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Islam e cristianesimo, Foti: «Dialogo difficile ma necessario»

Il ministro al convegno organizzato da FdI nel centro culturale Sant’Agostino: «Negli ultimi 20 anni la radicalizzazione»

Dario Dolci

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01 Febbraio 2025 - 19:43

Islam e cristianesimo, Foti: «Dialogo difficile ma necessario»

CREMA - Più che a un dialogo tra le due principali religioni, si è assistito a tanti monologhi. Perché più che sui punti di incontro, l’accento è stato messo sui motivi di divisione. Se l’obiettivo dichiarato alla vigilia dagli organizzatori era quello di lavorare e confrontarsi per una effettiva integrazione e interazione, per evitare i pericoli di estremismo e di radicalizzazione, di strada da fare ce n’è ancora parecchia. Che il tema sia comunque sentito e di stretta attualità lo ha confermato il tutto esaurito in sala Pietro da Cemmo del centro culturale Sant’Agostino.

E il tema dell’incontro pubblico, organizzato dal consigliere comunale di Fratelli d’Italia Giuseppe Torrisi con il coordinamento del circolo territoriale del partito, è stato ‘Islam e Cristianesimo, tra fondamentalismo e integralismo’. A dibatterlo sono intervenuti Tommaso Foti, ministro per gli Affari europei, le Politiche di coesione e il Pnrr, Nia Guaita, sociologa esperta di terrorismo di matrice islamica, Youssef Zahir, presidente dell’associazione ‘Dialogo culturale il futuro’, e Marco Baratto, esperto del dialogo interreligioso e di Islam in Italia.

Ha moderato l’incontro Paolo Gualandris, direttore del quotidiano La Provincia di Cremona e Crema, mentre hanno portato il loro saluto il senatore Renato Ancorotti e il coordinatore provinciale di FdI Marcello Ventura, consigliere regionale. E proprio Ancorotti ha affermato: «Cerchiamo delle soluzioni tra Cristianesimo e Islam, le due religioni più importanti al mondo, che convivono da millenni. Il problema è quello della conoscenza. Dobbiamo combattere le derive integraliste».

A introdurre l’argomento è stato Torrisi: «Vogliamo cercare i punti basilari in comune tra le due religioni. Il dialogo e la conoscenza combattono l’integralismo e la radicalizzazione e favoriscono l’integrazione. Crema è sempre stata una città accogliente, ma il rispetto delle regole è imprescindibile per una pacifica convivenza. La stragrande maggioranza degli stranieri rispetta le regole, ma c’è il rischio che la piccola minoranza che non lo fa crei discredito agli altri. Dobbiamo evitare che le comunità si isolino».

Il primo a portare il suo contributo è stato Baratto: «Lo Stato deve stipulare un’intesa con le varie sfaccettature dell’Islam e non pretendere un’unica rappresentanza. In Marocco c’è un istituto per la formazione degli Imam; un modello che sarebbe bene importare anche in Europa. Anche le donne hanno un ruolo di predicatrici. L’Islamofobia è una bandiera che fa comodo, è un brutto vizio della nostra politica di trovare qualcosa contro cui scagliarsi. Non conosciamo e non vogliamo studiare le culture diverse dalla nostra. L’Islam fa parte da sempre della cultura italiana, insieme al Cristianesimo nelle sue varie declinazioni e all’Ebraismo. Parliamo di prevenzione ma poi non autorizziamo i luoghi di culto e li confiniamo nelle cantine e nei garage; così la gente si sente respinta».

Del pericolo di derive estremiste ha parlato Guaita: «L’arruolamento dei terroristi islamici si fa ormai online. Non c’è più una leadership gerarchica, ma vari gruppi e tanti lupi solitari. Dobbiamo stare sempre molto attenti. In Italia non ci sono stati attentati perché la nostra intelligence è tra le migliori in Europa e ne ha sventati a decine. Ci deve essere un attento controllo delle persone che chiedono asilo in Italia. All’integrazione preferisco una pacifica convivenza tra popoli, religioni e culture diverse».

Guaita ha poi toccato il tema della discriminazione della donna nell’Islam, prima di cedere la parola a Zahir: «Ci sono pregiudizi sull’Islam di persone che non lo conoscono. Ci vuole rispetto se si vuole dialogare con i 2,8 milioni di musulmani che vivono in Italia e sono già cittadini italiani. I musulmani fanno parte di questo Paese, storicamente, culturalmente ed economicamente. L’Italia non riconosce l’Islam per una questione politica. La donna musulmana non è inferiore. Ci sono degli estremisti in tutte le religioni. Chiediamoci chi finanzia l’Isis? Chi compra il petrolio dall’Isis? Chi gli vende le armi?».

Secca la replica del ministro: «L’Islam non ha mai voluto fare accordi con lo Stato italiano perché ha una divisione al proprio interno; alcune associazione chiedono il riconoscimento ma altre no. Negli ultimi 20 anni c’è stata una radicalizzazione politica dell’Islam. Non tutti gli islamici sono terroristi, ma è vero che c’è una forma di terrorismo islamico che nessuno può negare». Alla fine, Baratto si è detto deluso perché è mancato il dialogo. Tuttavia, come ha chiosato Gualandris, «l’incontro è servito per dare spunti di riflessioni, interrogarsi e avere qualche elemento in più per darsi delle risposte».

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