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IL CASO

Grumello, voto conteso: la minoranza va al Consiglio di Stato

Elezioni comunali perse per una scheda: Gorini non si arrende

Luca Luigi Ugaglia

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27 Gennaio 2025 - 09:23

Grumello, voto conteso: la minoranza va al Consiglio di Stato

GRUMELLO CREMONESE - «Contro la sentenza del Tar di Brescia abbiamo proposto appello al Consiglio di Stato». Albino Gorini il 9 giugno dell’anno scorso ha perso per un soffio le elezioni comunali di Grumello, che con un solo voto di scarto (440 contro 439) hanno confermato al suo posto la sindaca uscente Marilena Visigalli. Un boccone amarissimo per l’ex sindacalista 76enne, che lo ha indotto a contestare il risultato delle urne presentando ricorso ai giudici amministrativi, ma i magistrati della sede bresciana del Tar l’11 dicembre dell’anno scorso gli hanno dato torto.

gorini

Gorini non ci sta e annuncia una nuova battaglia legale perché nel suo vocabolario la parola ‘resa’ non esiste. Il leader della lista ‘Amo Grumello e il suo territorio’ aveva chiesto ai magistrati amministrativi di annullare il verbale di proclamazione degli eletti alla carica di sindaco e di consigliere comunale, i verbali relativi alle operazioni elettorali delle tre sezioni e di ricontrollare, ricalcolare e rivalutare le 45 schede nulle e bianche. Dichiarata dal Tar ammissibile, la memoria del ricorso era stata anche arricchita da due schede che a detta di Gorini e dei suoi legali, benché «imprecise», indicavano la chiara volontà dell’elettore di preferire la sua lista a quella della sfidante Visigalli. I giudici, però, dopo aver esaminato gli atti e i verbali, motivando la sentenza che ha respinto il ricorso, hanno chiarito che a Gorini non potevano essere riconosciuti voti ulteriori rispetto a quelli attribuiti al momento dello scrutinio, mantenendo quindi invariato il risultato elettorale.

«Ho predisposto un manifesto – precisa in una nota – appeso nella bacheca del mio gruppo consiliare in piazza, una procedura originale di comunicazione con la cittadinanza. Ho voluto mostrare le due schede analizzate nel ricorso: nella prima c’è un voto alla mia lista con preferenza nello spazio riservato all’altra lista ma il nome indicato è un mio candidato consigliere. La regola dice che si annulla il voto di preferenza ma si ritiene valido il voto alla lista. Nella seconda scheda l’elettore non ha espresso voto di lista ma la sua volontà ci appare chiara dato che ha scritto due miei candidati consiglieri, sebbene uno dei due l’abbia messo nello spazio riservato all’altra lista. Ogni elettore-cittadino può giudicare le due schede».

Continua il sociologo-ruralista: «Il giudizio non è una ripetizione del processo ma un approfondimento sulle metodologie adottate nella prima istanza. Rispettiamo la funzione del sindaco ma nello stesso tempo ci sentiamo liberi di adire gli organi giurisdizionali per fare chiarezza su un’elezione che si è conclusa in modo singolare». L’udienza dei giudici romani è fissata il prossimo 8 maggio a Palazzo Spada, sede del massimo organo amministrativo.

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