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Via i ponteggi dalla chiesa della Pietà

San Bernardino, a buon punto l’intervento sulla struttura del Seicento chiusa da decenni

Stefano Sagrestano

Email:

stefano.sagrestano@gmail.com

18 Gennaio 2025 - 05:05

Via i ponteggi dalla chiesa della Pietà

CREMA - La chiesina della Pietà, tanto cara ai san bernardinesi, è libera dalle impalcature. Il piccolo edificio di culto di via Brescia, appena fuori dall’abitato in direzione Offanengo, da quasi un anno è oggetto di profondi restauri che sono avviati alla conclusione. Le barriere che lo avvolgevano sono state rimosse e, non appena la stagione lo consentirà, tecnici e operai torneranno sulla copertura per gli ultimi interventi di rifacimento. Poi si procederà a completare la tinteggiatura esterna. «Può darsi che servano ancora delle impalcature – commenta il parroco don Lorenzo Roncali –: direi che in primavera l’intero progetto di recupero dovrebbe essere completato».

Il tetto è stata una delle spese impreviste. Un costo in più pari a 40mila euro, emerso durante l’estate scorsa e che va a sommarsi all’impegno economico già assunto dall’unità pastorale San Giovanni Paolo II per la riqualificazione di tutto l’edificio, situato a cavallo della roggia Menasciutto, cosa che da sempre ha creato dei problemi di risalita di umidità. Per il recupero della chiesina due anni fa era nata un’associazione che ha poi seguito tutto l’iter progettuale, autorizzativo e i lavori stessi. La presiede Nadia Manclossi.

La onlus promuove iniziative per finanziare la ristrutturazione e per restituire l’edificio all’utilizzo. Gli affreschi interni furono realizzati nel ’700 dai fratelli Fabrizio e Bernardino Gallinari, collaboratori di Mauro Picenardi, il pittore cremasco più in voga all’epoca. Lui stesso dipinse su tela, per l’altare della chiesina, l’immagine della Madonna della Pietà che per motivi di sicurezza e conservazione si trova da tempo in parrocchiale.

I problemi di risalita di umidità sono atavici. Già nel 1658, infatti, la struttura manifestava segni di cedimento, tanto che un secolo dopo era pressoché in rovina. Il consiglio parrocchiale dell’epoca promosse un totale rifacimento. I lavori iniziarono nel marzo 1760 e furono portati a compimento in soli sei mesi. Col tempo, quello che viene tecnicamente definito un oratorio (inteso come un luogo di piccole dimensioni destinato alla preghiera) si è di nuovo degradato.

I lavori dell’ultimo anno hanno permesso di sistemare la struttura a livello di stabilità, poi gli interventi sulla pavimentazione e sugli ambienti a fianco alla sacrestia. Beneficenza a parte, l’opera di restauro ha impiegato fondi dell’8x1000. Il progetto di risanamento conservativo dell’edificio era stato approvato dalla Soprintendenza e dalla Commissione d’arte sacra diocesana.

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