L'ANALISI
CREMA: INTERVISTA AL SINDACO
05 Gennaio 2025 - 05:05
Uno scorcio degli ex Stalloni e il sindaco Fabio Bergamaschi
CREMA - Il giro di calendario corrisponde al giro di boa: dopo due anni mezzo al governo della città, il sindaco Fabio Bergamaschi stila un bilancio di metà mandato, soffermandosi sulle tematiche principali, tra desideri e obiettivi che l’azione amministrativa culla e ai quali lavora, ma anche su crucci e ostacoli che sta incontrando. Il 2025, assicura il primo cittadino, sarà «l’anno della Pierina e della revisione del Pgt». Ma anche — come anticipa al giornale ‘La Provincia’ — della ‘riconquista’ degli ex Stalloni.
Sei mesi dopo il rimpasto di giunta, c’è stato quel cambio di passo che aveva auspicato? La nuova figura del capo di Gabinetto che beneficio ha portato? E lo sdoppiamento dell’ufficio tecnico?
«Nel corso del 2024 ho voluto portare a compimento una significativa riforma della macchina comunale, con un contestuale riassetto della giunta. L’ho fatto per rispondere in modo migliore alle tante sfide che una città pone di fronte ad un sindaco, nella responsabilità e autonomia che mi è affidata dagli elettori. Credo che i primi risultati positivi del nuovo corso siano palpabili e lo saranno ancor più nell’anno che si è appena aperto, quando giungeranno a maturazione diverse questioni. Il capo di Gabinetto migliora la presa generale sulla macchina amministrativa ed è elemento che implementa l’efficacia dell’agire dell’ente, mentre lo sdoppiamento dell’ufficio tecnico consente che vi siano due motori che girano a velocità diverse, con una parte di pianificazione che segue i ritmi opportunamente riflessivi della programmazione ed una parte di progettazione e manutenzione delle opere pubbliche che si muove con rapidità nell’esecuzione. Un’unica area tecnica, oggi, a Crema sarebbe una forzatura di ritmi essenzialmente inconciliabili. Dopo sei mesi sono convinto di aver compiuto la scelta giusta, anche se non semplice. Ma se vuoi fare le cose semplici, non fai il sindaco».
Ponte di via Cadorna: i maligni dicono che rimanderete i lavori a dopo le prossime elezioni.
«Non la penso come Andreotti: i maligni parlano spesso a sproposito e altrettante volte non ‘ci azzeccano’. Stiamo lavorando all’ottenimento del parere positivo della Soprintendenza a una variante progettuale migliorativa, che possa contenere notevolmente i tempi di chiusura del ponte in fase di ristrutturazione. Questi e non quelli elettorali sono gli unici tempi che consideriamo, insieme alla più opportuna individuazione del periodo dell’anno in cui concentrare la chiusura del manufatto. Farlo prevalentemente in estate attenuerebbe di molto i disagi. Abbiamo già avuto aperture dalla Soprintendenza e attendiamo il semaforo verde definitivo per l’ultimazione del progetto e l’affidamento del cantiere. Il 2025, ragionevolmente, non vedrà materialmente attivare le ruspe. Daremo informazioni molto precise alla cittadinanza su questo intervento, passo dopo passo, quando ci saranno novità importanti, anche in relazione diretta con i residenti dei quartieri coinvolti. Me ne farò carico personalmente».
Il tema impianti sportivi presenta risvolti spinosi: a quando la riattivazione dell’ascensore della piscina (fermo da 4 anni) e la riapertura del bocciodromo (chiuso da più di 17 mesi)?
«La mancata riattivazione dell’ascensore della piscina mi rattrista per il fatto che, sebbene l’accessibilità dell’impianto alle persone con disabilità sia stato diversamente garantito da parte del gestore, lo stesso non ha compreso come questa vicenda abbia macchiato una gestione che sotto tanti, diversi profili, risulta essere molto positiva. Gli accessi al centro natatorio sono incrementati negli ultimi anni e se i numeri hanno un senso, significa che esiste una soddisfazione generale dell’utenza. Riferiscono che con i primi mesi dell’anno possano essere in grado di lavare questa macchia, essendo l’ascensore finalmente in consegna. Rispetto al bocciodromo, la vicenda è più complessa, ma proprio nelle ultime settimane abbiamo ricevuto dalla Federbocce una proposta progettuale per riprendere il cantiere. Pare che la Federazione abbia trovato le condizioni per procedere. In entrambi i casi confidiamo sia la volta buona. Certo, qualcuno potrebbe dire che si potrebbe essere più assertivi nei confronti dei gestori degli impianti, ma rispondo che bisogna sempre valutare caso per caso. Per esempio rispetto al velodromo, se fossimo stati altrettanto assertivi in determinati momenti del cantiere, ci saremmo impantanati nella burocrazia ed oggi l’impianto sarebbe ancora chiuso».
La composizione del nuovo Cda del San Domenico la soddisfa? Si mormora che qualche intromissione nella scelta del presidente le abbia lasciato un po’ di amarezza.
«Sono molto soddisfatto, anche per la più ampia convergenza che il presidente Guido Giordana, cui avevo chiesto una disponibilità, ha visto esprimere sulla sua figura da parte degli altri soci della Fondazione San Domenico. Sono certo che farà un ottimo lavoro, gestendo al meglio l’eredità importante del presidente Giuseppe Strada, suo predecessore. Giordana non è solo un affermato manager, ma un uomo che dà valore alle relazioni e questo è essenziale per rendere ancor più strategica e sinergica l’azione del teatro con quella del Comune di Crema, del territorio cremasco, delle scuole, delle realtà culturali cittadine. La sua non è stata l’unica disponibilità di alto profilo che avevo ottenuto per ricoprire questo incarico ed il fatto che diversi cremaschi di valore rispondano ‘presente’ alla chiamata del sindaco per il servizio alla comunità, come avvenuto ad esempio anche per la Fondazione Benefattori Cremaschi, è un segnale estremamente positivo. Sono grato ad ognuno di loro. I problemi di abbondanza sono esattamente quel tipo di problemi che ciascuna persona chiamata a compiere delle scelte desidera avere».
Avete deciso una riduzione della spesa sociale di 800mila euro: si spendeva troppo prima o dobbiamo attenderci un taglio ai servizi?
«Non è affatto così ed è bene fare chiarezza. Facciamo un passo indietro: la spesa sociale a Crema fluttua intorno al 35-36% della spesa corrente. Nel 2009 era il 27%. Dopo il Covid, in particolare, si è avuta un’esplosione: nel 2019 si spendevano 11,5 milioni, mentre nel 2023 se ne sono spesi 15,6 per arrivare a 17,3 nell’assestato 2024. È chiaro che un simile trend di crescita non può proseguire all’infinito. Non per scelta, ma perché non regge, anche a fronte del taglio di fondi comunali da parte dello Stato. Fino a quando ci saranno le condizioni per mantenere gli attuali livelli di spesa sociale, elevati in termini di quantità e qualità, questa amministrazione lo farà, con tutta la convinzione possibile, perché il benessere di una città non è reale se non è una dimensione ampia e inclusiva. Gli 800mila euro sono la differenza tra il valore dell’assestato del 2024 e quello del bilancio di previsione 2025. Ma sgombriamo il campo da un equivoco: questo non significa che l’assestato 2025 avrà questa diminuzione di fondi, perché è prassi che i capitoli di spesa vengano implementati con risorse che si liberano durante l’anno e così proveremo a fare anche quest’anno, come sempre, anche potendo contare su altre azioni di forte e reale razionalizzazione che abbiamo nel mentre attuato, creando sinergie con l’Ambito sociale del territorio cremasco all’interno del Piano di zona».
A che punto è la trattativa con la Regione per gli ex Stalloni?
«A un punto avanzato. Sono ottimista e non è l’‘ottimismo della volontà contro il pessimismo della ragione’ di gramsciana memoria. La ragione vuole, al contrario, che sia per il Comune di Crema che per Regione Lombardia lo scambio dell’ex tribunale e degli Stalloni avvenga, essendo beni in proprietà oggi difficilmente valorizzabili e che, al contrario, scambiandone la titolarità potrebbero fruttare. L’ex tribunale, dove già oggi è insediato il corso di laurea in infermieristica, come polo sanitario attiguo all’ospedale. Gli Stalloni, per Crema, con un ambito di enorme pregio, oggi sostanzialmente precluso al pubblico, da aprire alla città. E con una destinazione chiara che abbiamo in mente, a proposito di sociale: deve diventare il nuovo Polo del Welfare di Crema e del territorio, in cui l’eccellenza del Centro di riabilitazione equestre già insediata possa essere solo uno degli elementi di un ecosistema sociale ben più ampio, in cui più servizi di sostegno alle fragilità si integrino, rafforzandosi, a partire dal tema della residenzialità protetta. Spero che nei primi mesi del 2025 possano avverarsi le condizioni burocratiche per addivenire alla permuta, essendo una volontà politica trasversale già stata espressa in una pluralità di sedi. Anzi, chiederemo a Regione di essere partner di un progetto sfidante, di grande rilievo, insieme agli enti del terzo settore».
Capitolo sicurezza: il Patto con la Prefettura può considerarsi già operativo? C’è un messaggio che vuole lanciare alle forze dell’ordine e al corpo di polizia locale?
«Nei primi mesi del 2025, con l’aggiornato del regolamento di polizia urbana, sarà data piena attuazione alle previsioni del Patto, che in ogni caso risulta già attivo. Nel mentre si sta istituendo la cabina di regia in Prefettura. A Crema i dati confermano un’elevata qualità della vita, anche a motivo della bassa criminalità. Ma attenzione alle sottovalutazioni: siamo preservati dall’influenza negativa dell’hinterland metropolitano, ma non viviamo in una bolla paradisiaca. E proprio perché siamo abituati bene in fatto di sicurezza, noi cremaschi vogliamo difendere questa condizione. Il presidio del territorio in alcune aree sensibili non è mai abbastanza. La nostra polizia locale svolge i propri compiti con dedizione, anche perché rafforzata nel numero di agenti, ma lo sforzo delle forze dell’ordine deve essere corale. Il Prefetto ha bene in mente questo schema, c’è sintonia e lo ringrazio per la vicinanza al territorio. La firma del Patto lo attesta».
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