L'ANALISI
06 Febbraio 2025 - 21:33
CREMONA - Sono arrivati su un’Audi scura con i vetri oscurati. Erano in due: «Bassi, massicci, capelli corti, sicuramente dell’Est». Brutali, quei due, protagonisti di un pomeriggio di violenza culminato davanti al kebab in corso Matteotti, angolo via Pallavicino.
Gli schiaffoni e gli spintoni, poi «forse una chiave inglese 36 o un tubo di quelli che servono per svitare i bulloni». E ancora, «tre colpi alla vetrina», altri tre a un ventenne pakistano colpito e ferito al braccio, finito a terra e portato al Pronto soccorso in codice verde.
Gli aggressori sono fuggiti verso il centro città.
Sulla violenza esplosa intorno alle quattro del pomeriggio di oggi indagano i poliziotti della Volante. «Apparentemente — fanno sapere in Questura — una lite tra stranieri per futili motivi». Gli investigatori stanno ricostruendo la dinamica per risalire agli aggressori. Hanno raccolto anche testimonianze sul posto.
«Mi è venuta in mente una scena del film ‘Il Camorrista’, basato sulla figura del boss dei boss Raffaele Cutolo. È la scena dell’agguato all’Ippodromo con il coltello avvolto in un giornale».
La scena davanti al kebab l’ha bene in mente uno dei testimoni. Si tratta di un cremonese che quell’Audi scura se l’era già vista passare davanti alle 15.50 in via Platina. «Sono stato sorpassato da quell’Audi che ha imboccato via XX Settembre». Pestavano forte, manovra pericolosa. «Avevo il sole di fronte, ma sono riuscito a prendere la targa. Circa due minuti dopo, da via Pallavicino sono arrivato all’incrocio con corso Matteotti. Sulla mia sinistra ho visto un crocchio di persone, all’angolo dove c’è il kebab. E ho visto l’Audi arrivare. Era la stessa che avevo incrociato in via Platina».
Come in un film, il testimone racconta la scena. Primo frame. «Dall’Audi sono scesi due uomini, bassi, grossi, massicci. Testa rasata no, capelli corti sì. Dall’aspetto sembravano dei Balcani». Secondo frame. «Bagagliaio aperto. Quello alla guida ha preso a schiaffoni e spinto all’interno del kebab i cinque che erano fuori. L’altro ha tirato fuori dal bagagliaio non ho visto bene che cosa, forse una chiave a stella, un tubo per svitare i bulloni. Sicuramente non era una spranga zincata. Ha dato tre colpi alla vetrina». Terzo frame: «Uno di quelli dentro è uscito dal kebab e si è preso tre botte tra capo e collo, tre fendenti, ma è riuscito a pararli. Tramortito, è caduto a terra all’indietro».
«Rapidi e furtivi» i due aggressori sono saltati sull’auto e sono fuggiti «sgommando verso porta Venezia. «Sono passati con il rosso». Tutto finito? Macché. Ultimo frame. «Quei due sono ritornati ‘lemme lemme’, adagio adagio, davanti al kebab. Finestrini abbassati, si sono guardati attorno in modo trionfale e con aria di sfida si sono poi diretti verso il centro città». Il testimone, intanto, aveva già chiamato il 112 e consegnato il numero di targa dell’Audi. Sbrigate le sue faccende, «dopo una ventina di minuti sono ripassato». C’era già la squadra volante. «Io sono quello che ha chiamato il 112», ha detto ai poliziotti che hanno raccolto la sua testimonianza. Non è l’unica.
Targa dell’Audi annotata, telefonata al numero di emergenza 112. «Mi sono comportato da cittadino attivo e consapevole. Dovere civico, insomma».
«Il mio kebab non c’entra niente», ha precisato in serata il titolare. Quel che sa lui è che tutto sarebbe cominciato in via Poffacane, dove, dice, il 20enne avrebbe sorpreso quelli dell’Audi a rubargli «la bicicletta molto costosa. In mano avevano un flessibile». Il titolare dice che il giovane è poi corso a chiedere aiuto all’interno del suo Kebab. Dentro sarebbero entrati anche quei due, «ma li abbiamo fatti uscire». Ed è uscito anche il ventenne «colpito con un tubo di ferro». «Colpi alla vetrina? No. Noi abbiamo chiamato le forze dell’ordine. Sono andato in ospedale. Il ragazzo per fortuna sta bene».
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