L'ANALISI
13 Gennaio 2025 - 05:15
Nel riquadro Il dottor Mario Riccio
CASALMAGGIORE - La Procura ha chiesto al gip l’archiviazione per quattro medici dell’Oglio Po nell’indagine per omicidio colposo nata dalla querela del figlio di un 92enne, cardiopatico e affetto da amiloidosi avanzata. L’anziano fu ricoverato il 23 gennaio del 2023 al Pronto soccorso. Morì il 30 gennaio in un letto dell’Unità coronarica per «insufficienza cardiaca acuta, insorta su un quadro di scompenso cardiaco cronico avanzato secondario a cardiopatia infiltrativa da amiloidosi e sovrapposti disturbi del ritmo cardiaco (fibrillazione atriale)» in una persona anziana affetta anche da «iniziale decadimento cognitivo».
Secondo la ricostruzione effettuata dal pm, che si è avvalso della consulenza medico legale, durante la degenza, nella notte del 24 gennaio, l’anziano si strappò il catetere. Ciò gli provocò una fortissima emorragia. Gli venne somministrato il Midazolam, farmaco sedativo. Esaminato l’imponente carteggio, il consulente del pm ha concluso che la condotta tenuta dai medici è stata «conforme alle linee guida disponibili al momento e alle buone pratiche cliniche».
Ma il figlio del 92enne si è opposto — duramente — alla richiesta di archiviazione: l’udienza dal gip si terrà il 30 gennaio. Sotto il suo attacco è finito uno dei quattro indagati, in particolare: l’ex primario di Anestesia e Rianimazione Mario Riccio, il medico di Piergiorgio Welby e dirigente dell’associazione Luca Coscioni. Lo definisce «esperto internazionale in eutanasia», che godrebbe di una sorta di impunità grazie all’appoggio politico e della magistratura.
Nel suo atto d’accusa, il figlio (si è avvalso della consulenza di due medici liguri) parla di «pratica eutanasica», di «omicidio doloso aggravato dal sadismo». E di «eutanasia aggravata ai fini di lucro», arrivando addirittura a sostenere che all’Oglio Po ci sarebbe stata una sorta di «pratica eutanasica» per uccidere i pazienti anziani deboli al fine di un tornaconto economico sia per i primari (15/20mila euro) sia per l’ospedale: per ogni paziente percepirebbe dallo Stato 51.919 euro di rimborsi per la ventilazione assistita protratta per più di 96 ore dall’emorragia provocata dallo strappo del catetere. Il figlio ha inoltrato la denuncia alla premier Meloni, al ministro della Giustizia Nordio, ai Pg della Corte d’appello e della Cassazione. E a Paolo Ielo, il pm anticorruzione.
Per il figlio, Riccio sarebbe ‘il regista’, il ‘dottor Morte’ che nel suo reparto di Rianimazione «declassato a causa dei suoi comportamenti eutanasici», avrebbe predisposto «protocolli per gestire il fine vita di certi pazienti al fine di procedere alla loro uccisione» con ‘lo strappo del catetere’.
All’epoca dei fatti, Riccio era in congedo da ottobre 2022 a gennaio 2023; da ottobre 2022 non era più responsabile del reparto di Rianimazione, nel quale l’anziano non fu ricoverato. Ma, sostiene il figlio, lo stesso Riccio avrebbe ordinato al telefono ‘lo strappo del catetere’ al medico del Pronto soccorso indagato. Lo stesso, al quale, aggiunge il figlio, avrebbe insegnato «le pratiche eutanasiche» al corso di specializzazione di Anestesia e Rianimazione all’Università di Parma. Riccio fu professore a contratto dal 2004 al 2006. All’epoca, l’‘allievo’ aveva 8-10 anni. Il figlio sostiene ancora che il Midazolam sia stato somministrato al padre in una dose superiore a quella prevista dal protocollo per pazienti over 65, «a scopo omicida». E per avvalorare la sua tesi «dell’omicidio volontario», riporta un articolo, in cui si collega il farmaco all’esecuzione della pena capitale in Usa.
All’udienza del prossimo 30 gennaio, Riccio sarà davanti al gip con il suo avvocato Paolo Antonini.
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