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Cappuccini, ultimo appello dei Sabbioni contro la chiusura del convento

Il comitato scrive una lettera al segretario generale dei frati. Ancora nessuna notizia sulla loro partenza, la portavoce Romani: «Potrebbe essere in agosto»

Dario Dolci

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03 Gennaio 2025 - 16:27

Cappuccini, ultimo appello dei Sabbioni contro la chiusura del convento

Romana Arpini, dietro la chiesa parrocchiale dei Sabbioni

CREMA - Ultimo tentativo. Il comitato sorto ai Sabbioni, contro la decisione di chiudere il convento dei frati Cappuccini, che nel quartiere esiste dal 1575, ha deciso di tornare alla carica. Per giocarsi l’ultima carta, per un estremo assalto. «È nostra ferma intenzione — afferma Romana Arpini — scrivere una lettera al segretario generale dei Cappuccini, per chiedergli che il convento rimanga aperto».

La portavoce del comitato non nasconde un rammarico: «Se avessimo votato per tenere il santuario della Madonna del Pilastrello sotto la parrocchia dei Sabbioni, come era sempre stato, anziché consegnarlo alla diocesi, oggi non sarebbe possibile chiudere il convento». Sulla data esatta della partenza dei frati non ci sono ancora notizie, ma Arpini avanza un’ipotesi che pare attendibile: «Solitamente, i movimenti dei Cappuccini avvengono nel mese di agosto. Quindi, se non cambierà nulla, sarà nell’agosto del prossimo anno».

Mentre i parrocchiani vivono nell’incertezza, ma non si rassegnano ancora a perdere i loro Cappuccini, è passato un anno da quando il ministro provinciale dei frati Angelo Borghino aveva annunciato, al consiglio pastorale dei Sabbioni, che il convento sarebbe stato chiuso entro il 2026. Ed è trascorso un anno da quando il vescovo Daniele Gianotti ha deciso che la parrocchia dei Sabbioni andrà a formare un’unità pastorale insieme a quella confinante di Ombriano. Da allora, però, poco o nulla si è mosso sulla strada che dovrà portare alla fusione delle due realtà, che insieme contano più di ottomila abitanti.

Nonostante non si tratti affatto di un lavoro semplice, per la complessità e la diversità delle due parrocchie, oltre che per la loro storia, fatta più di divisione che di unione, non si è andati finora più in là di qualche incontro tra i due consigli pastorali. Incontri più conoscitivo che altro e che non hanno portato a nessuna decisione concreta. Il comitato che si batte per tenere in vita il convento aveva chiesto al ministro provinciale Borghino che i religiosi col saio potessero rimanere nella via che porta il loro nome, almeno fino al 2029, sperando nel frattempo in qualche sviluppo positivo. La loro proposta, fino a oggi, non ha avuto risposta. Il 2026 sarà dunque l’anno previsto per l’addio ai frati.

Cosa accadrà dopo, nessuno lo sa con esattezza, se non che due parrocchie di queste dimensioni e con strutture importanti da gestire rimarranno in mano a due soli sacerdoti, quelli di Ombriano. «Dire che si arriverà all’unità pastorale — affermano i parrocchiani sabbionesi — non basta. Qualcuno ci dica come la si intende fare, chi se ne deve occupare e cosa accadrà dopo». Da tempo, i fedeli si pongono delle domande molto pratiche. Convento e strutture sportive sono di proprietà dei Cappuccini; chiesa e oratorio della diocesi. Chi gestirà i primi due quando i frati se ne andranno? E con quali finalità? Qualcuno azzarda a dire che il convento possa essere utilizzato dalla Caritas per alloggi temporanei, ma al momento non ci sono conferme.

Nell’incertezza, le voci corono incontrollate. E poi: rimarrà il gruppo Caritas dei Sabbioni o dovrà confluire nella San Vincenzo De Paoli di Ombriano? Entrambe si occupano di sostegno ai bisognosi, ma in maniera diversa. E ancora: chi gestirà le strutture e l’attività sportiva, il grest e il catechismo? Il numero delle messe celebrate sarà destinato a diminuire? E la corale e la confraternita del Santissimo Sacramento dei Sabbioni, che fine faranno? Come attuare e come gestire l’unità pastorale che la diocesi intende costituire dovrebbe essere compito dei due consigli pastorali, ma al momento nessuno ha dato loro un incarico in tal senso. Per ora, tutto prosegue come prima dell’annuncio della partenza dei frati. Intanto, il 2026 si avvicina.

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