranno collaborativi e propositivi».


De Grazia, coordinatore uscente, si è presentato al congresso quasi costretto dal suo ruolo: come sono i vostri rapporti?
«Con Giovanni ho collaborato nel circolo per circa sette anni, ha tutta la mia stima e nulla di quanto accaduto in queste settimane può incrinarla. I ruoli di grande responsabilità che svolge prevedono la nostra interazione ed è ciò che faremo. Il partito non è qualcosa che si possiede, ma che si rappresenta e quindi le decisioni non possono prescindere dall’obiettivo comune, che è il bene dello stesso. I cambi alla guida delle sezioni locali sono normali e non provocano cataclismi, ma semplici momenti di confronto: per noi era il primo, penso sia per questo che sia stato più turbolento».

Nel congresso degli assenti, hanno marcato visita pure i rappresentanti cittadini dei partiti alleati. Un’altra sorpresa?
«Li avevo sentiti nella settimana precedente, non ricevendo nessun segnale di contrarietà verso la mia nomina, anzi. Mi avevano avvisato della loro impossibilità a partecipare. Non ho percepito nessuno sgarbo nei miei confronti. Li incontrerò presto».

Tra chi c’era, ma è rimasta fuori dalla sala, Ilaria Chiodo, unico consigliere comunale rimasto della lista civica Borghetti sindaco. Si dice che, forte di tessere mai contate, sia stata una delle principali sostenitrici del suo nome. Rientro in vista in FdI?
«Ilaria è sicuramente uno dei volti nuovi più apprezzati della politica locale. Durante il tesseramento ha raccolto le adesioni di persone a lei vicine che si riconoscono nel nostro partito, come ciascuno di noi hai fatto. È persona intelligente e rispettosa dei ruoli, sa che non essendo iscritta non potrà avere un ruolo attivo e decisionale nella vita del Circolo, ma non l’ha mai chiesto. Cosa farà in futuro, dovete chiederlo a lei, ma certo non mi opporrei a un suo ritorno in FdI».

Tra le minoranze in consiglio comunale siede anche Simone Beretta, attualmente in Italia Viva. Prevede un flirt in vista del 2027 con i rappresentanti del partito di Renzi?
«Beretta non l’ho ancora sentito, forse una mia mancanza non chiamarlo. Provvederò con piacere. Al momento in consiglio siamo all’opposizione insieme, a livello nazionale la questione è un po’ diversa. Cominciamo a confrontarci su soluzioni ai problemi della città; cosa accadrà nel 2027 lo vedremo».

Ha effettuato la nomina dei cinque membri del direttivo di sua scelta?
«Lo farò in settimana, ma li ho già individuati ottenendo la loro disponibilità: due sono membri del direttivo uscente, uno è un iscritto di lungo corso e gli altri due sono nuovi iscritti. Ho cercato di mantenere un equilibrio nella composizione del nuovo organismo. Più che una rivoluzione è un rinnovamento».

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