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'Sbullonarsi’ è possibile, Cremona lo insegna

Essere vittima di bullismo non è una colpa. È fondamentale sensibilizzare ragazzi, famiglie, scuole e istituzioni sull’importanza di riconoscere, prevenire e contrastare questi malsani comportamenti. Un lavoro importante in questo senso viene portato avanti dalle Forze dell’ordine

Paolo Gualandris

Email:

pgualandris@laprovinciacr.it

09 Febbraio 2025 - 05:00

'Sbullonarsi’ è possibile, Cremona lo insegna

Essere vittima di bullismo non è una colpa, non è che siccome sei tu ad essere (o forse solo a sentirti) inadeguato per mille e uno motivi qualche ‘bravaccio’ è autorizzato a vessarti e umiliarti davanti a tutti sconvolgendoti la vita. È probabilmente la consapevolezza di questa semplice considerazione che può fare la differenza tra soccombere alla violenza prevaricatrice verbale e fisica del teppista di turno e la ribellione ad essa.

«Che sia sui social, in chat, a scuola o al parco, poco importa: gli atteggiamenti aggressivi o discriminatori non devono essere mai tollerati né taciuti».

Un imperativo categorico contenuto, mutatis mutandis, in più o meno tutte le guide anti bullismo. Più facile a dirsi che a farsi. Ci vuole coraggio a ribellarsi e - fondamentale - ci vogliono spalle ben coperte. In prima battuta dalla famiglia della vittima. Molto spesso, infatti, genitori distratti tendono a non vedere il disagio dei loro ragazzi alle prese con il bullo di turno, a sottovalutarne le ansie che lo sconvolgono. In alcuni casi fino a farlo arrivare al suicidio.

Non sono certamente stati genitori distratti quelli della ragazzina cremonese che dopo aver ascoltato delle vessazioni da lei subite e sopportate troppo a lungo in silenzio hanno deciso di schierarsi senza remore dalla sua parte e si sono fatti carico del problema. Nei giorni scorsi l’hanno accompagnata in Questura e insieme hanno sporto denuncia alla Divisione anti crimine. A carico di tre bulli minorenni responsabili delle vessazioni il questore ha disposto il provvedimento di ‘ammonimento’: un cartellino giallo che è allo stesso tempo un monito e l’avvio per loro di un di un percorso educativo, o meglio rieducativo. Tutto questo dovrebbe essere normale. Invece la denuncia ha fatto notizia. Perché?

Essenzialmente perché denunciare il bullismo è spesso un passo difficile. Le vittime provano paura, vergogna, hanno il timore di non essere credute, e questo può rendere ancora più complicato ribellarsi. Inoltre, in certi contesti, il bullismo è minimizzato quando non addirittura normalizzato, facendo sentire ancora più solo chi lo subisce. Tuttavia, rompere il silenzio è essenziale per fermare il ciclo della violenza. Parlare con una persona di fiducia, che sia un insegnante, un genitore o un amico, può fare la differenza. Anche le istituzioni scolastiche e le forze dell’ordine hanno strumenti per affrontare queste situazioni. Che possono avere per le vittime conseguenze devastanti.

In seguito a condotte dei bulli, molti smettono di frequentare le lezioni a scuola, di fare attività sportiva o addirittura vivono nel terrore di uscire di casa per paura di ritrovarsi davanti ai vessatori coetanei. Che sono un esercito, anche in Italia.

Venerdì è stata la Giornata nazionale contro il bullismo e cyberbullismo e sono stati resi noti studi e statistiche da pelle d’oca. Per tutti quella illustrata dalla senatrice Giusy Versace, membro della bicamerale Infanzia e Adolescenza, che ha organizzato un convegno per riflettere, approfondire e trovare nuove idee e spunti per arginare il fenomeno.

È emerso un quadro di adolescenti fragili, molto spesso soli con famiglie assenti e sempre più esposti ai rischi della comunicazione digitale, poiché unico modello di riferimento.

I dati sono allarmanti: il 65 per cento dei ragazzi intervistati (dai 14 anni in su) dichiara di aver subito violenza e di questi due su tre hanno subito bullismo, con l’aumento di conseguenze psicologiche come ansia, depressione, autolesionismo e addirittura il suicidio, che rappresenta ormai la seconda causa di morte nei giovani.

Inoltre, è emerso anche che si abbassa sempre di più l’età con cui i ragazzi hanno accesso a smartphone e devices di questo tipo. Dagli interventi è emerso come la prevenzione è importantissima, che la scuola riveste un ruolo fondamentale là dove manca la famiglia e lo sport rappresenta un’ancora di salvezza.

Analoga la fotografia scattata dall’indagine realizzata da Terre des Hommes che ha coinvolto oltre 2.700 ragazzi e ragazze sotto i 26 anni per raccontare il punto di vista dei più giovani sul tema della sicurezza in rete. Fino ai 26 anni il principale rischio viene individuato dal 58 per cento nel revenge porn, segue l’alienazione dalla vita reale (49), le molestie (47), mentre per un under 20 su due è il cyberbullismo. Ciò che chiedono sette ragazzi su dieci è una maggior regolamentazione del web. Ma poi cadono in contraddizione perché pur consapevoli della pericolosità, la maggioranza condivide con altri la password del telefono e dei social media.

Inoltre, spiegano Telefono Azzurro e Doxa, i deepfake sono una delle nuove frontiere del cyberbullismo: il 40 per cento dei giovani teme che tali contenuti possono distruggere le loro relazioni sociali e la loro reputazione. È fondamentale sensibilizzare ragazzi, famiglie, scuole e istituzioni sull’importanza di riconoscere, prevenire e contrastare questi malsani comportamenti.

Un lavoro importante in questo senso viene portato avanti dalle Forze dell’ordine. È made in CremonaInternet e i minori’, guida pratica indirizzata ai genitori focalizzata a chiarire i rischi connessi all’uso di internet e dei social curata dalla Sezione Operativa per la Sicurezza Cibernetica della Polizia di Stato di Cremona. È distribuita in formato digitale a tutti gli istituiti scolastici del territorio attraverso la consegna mirata nello spazio virtuale che gli istituti mettono a disposizione per le comunicazioni tra scuola e famiglia.

Il Comando provinciale dei Carabinieri sta invece promuovendo il ‘bullizzometro’, un innovativo test di autovalutazione pensato per aiutare i giovani a riconoscere segnali di violenza fisica e psicologica, sia nella vita reale che online. Sviluppato dal Raggruppamento investigazioni scientifiche dell’Arma, ha l’obiettivo di fornire uno strumento pratico e facilmente accessibile per identificare le situazioni di bullismo e cyberbullismo, favorendo un rapido intervento. E ancora: nelle scuole nascono sportelli d’ascolto finanziati dalla Regione. Molta attenzione, molti strumenti fondamentali perché sia davvero chiaro a tutti che essere vittima di bullismo non è una colpa.

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