L'ANALISI
29 Gennaio 2025 - 05:10
CREMA - Offerta ritirata: la Libera Associazione Artigiani non finanzierà il restauro dell’organo a canne della cattedrale, emblema della Crema organaria. Dopo un anno e mezzo di trattative è calato di colpo il gelo tra l’associazione di categoria presieduta da Marco Bressanelli e la Diocesi guidata dal vescovo Daniele Gianotti. Gli artigiani erano pronti a pagare con risorse proprie il ripristino del grande strumento musicale, che da una dozzina di anni giace smontato in un magazzino.
Unica condizione: il diritto a imprimere sull’intervento l’ideale sigillo del territorio. Perché della ristrutturazione si sarebbe occupato — secondo il piano già predisposto nei dettagli dalla Libera — il super team formato da Fratelli Denti, Giuseppe Scotti, Giovanni Tamburini, Pacifico Inzoli, Paolo Mariani e Casa Pedrini: praticamente gli Avengers dell’arte organaria provinciale.
Dopo 18 mesi di attesa vana, però, capitan Bressanelli ha deciso di ritirare la squadra: «Constatata l’assenza dei presupposti propedeutici... la Libera comunica la propria volontà di non intraprendere gli interventi», è la chiosa glaciale della lettera che Bressanelli ha inviato al vescovo Gianotti, al presidente del Capitolo don Ersilio Ogliari, al vicario generale don Attilio Premoli e al presidente del cda della cattedrale Marcello Palmieri. Un messaggio dai toni secchi, che lascia trasparire profonda delusione dopo i «molteplici incontri con professionisti organari e altri tecnici che hanno consentito di verificare la fattibilità e percorribilità di interventi di ricostruzione e restauro dell’organo», sottolinea Bressanelli, prima di ricordare che era già «stato redatto un progetto articolato con la creazione di un rendering dettagliato mediante l’oneroso coinvolgimento di un professionista che si è avvalso della collaborazione di uno studio professionale».
Il senso non potrebbe essere più chiaro: la Libera ci ha messo soldi, professionalità ed entusiasmo. Ma da palazzo vescovile non è arrivata alcuna risposta. Perché? Una spiegazione circostanziata arriva dal numero uno del consiglio di amministrazione, che imputa alla Soprintendenza la mancata intesa. «Con la Libera Artigiani — dichiara Palmieri — abbiamo più volte valutato le diverse soluzioni percorribili, sempre con l’avvertimento che l’ultima parola sarebbe stata quella della Soprintendenza».
E aggiunge: «Lo scorso settembre il soprintendente Gabriele Barucca, insieme ai suoi funzionari, ha incontrato congiuntamente a Crema non solo i rappresentanti della cattedrale e della Libera Artigiani, ma anche il vescovo, per dare un riscontro sulle proposte presentate a luglio. In quella sede, si è lavorato a un’ipotesi di lavoro che potesse rispondere alle esigenze di tutte le parti coinvolte, proposte che la Libera Artigiani si è riservata di valutare. Ne è seguito un ulteriore incontro... all’esito del quale la partita sembrava ancora aperta». Al contrario, la partita si è chiusa di schianto. «Al di là delle questioni che per il momento hanno arrestato l’opera — conclude Palmieri offrendo un ramoscello d’ulivo agli artigiani — esprimo gratitudine alla Libera per le intenzioni dimostrate, auspicando che, grazie a quest’associazione verso cui restiamo sempre disponibili per qualsiasi confronto possa giovare alla causa... il nostro duomo veda quanto prima allestito un organo ‘grande e bello, degno di una cattedrale’, come auspicato dallo stesso soprintendente prima ancora che da molti cremaschi».
Resta comunque la traccia bruciante della frustrazione degli artigiani. «Sogno di tornare ad ascoltare il suono maestoso dell’organo della cattedrale alla messa di Natale 2024» aveva dichiarato il presidente Bressanelli. Chissà che, al netto dei rimpalli tra piazza Duomo e via Di Vittorio, l’appuntamento sia solo rimandato.
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