L'ANALISI
10 Febbraio 2025 - 19:46
CREMONA - Il grido d’allarme dei medici di base, lanciato nei giorni scorsi su queste colonne dal segretario della Fimmg Cremona Federico Bontardelli, ora è rivolto agli amministratori locali: a loro viene chiesto di fare squadra e di discutere insieme della possibile riforma contrattuale che andrebbe a penalizzare ulteriormente i territori periferici. Spostare i medici di famiglia nelle Case di comunità, infatti, secondo loro potrebbe portare ad altri disagi per gli utenti. Ecco allora che proprio Bontardelli ha deciso di informare sindaci e presidente della Provincia.
In una lettera aperta agli amministratori viene spiegato che mentre ora il medico di famiglia lavora per il Servizio sanitario nazionale grazie ad un accordo chiamato ‘convenzione’, restando dunque un libero professionista con autonomia professionale e organizzativa, per il futuro è al vaglio l’ipotesi di trasformarlo in un dipendente del Ssn, facendolo lavorare proprio all’interno delle Case di comunità. «Noi medici della Federazione italiana medici di medicina generale riteniamo necessario avviare un confronto su questa prospettiva — scrive l’intero consiglio provinciale della Fimmg —, che potrebbe avere ricadute significative sulla qualità dell’assistenza sanitaria nei nostri territori. Siamo disponibili a incontri per discutere e condividere le nostre preoccupazioni e proposte».
Entrando nel merito, le principali criticità evidenziate riguarderebbero innanzitutto la scomparsa degli ambulatori locali: «Se la riforma andasse in porto, nei piccoli paesi un medico in pensione non verrebbe sostituito nello stesso ambulatorio, ma un nuovo medico assunto in una Casa di comunità coprirebbe il servizio in modalità turnistica. Questo comporterebbe una progressiva scomparsa degli studi distribuiti capillarmente sul territorio». Come già spiegato nei giorni scorsi, si perderebbe anche il rapporto di fiducia medico-paziente: «Sarebbe più difficile per i cittadini trovare sempre lo stesso medico».
Ci sarebbe anche il rischio di pensionamenti anticipati, cosa che andrebbe ad alimentare la già preoccupante carenza. A questo proposito la lettera ricorda che la Lombardia già soffre di «una forte carenza di medici di famiglia» e che «a fronte di oltre 500 posti disponibili per il Corso di formazione in Medicina Generale, meno di 200 medici hanno iniziato la frequenza». Da qui l’sos alle istituzioni, mediante un invito «al dialogo costruttivo per tutelare il diritto alla salute dei cittadini».
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