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CREMONA. LA STORIA

Domiciliari violati cinque volte, la condanna allungata di altri due mesi

In pieno lockdown l’aggressione a un carabiniere, poi non rispetta la misura restrittiva

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

06 Febbraio 2025 - 21:15

Domiciliari violati cinque volte, la condanna allungata di altri due mesi

CREMONA - Dopo una scazzotta con un carabiniere nell’aprile del 2020, in pieno lockdown, fu mandato agli arresti domiciliari con il permesso di andare a lavorare dalle 9 alle 11 del mattino. Ma in quel periodo, un venditore di auto usate si fece beccare cinque volte fuori casa, fuori orario.

Già condannato per tre evasioni a 1 anno e 4 mesi, per le rimanenti due al commerciante recidivo oggi il giudice ha attaccato altri due mesi in continuazione con la prima condanna.

«Gli era appena nato un bambino», ha dato il là all’arringa l’avvocato Luigi Lupinacci, difensore dell’uomo che nei guai si infilò ad aprile di cinque anni fa mentre in auto si recava al lavoro con l’autocertificazione.
Pandemia, lockdown, strade deserte e posti di blocco. Il 10 aprile il commerciante incappò in un controllo dei carabinieri. Esibì il via libera per raggiungere i suoi capannoni. Non aveva la mascherina. Il carabiniere glielo fece notare. «Ce l’ho in macchina, è rotta: ha l’elastico rotto». Il venditore d’auto la prese in mano, la sventolò al carabiniere e scoppiò il parapiglia. Arresto per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni al militare, direttissima, patteggiamento a 1 anno di reclusione nell’udienza on-line per via del lockdown.

Il commerciante fu mandato agli arresti domiciliari. E poi fu beccato fuori casa cinque volte tra luglio e ottobre, in orari diversi, a volte la sera, a volte di giorno. Domiciliari revocati, carcere, Cà del Ferro, dove si è poi fatto quasi un annetto. Intanto la giustizia ha fatto il suo corso: è arrivata la condanna a 1 anno e 4 mesi per tre evasioni, sentenza irrevocabile.

L’avvocato Lupinacci ha inquadrato il contesto: «Il mio assistito era diventato papà da pochi mesi ed era l’unico che in casa portava reddito. Già si lavorava poco a causa del lockdown, in più lui vendeva auto usate. Se non le vendi, non guadagni». E così, se un cliente lo chiamava magari nel pomeriggio o verso sera, lui non stava a guardare l’orologio. E non si fermava nemmeno davanti ai paletti imposti dal giudice. C’era da vendere e portare a casa i soldi. Evasione.

Negli ultimi due casi, «ha ritardato il rientro di poco», ha detto oggi il difensore. La prima volta il ritardo è stato di 30 minuti (è rincasato alle 11.38), la seconda di 48 minuti (in casa è tornato alle 11.48).
«Un breve ritardo — ha sottolineato l’avvocato Lupinacci, che al giudice aveva prodotto alcune sentenze della Cassazione sull’argomento —. Se il ritardo è breve si può chiudere un occhio, nel senso che la Cassazione ha stabilito che si può concedere la tenuità del fatto». «Ma nel frattempo», lo ha stoppato il giudice che si era letto il casellario, era «arrivata sulla schiena» la condanna a 1 anno e 4 mesi per le evasioni precedenti. L’avvocato ha virato: dalla richiesta di «non punibilità per tenuità del fatto» all’applicazione di una pena in continuazione con la precedente condanna.

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