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CREMA: IL LUTTO

L'ultimo saluto a Ferrante Benvenuti: «Uno nobile nel linguaggio e nel cuore»

Il funerale è stato celebrato nella chiesa parrocchiale di Ombriano, alle presenza di almeno 350 persone

Giovanni Ricci

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redazione@laprovinciacr.it

05 Gennaio 2025 - 15:30

L'ultimo saluto a Ferrante Benvenuti: «Uno nobile nel linguaggio e nel cuore»

CREMA - Ultimo saluto, stamattina, al conte Ferrante Benvenuti. Aveva 78 anni ed era stato un protagonista del panorama culturale cremasco, oltre che candidato sindaco nella seconda metà degli anni Novanta. Il funerale è stato celebrato nella chiesa parrocchiale di Ombriano, alla presenza di almeno 350 persone. E per permettere a tutti l’ingresso, è stata utilizzata anche una cappella laterale, con uno schermo, per consentire di seguire la funzione, presieduta dal parroco don Gabriele Frassi e concelebrata dal vicario don Stefano Savoia.

Alle esequie erano presenti tra gli altri Francesco Buzzella, presidente regionale degli industriali, il consigliere regionale Matteo Piloni, il presidente dell’area omogenea Gianni Rossoni, il già consigliere comunale di lungo corso Antonio Agazzi, mentre il sindaco Fabio Bergamaschi ha fatto visita alla camera ardente. Il feretro è giunto in chiesa alle 11.20. Nei primi banchi la moglie Bertrande, i figli Lodovico, Madina e Chiara con le famiglie, nipoti e pronipoti. Tanti gli amici e conoscenti.

«Oggi Ferrante lo accompagniamo verso il padre», ha introdotto il parroco la liturgia. La bara, secondo la regola del cerimoniale riservato ai membri di famiglie nobili, è stata posata in terra, sul pavimento della chiesa. «Un nobile di lignaggio, ma soprattutto nobile di cuore».

Nell’omelia, don Frassi ha sottolineato: «Nell’intricato e insieme affascinante mondo delle relazioni che costella l’esistenza di ciascuno di noi, vi sono passaggi di alcune persone che, fin dal primo istante, lasciano tracce indelebili e consistenti mentre attraversano la nostra vita. Rimangono dentro di te perché estremamente vere, significative, condividendo il loro essere non nella pretesa di imporsi, quanto piuttosto di essere recepite ed accolte per quello che in realtà sono». E ancora: «Il tesoro più grande di Ferrante è stata la famiglia».

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