L'ANALISI
02 Gennaio 2024 - 08:03
CREMONA - Stroncato a 38 anni dalla malaria. La vita di Lorenzo Pagliari, 38enne, cremonese della Cava, specialista elettronico, da una ventina d’anni dipendente della Ocrim, è finita su un letto del reparto di Terapie intensive dell’ospedale Maggiore l’altro ieri pomeriggio. Ricoverato in condizioni gravissime da sabato, i medici hanno stilato il certificato di morte alle 18 di domenica. L’encefalogramma risultava piatto dalla mattinata.
A ricostruire gli ultimi giorni di vita del 38enne sono stati, ieri, i genitori, Cristina e Amos, che abitavano con Lorenzo. Sono disperati. È molto probabile che Pagliari abbia contratto la malaria in Camerun, dove si era recato di recente, per lavoro, con un paio di colleghi, uno dei quali, un 50enne, a sua volta colpito dalla malaria, si trova ricoverato nel reparto di Malattie infettive del Maggiore. Sulla vicenda sarebbero già scattate le procedure previste dall’Ats. Al momento i vertici dell’Asst non hanno diffuso alcuna notizia.
«Mio figlio è tornato il 13 dicembre dal Camerun e stava bene - spiega Cristina -. A Natale ha iniziato ad avere un po’ di tosse e qualche malessere, tanto che non ha pranzato con noi. Poi è arrivata anche la febbre e abbiamo deciso di fare il tampone Covid, che ha dato esito negativo. Lorenzo voleva festeggiare la fine dell’anno e si chiedeva se si sarebbe rimesso in sesto per tempo, invece l’ultimo giorno dell’anno è morto. Gli ho dato Tachipirina e Brufen, ma continuava a stare male, così, a Santo Stefano, abbiamo chiamato un medico, che ha parlato di influenza e affiancato alle medicine che già prendeva un antibiotico. Nessuno - prosegue Cristina - ha pensato di mettere in relazione quel malessere con il viaggio in Africa terminato il 13 dicembre. Nei giorni seguenti la febbre continuava e abbiamo contattato una guardia medica, che ha confermato quanto detto dal primo dottore».
«Ma Lorenzo continuava a peggiorare e, seppure sfebbrato, era disidratato. Poi si è aggiunta la dissenteria. Stava male. Sabato abbiamo deciso di chiamare il 112 ed è arrivata l’ambulanza. La situazione è precipitata. Ha avuto una crisi epilettica, non parlava più. Lo hanno caricato sull’ambulanza e durante il tragitto è entrato in uno stato di coma irreversibile. All’ospedale, nel reparto di Terapia intensiva, dopo una tac al cervello poco chiara, è arrivato un infettivologo, che ha iniziato a farci domande. Quando abbiamo detto che nostro figlio lavorava all’Ocrim, ha collegato il suo caso a quello del collega che si trovava ricoverato da alcuni giorni agli infettivi per malaria e che forse ha preso la malattia in forma più lieve. A quel punto - prosegue la mamma del 38enne - hanno fatto il test, che ha confermato: malaria, una forma particolarmente aggressiva. Sono state attivate tutte le procedure ma era troppo tardi. Alle 11,59 l’encefalogramma era piatto. È rimasto attaccato alle macchine fino alle 18, quando è stato dichiarato il decesso».
Cristina non si dà pace anche per il fatto che il figlio non le risulta si sia sottoposto a profilassi «anche se per il Camerun è decisamente consigliata». «Trovo sia una cosa assurda, inaccettabile che si muoia di malaria nel 2023. Ho perso un figlio meraviglioso, splendido, solare, sempre disponibile. Amava il suo lavoro, aveva girato tutto il mondo. Aveva tanti amici. Era una stella che illuminava gli altri».
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