L'ANALISI
08 Febbraio 2025 - 18:37
Donata Bertoletti, don Pier Codazzi e Walter Nanni al tavolo dei relatori
CREMONA - Fornire un antidoto alla povertà recidiva, in tutte le sue forme. Stamattina Caritas cremonese, alla presenza dell’amministrazione e delle autorità della Provincia, ha presentato i dati del rapporto povertà 2025, dal titolo ‘fili d’erba nelle crepe’. Il testo è stato divulgato online nei giorni scorsi, per riflettere sulle prospettive del terzo settore e degli enti benefici sul territorio. Il meeting, svoltosi nel centro pastorale di via Sant’Antonio del Fuoco, ha visto la partecipazione della Caritas nazionale, con la voce autorevole di Walter Nanni (centro studi), che ha mostrato che il fenomeno della povertà osservata è in spaventoso aumento. Senza contare che la maggior parte dei casi di fragilità rimane sott’acqua.
Cremona, come ha spiegato Alessio Antonioli (responsabile del centro di ascolto Caritas Cremonese), è colpita da un crescente numero di individui sotto la soglia della povertà assoluta. I dati vengono dall’Osservatorio cremonese, che, come precisa Antonioli, «lavora in rete con gli altri enti del territorio. I nostri dati sono il frutto di lavoro e collaborazione con i centri d’ascolto di parrocchie diffuse su 5 zone pastorali. Segno che la sensibilità nei confronti del dato sta crescendo». E aggiunge: «L’ascolto dovrebbe essere al centro della vita delle nostre comunità, con relazioni che partono da un tessuto ecclesiale, fatto di oratori e attenzioni di varia natura, anche civili».
Uno sguardo sui dati mostra una diocesi sempre più in difficoltà: «Il 36% dei bisogni dello scorso anno si inquadrano nell’ambito dei problemi economici – illustra Antonioli – il 27% in quello dei problemi di lavoro. L’11% di chi chiede aiuto lo fa per problemi famigliari, il 9% per disabilità o salute, l’8% per problemi abitativi. Il 9%, infine, comprende tutti gli altri bisogni, tra cui le dipendenze, causate dalla droga come dal gioco». Antonioli passa poi a relativizzare i numeri: «Le percentuali riguardano ciò che riusciamo a intercettare, non i bisogni reali. La maggior parte delle fragilità rimangono senza dubbio sconosciute».
l contributo della Caritas rimane cospicuo, con 360 interventi economici: 80mila euro per bollette, 15.800 per farmaci e visite mediche, 21mila per altri contributi, a cui si aggiungono i 36.500 euro offerti per la borsa di sant’Omobono. I numeri confermano il trend nazionale, illustrato con cura da Nanni. I dati sono riassunti nel documento che Caritas ha divulgato sul suo sito web. «Siamo al 28esimo rapporto nazionale sulla povertà – spiega –, frutto di una rete di 3.124 centri di ascolto in Italia in 206 diocesi (su un totale di 217). Raccogliamo dati per raccontare le storie di difficoltà che ci vengono narrate da chi si rivolge a noi. È un dovere, in una società sempre più mediatica, digitale e comunicativa. Se un albero cade in Amazzonia e nessuno se ne accorge, quell'albero non è mai caduto».
Il report sulla povertà «riporta dati generali – aggiunge Nanni – ma soprattutto le nostre analisi. Segnalo che le istituzioni pubbliche non fanno un rapporto sulla povertà: è una lacuna sugli studi, e sarebbe importante che contribuissero. Parliamo pur sempre dei titolari dell’assistenza sociale». Secondo il documento, le situazioni di povertà economica costituirebbero il 78% delle richieste di aiuto, i problemi occupazionali il 45,9%, quelli abitativi il 22,7%, i problemi familiari il 13,2%; seguono, in percentuali inferiori, le persone che soffrono di problemi di salute (12,8%), legati all’immigrazione (10,9%), di istruzione (7,5%), di detenzione e giustizia (3,2%), handicap e disabilità (3,1%), dipendenze (3,1%).
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