L'ANALISI
24 Gennaio 2025 - 17:48
Il vescovo Antonio Napolioni e gli insegnanti intervenuti alla cena
CREMONA - Boom di presenze alla cena dedicata agli insegnanti, organizzata dal vescovo Antonio Napolioni, ieri sera. Più di 200 gli iscritti, che segnano temperature altissime sul termometro di gradimento. Un evento di carattere conviviale, pensato per celebrare l’amore per l’insegnamento, che ha richiamato i docenti delle scuole di Cremona senza distinzione di ordine e grado: gli invitati hanno condiviso la serata seduti a tavola con colleghi sconosciuti per confrontarsi sulla poesia di un mestiere unico nel suo genere.
La serata si è svolta all’insegna del buon vivere e della riflessione: 4 portate, preparate nelle cucine del Seminario, intervallate da spunti di riflessione da condividere (senza obbligo) tra i colleghi e commensali. Il menù: un tortino di patate e parmigiano come antipasto, risotto zucca e salsiccia, lonza farcita con spinaci al parmigiano e pomodori secchi, contorno di patate al forno, e, a chiudere, meringata.
Gli intermezzi: Alberto Ferrari, dirigente scolastico del Liceo Aselli, ha introdotto facendo il punto sulla vocazione del mestiere dell’insegnante, proponendo una riflessione sui motivi che hanno spinto ciascuno a scegliere di essere (e non ‘lavorare come’) docenti. «Vorrei anche io essere come il Robin Williams di ‘L’attimo fuggente’ – confessa – insegnando con passione e per passione. La strada dell’insegnamento era in qualche modo segnata, per me: un percorso di crescita che pensavo potesse essere mio. Ho scelto di restituire senza misura ciò che senza misura ho ricevuto». Alle 20.10, nell’attesa della prima portata, Davide Valesi, docente presso il Liceo Vida, ha scherzosamente richiamato alla memoria degli ospiti le ‘lamentele’ degli insegnanti, tra burocrazia e intoppi: «Non ci lamentiamo, forse, un po’ troppo?». Alle 20.40, appena prima della portata principale, il terzo intervento a cura della docente Giulia Ghizzoni, che ha proposto di condividere con i commensali un’esperienza significativa tra quelle vissute nel corso della carriera. Dulcis in fundo, Andrea Bergonzi, della scuola media Vida, ha lanciato un ‘ritorno al futuro’. «Che cosa salva la speranza?» è il quesito proposto, che ha incoraggiato i presenti a ricominciate, a partire dal giorno dopo, la missione formativa.
Ad introdurre la conviviale, Chiara Ghezzi, docente di Filosofia e Storia presso il Liceo Manin: ha spiegato il senso della serata, dando il benvenuto agli ospiti. «Grazie di avere accolto questo invito del vescovo – ha esordito – oggi vogliamo concederci una serata tra noi in una modalità che non sempre abbiamo l’occasione di sperimentare. Questa sera possiamo conoscere persone che vengono da esperienze scolastiche diverse, tra ordine, grado e tipologia. Si tratta, insomma, di ritrovarci insieme e di ri-raccontarci. Anche perché, come solo noi sappiamo, il nostro è uno dei mestieri più belli del mondo; forse il più bello».
Si tratta, certo, di affrontare un’emergenza educativa; ma le speranze ci sono, se c’è la volontà di trovare il buono. «È importante – prosegue Ghezzi – fare memoria di tutto il bello e il buono che c’è in questo mestiere. Lasciamoci guidare dagli spunti che verranno proposti nel corso della serata. Anche perché, si sa: dovunque due insegnanti di incontrino, potrebbero mettersi in due secondi a parlare di scuola. Gli amici che hanno preparato questa occasione conviviale ci aiuteranno a farlo, con la richiesta di rinunciare alla burocrazia e al problema delle relazioni». E aggiunge, scherzando: «È vero, sono molti gli aspetti migliorabili della nostra vita. Stasera, però, non facciamo nessuna riforma. Recuperiamo il tesoro della nostra esperienza, che è in grado di essere investito e trafficato in qualcosa che è ancora più bello».
«Da parte nostra – commenta il vescovo Napolioni – è stato un atto d’amore alla scuola e a chi ci lavora. Quello dell’insegnante è un lavoro troppo importante e delicato. L’attenzione della Chiesa va data a tutti coloro che lavorano all’interno della scuola, senza esclusione. L’iniziativa di oggi nasce anche per superare una sensazione di solitudine, che spesso attanaglia i docenti». Sull’estensione dell’invito a tutti i docenti di ogni ordine e grado, senza distinguo: «Anziché soffermarsi sulla singola competenza di ciascuno – risponde – è importante recuperare una passione educativa comune. C’è bisogno di un patto educativo che non scriviamo sulla carta, ma guida le generazioni a entrare nella vita. Il tema delle motivazioni e dello spirito è reale, perché essere insegnanti è una missione, anche per chi non è credente. Siamo soddisfatti, perché la cittadinanza ha risposto. Abbiamo 200 ospiti».
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