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CREMONA. IL CASO

Maltrattamenti. «No, conflitti»: assolto

Accusato dalla ex coniuge. Il difensore: «Procure intasate, non sempre è così»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

04 Febbraio 2025 - 21:16

Maltrattamenti. «No, conflitti»: assolto

Nel riquadro l'avvocato Botta

CREMONA - «Le Procure sono intasate, ma non tutti sono maltrattamenti.» L’avvocato Alfonso Botta oggi è volato da Salerno a Cremona per difendere - e far assolvere — dall’accusa di maltrattamenti sull’ex moglie, Marco (nome di fantasia, ndr), anni fa giù in Campania titolare, con la famiglia, di una società di abbigliamento all’ingrosso. Un uomo «nato ricco, benestante con tenore di vita elevatissimo», su al Nord ridotto quasi sul lastrico dalla moglie di 15 anni più giovane, straniera. Sua madre aveva «intuito», ma lui ha tirato dritto.

Per la giovane donna, Marco ha lasciato la prima moglie, si è risposato, ha fatto un figlio. Lei si è fatta intestare la casa e un’impresa aperta al Nord, poi «va tutto gambe all’aria». Con Marco che per un mese di fila si è ridotto a dormire in una roulotte. La denuncia, il processo. Oggi l’uomo si è rialzato, ha un lavoro, suo figlio dodicenne è con lui. Oggi l’assoluzione.

Storia di «conflittualità», di «rapporti tra coniugi deteriorati», di «litigi e atteggiamenti reciproci poco rispettosi», di lei che bolla il marito come «fallito», di «reciproche aggressioni in un arco temporale molto ristretto, da dicembre 2021 ad aprile 2022». La prova sui maltrattamenti non era stata raggiunta nemmeno per il pm, che aveva chiesto di assolvere l’imputato, ma di condannarlo a 8 mesi, con pena sospesa, per lesioni all’ex moglie durante una lite. Sono cadute anche le lesioni. La donna si era costituita parte civile.

«Una donna non si tocca neanche con un dito, mai! Le violenze non devono esistere nei confronti di nessuno: bambini, anziani, disabili, nessuno», premette l’avvocato Botta, che incornicia il suo intervento nella «legge numero 69 concepita come codice rosso rafforzato per le persone deboli, che non sono solo le donne», ma anche chi, come il legale, è vittima di stalking. Porta ai giudici il suo caso di avvocato perseguitato (lui e la sua famiglia) da un ex cliente che a maggio del 2024 è finito ai domiciliari. «Mi ha minacciato, mi ha incendiato scooter e auto. Giro con la scorta». Dal caso personale al generale: «Il 70 per cento dei procedimenti da ‘codice rosso’ si celebra quando già c’è stato il femminicidio o lesioni irreparabili. Questo è un fallimento per la legge. Se tu vuoi rafforzare, devi prevenire, innanzitutto culturalmente, vai nelle scuole». Sui maltrattamenti afferma che «la maggior parte non ha testi oculari. Tutto ruota attorno alle dichiarazioni delle persone offese», ma «non sempre le dichiarazioni sono riscontrate. Le Procure sono intasate. Non tutti sono maltrattamenti». Dal generale, al caso del suo assistito. «Qui non ci sono prove certe, ma dichiarazioni mai riscontrate».

Un dato: 15 febbraio del 2022. Marito e moglie non vanno d’accordo su uno sport che da tre anni il figlio pratica. Il ragazzino è un vero talento, il manager propone a mamma e papà un contratto. La moglie si ribella. Litigi e offese reciproche. «Il figlio ci teneva moltissimo a continuare ad allenarsi - dice l’avvocato —. Quando era con la madre, due volte è scappato di casa». È andato dai carabinieri. ‘Io voglio andare dal mio allenatore’. «I carabinieri chiamano la madre, ma lei non risponde, non si è neanche accorta che il figlio è scappato». Hanno chiamato il padre. Nella relazione, i carabinieri annoteranno: ‘Clima di conflittualità legato alle metodiche di allenamento’. «Conflittualità, non maltrattamenti».

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