L'ANALISI
08 Febbraio 2025 - 10:34
Foto IA
CREMONA - Se il comunicato della cooperativa bergamasca Progetto A, che giovedì aveva preso parola in merito alla controversa vicenda del bando Saap, doveva servire a calmare le acque che da giorni agitano il mare della cooperazione cremonese, i risultati sembrano essere di segno totalmente opposto. Le garanzie di continuità di cui ha parlato la cooperativa, insomma, non hanno placato gli animi degli operatori che, peraltro, sapevano dall’inizio di questo vincolo, sancito dal protocollo comunale degli appalti, a tentare la riassunzione.
A ribadire i dubbi sulla correttezza procedurale e a tenere alta l’attenzione nel campo della politica locale ha provveduto ieri l’intervento di Maria Vittoria Ceraso, vicepresidente della Commissione di Vigilanza: «Vanno approfondite le opportunità di alcune scelte e la tempistica delle stesse, che non sembrano coerenti con la finalità di tutelare l’esclusivo e supremo interesse dei minori e giovani adulti con disabilità». Andando alle origini del caso, Ceraso mette sotto la lente un altro documento, all’origine della convocazione della gara incriminata: «L’atto consensuale di risoluzione del contratto in essere tra l’Ati delle cooperative locali e il Comune, che avrebbe avuto come naturale scadenza il 31 agosto 2025».
Perché per un adeguamento salariale si è dovuta indire una gara a metà anno? «Proprio perché l’amministrazione collabora da anni con le cooperative locali e non solo sul Saap, non era consapevole del legame forte degli operatori con le stesse in termini di valori e progettualità così da poter prevedere che il servizio poteva non trovare la disponibilità degli stessi a cambiare datore di lavoro? Le cooperative avevano avanzato una proposta alternativa alla gara, come ad esempio, l’accreditamento?».
E oltre alle onde prodotte dai sassi della polemica politica, le increspature nell’acqua vengono anche dalla base di educatori e educatrici direttamente coinvolti che, nell’annunciare un presidio in piazza Stradivari indetto per martedì pomeriggio, lamentano di essere stati trasformati in «semplici pedine da sostituire secondo le necessità, in un mercato al ribasso dove conta di più il risparmio economico che il capitale umano e professionale che si è creato in anni di co-progettazione e collaborazione». Usano le parole d’ordine del sindaco, Andrea Virgilio per mettere in luce la delusione nei confronti di «un’amministrazione che credevano solidale».
Ma soprattutto gli educatori lamentano quello che viene presentato come un ricatto: «Progetto A e amministrazione garantiscono l’assunzione di tutti gli educatori ed educatrici, ma se questi ultimi non accettano? Ecco che il messaggio da far passare è chiaro: sono loro che abbandonano i bambini e le scuole».
Da parte sua il nuovo assegnatario tenta la riassunzione, ma le regole d’ingaggio – dicono gli operatori – non sono a impatto zero rispetto alla precedente gestione; la scelta non è solo legata al nome del datore di lavoro: «Molti degli educatori ed educatrici cremonesi lavorano anche su altri servizi in cui vi è la medesima preoccupazione di interruzione della continuità progettuale». Sia in termini organizzativi (la difficoltà a conciliare servizi di enti non coordinati come prima), sia in termini economici «per le conseguenze della frammentazione del lavoro e le difficoltà legate all’apertura di due contratti distinti».
«Ringraziamo la presidente della Commissione di vigilanza, Chiara Capelletti, per aver organizzato in tempi brevi la seduta della Commissione, garantendo un confronto necessario su una questione di grande rilevanza per famiglie, studenti con disabilità ed educatori. In attesa della convocazione della Commissione di garanzia per approfondire le modalità di affidamento del servizio di assistenza per l’autonomia personale (Saap), riteniamo opportuno evidenziare alcune criticità emerse a seguito delle dichiarazioni rilasciate dalla cooperativa aggiudicataria, Progetto A di Bergamo». Inizia con queste parole la nota diffusa ieri da Marco Olzi, capogruppo di Fratelli d’Italia, e Matteo Carotti, consigliere comunale dello stesso partito.
«Comprendiamo che le gare d’appalto siano strumenti necessari per garantire trasparenza, concorrenza e imparzialità - prosegue la nota - ma al tempo stesso non possiamo ignorare le preoccupazioni espresse dagli operatori del settore e dalle cooperative locali, che per anni hanno lavorato con professionalità sul territorio, contribuendo alla costruzione di un sistema educativo e assistenziale stabile e integrato. La continuità dei servizi per i ragazzi con disabilità e il mantenimento di condizioni di lavoro dignitose per gli educatori devono rimanere priorità assolute. Se da un lato la cooperativa aggiudicataria ha ribadito il rispetto della cosiddetta ‘clausola sociale’ e l’assunzione del personale attualmente impiegato, dall’altro emergono dubbi concreti sulla sostenibilità delle condizioni di lavoro e sulla reale tutela della continuità educativa. La possibilità per gli operatori di mantenere più rapporti di lavoro con diversi datori non è sempre praticabile, né economicamente sostenibile. Il rischio è che si scarichi sugli educatori la responsabilità di gestire orari incompatibili, con il risultato di un potenziale indebolimento del servizio stesso. Inoltre - proseguono i due esponenti di FdI - il passaggio di gestione solleva interrogativi sul futuro degli educatori una volta concluso l’appalto. Se tra due anni il servizio dovesse essere nuovamente assegnato a un altro soggetto, quale sarà la sorte di questi lavoratori? È legittimo chiedersi se il continuo cambiamento delle cooperative non possa comportare instabilità per chi opera quotidianamente con professionalità e dedizione. Un altro aspetto che merita attenzione è il rischio che la gara d’appalto, per quanto formalmente corretta, possa aver penalizzato un modello di lavoro basato sulla collaborazione tra più cooperative locali, che nel tempo avevano saputo costruire sinergie positive nell’interesse degli studenti e delle loro famiglie. Il timore, infatti, è che la gestione da parte di un operatore non radicato nel territorio possa compromettere quel patrimonio di conoscenze e relazioni costruito negli anni».
«Riteniamo che l’obiettivo principale debba restare la qualità del servizio offerto agli studenti con disabilità e alle loro famiglie, garantendo al contempo stabilità e tutele per i lavoratori. Per questo motivo continueremo a monitorare la situazione e a sollecitare un confronto trasparente, affinché tutte le parti coinvolte – istituzioni, operatori, famiglie e cooperative – possano essere ascoltate e trovare soluzioni che tengano conto delle reali esigenze del territorio».
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris