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Cattedrale gremita per i cinque nuovi accoliti

I seminaristi di Rivolta, Pandino e Pizzighettone hanno ricevuto il ministero dal vescovo Napolioni

Gianpiero Goffi

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redazione@cremonaonline.it

17 Febbraio 2025 - 16:46

Cattedrale gremita per i cinque nuovi accoliti

CREMONA - Cinque nuovi accoliti per la Chiesa. Sono i seminaristi Gabriele Donati di Pandino, Alessandro Galluzzi di Pizzighettone, Massimo Serina di Rivolta d’Adda, Daniel Dossou e Fabrice Sowou del Togo. Hanno ricevuto il ministero dal vescovo Antonio Napolioni domenica pomeriggio in una Cattedrale gremita di fedeli — molti i giovani — durante una concelebrazione alla quale hanno preso parte sacerdoti da tutta la diocesi.

«Relazioni che esprimono la presenza del Signore», ha detto il vescovo che successivamente, nell’omelia, è partito dai due significati della parola «accolito» riportati da Wikipedia: «Colui che ha ricevuto il ministero dell’accolitato»; «Chi si mette al servizio di un potente». Due significati opposti che ha collegato al Vangelo «esigente» del giorno — le Beatitudini secondo Luca — commentando: beato chi è accolito in un modo, il primo; guai a chi lo è nel secondo.

Nel primo senso l’accolitato è sinonimo di discepolo, e dunque coinvolge non solo chi riceve il camice, il mandato di servire all’altare e la possibilità di distribuire l’eucarestia (oggi non è più prerogativa esclusiva di chi si prepara al sacerdozio, e vi sono ammesse anche donne laiche, ndr) ma tutti i cristiani che hanno scelto di «scommettere» la propria vita sull’esempio di Gesù. Il «Beati voi poveri», ha proseguito monsignor Napolioni, ricorda che Gesù per primo ha scelto la povertà. Una realtà che verifichiamo incontrando le persone più semplici, quelle che non dubitano dell’amore di Dio anche se stanno soffrendo.

«Voi cinque — ha detto rivolgendosi ai neo-accoliti — compite questo passo» dentro «la chiamata che state coltivando. E non vediamo l’ora di vedervi presbiteri, se il Signore vorrà, ma tutti siamo sacerdoti per il battesimo e nutriti dalla stessa eucarestia». Riferendosi ai «guai» presenti nel brano evangelico, il vescovo ha spiegato che non si tratta di una «minaccia» del Signore: esprimono piuttosto la sua tristezza per chi segue i potenti che «seducono con la ricchezza, l’arroganza e la violenza, pur di rifuggire dal limite», quel limite che è insito nel nostro essere insieme «mortali e immortali».

E che ci rende consapevoli che non serviranno lapidi od opere a ricordarci, «se non sono di carità, di benessere per gli ultimi: allora ben vengano risorse e capacità umane» impiegate «con umiltà e amore». «Beato dunque l’accolito che si stupisce sempre di quanto il Signore è vivo. Sia questa la certezza — così l’augurio rivolto ai cinque giovani — ogni volta che darete la comunione», perché «nonostante le nostre miserie il Signore continua ad abitare il nostro tempo e la Chiesa». «Guai invece all’accolito» che volesse sorpassare il Signore, «che non gli sta dietro, che cade nella dinamica del protagonismo e mette prima se stesso», ragionando «secondo gli uomini» come Pietro rimproverato da Gesù. Molti i fedeli che hanno ricevuto l’eucarestia distribuita per la prima volta dai nuovi accoliti, salutati da calorosi applausi al termine della celebrazione.

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