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MONTODINE. IL VIDEO

Il camion dei Cabini mangia il deserto: 15esimo alla Dakar

Il team del potente Iveco Powerstar, composto da Antonio, il figlio Carlo e il bergamasco Giulio Verzelletti, ha portato a termine il rally raid più famoso e più duro al mondo con 134 ore, 12 minuti e 35 secondi di guida

Dario Dolci

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18 Gennaio 2025 - 16:32

Cabini

MONTODINE - Si è conclusa dopo 134 ore, 12 minuti e 35 secondi di guida (soltanto nei tratti di speciale cronometrata) l’edizione 2025 della Dakar, la 47esima, per l’equipaggio composto da Antonio Cabini, dal figlio Carlo e dal bergamasco Giulio Verzelletti. E si è conclusa con un ottimo 15esimo posto nella classifica dei camion, su 44 partenti.

Il team a bordo del potente Iveco Powerstar, numero di gara 633, ha portato a termine il rally raid più famoso e più duro al mondo, che da qualche anno si corre in Arabia Saudita, dopo aver macinato tra pietraie, canyon e dune del deserto qualcosa come 7.700 chilometri, di cui 5.146 di prove speciali.

Particolarmente impegnative sono state le ultime tappe, nelle quali i concorrenti sono entrati nell’endurance estrema, la resistenza estrema sia mentale che fisica, prima di raggiungere il traguardo di Shubaytah. «Diciamo che è andata bene – commenta Antonio Cabini, veterano della Dakar, alla sua ventitreesima partecipazione – anche se il secondo giorno ci hanno inflitto 27 ore di penalizzazione solo per essere arrivati in ritardo a un controllo intermedio».

Il 68enne imprenditore montodinese racconta le peripezie e gli imprevisti incontrati: «Abbiamo avuto un insabbiamento nelle dune che ci ha fatto perdere quattro ore. Poi abbiamo rotto due volte la cinghia, mentre in una delle ultime tappe abbiamo avuto tre forature. Con sole due ruote di scorta, abbiamo dovuto metterci una pezza. Su certe dune altissime e molto tecniche ci sono stati attimi di paura di ribaltarci. Nonostante un po’ di mal di pancia, abbiamo compiuto tutto il percorso per intero».

Dopo la cerimonia di premiazione e la festa finale, oggi i Cabini hanno percorso 900 chilometri su strade asfaltate, per fortuna, da Shubaytah a Riyadh, mentre oggi ne aspettano loro altri 1.000 per raggiungere il porto di Jeddah. «Lì lasceremo il camion che dovrà essere imbarcato - conclude Cabini -, mentre noi torneremo in Italia martedì sera in aereo».

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