L'ANALISI
13 Gennaio 2025 - 08:18
PIZZIGHETTONE - Dalla finestra di casa, che ha dovuto lasciare a causa dei roghi, vedeva il fuoco mischiarsi al tramonto. Fiamme abbastanza lontane da fargli inizialmente tirare un sospiro di sollievo, ma tanto vicine da non fargli dimenticare neppure per un istante «la distruzione che mi circonda e il dolore per chi ha perso tutto». Dalla California arriva anche la testimonianza del pizzighettonese Dario Grana, professore ordinario di geofisica all’Università del Wyoming.
«Non dimenticheremo mai l’ultimo sguardo che abbiamo dato alle foto sui muri, all’albero ancora addobbato, agli scalini all’ingresso... Prima di entrare in macchina con le valigie e guidare il più lontano possibile», racconta partendo proprio dall’evacuazione. «Non è stagione di incendi qui, ma la notizia del rogo nella zona di Pacific Palisades ha destato subito grande preoccupazione, a causa della prolungata siccità e dei forti venti previsti per le giornate successive – spiega –. A Los Angeles non piove in maniera significativa da otto mesi e così i cosiddetti venti di Sant’Anna diventano molto pericolosi. La combinazione di vento, calore e siccità trasforma la vegetazione arbustiva in un combustibile esplosivo che alimenta le fiamme». Negli ultimi anni, a causa dei cambiamenti climatici, la frequenza di questi incendi è aumentata parecchio e solo nel 2024 sono stati distrutti più di un milione di ettari di terreno e quasi duemila fra strutture ed abitazioni. «Fin da subito ci è stato chiaro che questa volta la situazione era più allarmante del solito – continua Grana –. Il vento era più forte del previsto, con raffiche oltre i 70 km/h. Il Dipartimento dei vigili del fuoco ha istituito una zona di evacuazione obbligatoria e nel frattempo due nuovi incendi sono divampati sulle colline di Altadena e nella valle di San Fernando».
Trovandosi a dieci chilometri dai roghi, inizialmente Grana si è sentito al sicuro. Fino a quando le fiamme hanno raggiunto Runyon Canyon: «Dopo pochi minuti potevamo già vedere, dal balcone di casa, la colonna di fumo sulle colline di fronte a noi, mentre la tv annunciava la zona di evacuazione obbligatoria, da Laurel Canyon all’autostrada 101. La nostra casa si trova sulle colline adiacenti, a circa 500 metri dal limite Est». Grana spiega che normalmente la probabilità che un incendio possa ‘saltare’ un’autostrada di 10 corsie è relativamente nulla, ma in quelle condizioni non era da escludere. Quell’alone rossastro davanti a casa, unito all’andirivieni di elicotteri che prelevavano acqua dal lago Hollywood, ha spinto il pizzighettonese a preparare le valigie: una con i vestiti, una con i documenti, una con foto e ricordi. Temeva di perdere tutto. «Dalla strada abbiamo visto la collina di fronte a noi in fiamme – racconta –. Non avevamo mai visto nulla di simile, sembrava una palla di fuoco nel buio della notte».
Ore di apprensione e paura, poi il sollievo nel tornare e rivedere la casa intatta: «A questa sensazione però si alterna lo sconforto per la devastazione nelle zone più colpite, per coloro che hanno perso tutto. Tra queste persone ci sono anche alcuni amici e conoscenti». Infine l’analisi di Grana: «La politica, come spesso inopportunamente succede, ha già trovato il modo di trasformare la discussione in uno scontro speculativo e poco costruttivo. Si può certamente discutere su alcune decisioni e si parlerà a lungo della poca pressione degli idranti e dell’interruzione della rete elettrica, ma la realtà è che si è trattato di un evento anomalo e difficilmente prevedibile, con condizioni di vento, temperatura, e umidità che non si erano mai verificate contemporaneamente. Si dovrà certamente analizzare la risposta all’emergenza, ed imparare dagli errori, ma in questo momento – conclude – sembra più opportuno elogiare l’incredibile sforzo di vigili del fuoco e forze dell'ordine, la generosa solidarietà della popolazione, e il contagioso desiderio di ricostruire».
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