L'ANALISI
07 Febbraio 2025 - 08:29
CREMONA - Appuntamento da non perdere con la quinta edizione di ‘Top 500 Imprese’, il rapporto annuale realizzato da La Provincia di Cremona e Crema in collaborazione con l’Associazione Industriali di Cremona, l’importante contributo del Credito Padano e — nel ruolo ormai tradizionale e consolidato di ‘braccio operativo’ — il Cersi, Centro di ricerca per lo sviluppo imprenditoriale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, diretto dal professor Fabio Antoldi.
La pubblicazione sarà in edicola esattamente fra una settimana, dunque a partire da venerdì 14, per almeno un mese, in abbinata facoltativa al quotidiano La Provincia di Cremona e Crema, al costo aggiuntivo di 1 euro.
«Uno strumento prezioso e certamente strategico — evidenzia il direttore de La Provincia, Paolo Gualandris —. Quasi 150 pagine fitte di analisi e soprattutto di dati. Perché è proprio dai dati di fatto, dai numeri consolidati e dalla conoscenza dello stato dell’arte che bisogna partire per mettere a fuoco lo stato di salute delle nostre imprese, e capire come e con quali risorse il sistema locale affronta le grandi novità che abbiamo all’orizzonte».
‘Top 500 Imprese’ si ripropone dunque come un’accurata analisi dei bilanci delle principali società di capitali del territorio. Dentro un quadro generale (i dati di bilancio sono relativi all’esercizio 2023) inevitabilmente in chiaro scuro.
«Aumentano gli occupati ma frena l’export, un fattore che da solo vale il 40% del fatturato delle imprese industriali», rileva ancora il direttore Gualandris. E se è vero che la produzione industriale ‘tiene’, è però altrettanto vero che deve costantemente fronteggiare i costi dell’energia. E che se gli utili sono in calo, risultano però in crescita sia il patrimonio netto che gli investimenti. Con la ‘spinta al futuro’ che non deve mai mancare, soprattutto nei momenti segnati da qualche difficoltà; per farsi trovare attrezzati ed in una posizione favorevole quando ci sarà da agganciare — e magari guidare — il treno della ripresa.
Conoscere tutto questo è fondamentale, per gli addetti ai lavori e non solo: dagli imprenditori agli analisti economici, passando naturalmente e necessariamente per il mondo della politica.
Dunque ‘Top 500 Imprese’ è uno strumento prezioso e allo stesso tempo un ‘compagno di viaggio’ e di studi obbligato per chi vive con l’attenzione dell’osservatore professionale e il quotidiano impegno del protagonista le trasformazioni e le continue, ambiziose sfide che traghettano il territorio provinciale dal presente ad un futuro da costruire e vivere insieme.
Una trasformazione che quest’anno ha interessato direttamente anche lo stesso rapporto ‘Top 500 Imprese’.
«Infatti la pubblicazione diventa ‘grande’ — osserva Gualandris —. Nel senso che vive di vita propria e viene venduta in edicola non necessariamente assieme al giornale, ma in abbinata facoltativa». Prezzo poco più che simbolico (solamente un euro) per «una grande scommessa che grazie agli inserzionisti può essere alla portata di tutti».
Il tabellone delle 500 imprese più grandi per fatturato offre una rappresentazione fedele delle filiere economiche del territorio provinciale.
Partendo dai primi dieci posti si incontrano infatti quattro imprese metallurgiche — Acciaieria Arvedi, CCI Colata Continua Italiana (ex Carlo Colombo Spa), Arvedi Tubi Acciaio e Ilta Inox — e quattro del settore agroalimentare: Latteria Soresina, Casalasco Società Agricola, Oleificio Zucchi e Consorzio Agrario di Cremona. Completano la Top 10 una grande impresa chimica (Coim) e una della cosmesi (Intercos Europe). Si tratta di imprese davvero molto grandi: queste prime 10 ‘pesano’ insieme ben 7,5 miliardi di euro di ricavi, sul totale di 20,7 miliardi dell’intero campione (si tratta quindi del 36,2%).
Rispetto al 2022 escono dalla top 10 le tre grandi imprese energetiche (Enercom scende dall’8° al 13° posto, Simecom dal 9° al 17° posto, Keropetrol dal 10° all’11°) essenzialmente per il calo dei prezzi dell’energia, che ha ridimensionato i loro fatturati.
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