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CITTADINANZA E PARTECIPAZIONE

«Ridisegnare i quartieri per comunità più forti»

Romagnoli lavora alla riduzione dei comitati: «Li vogliamo più rappresentativi e funzionali»

Francesco Gottardi

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fgottardi@cremonaonline.it

03 Gennaio 2025 - 05:15

«Ridisegnare i quartieri per comunità più forti»

La vicesindaca Francesca Romagnoli, dietro un momento delle votazio- ni durante la scorsa tornata elettorale

CREMONA - Tra i buoni propositi del 2025 per l’amministrazione cittadina si può annoverare l’ambizioso piano che punta a rimodellare i confini dei quartieri. Ad annunciarlo era stata, nei mesi scorsi, la vicesindaca, Francesca Romagnoli al termine del giro di ascolto con i rappresentati dei diversi Comitati di quartiere per rilanciare la partecipazione e rappresentanza dei cittadini. Una grande opera di pianificazione urbana, sociale e politica che risuona bene nelle parole scelte dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella nel suo discorso di fine anno: «Vi è bisogno di riorientare la convivenza, il modo di vivere insieme».


E proprio un percorso partecipato, fatto di tavoli di confronto e programmazione con residenti e associazioni attive nelle varie zone della città porterà a definire i nuovi confini dei quartieri. Quel che è certo è che l’obiettivo è ridurne il numero e aumentare l’estensione territoriale di ciascuno: «Oggi sono sedici e sono troppi». Al termine del mandato e di un percorso di ascolto con i residenti si dovrebbe arrivare a dimezzarli, portandoli a otto.

«Penso spesso al caso di Torino, organizzata in dieci quartieri per una popolazione di oltre 700mila abitanti. Qui, invece, alcune aree cittadine si sono trasformate negli ultimi decenni e spesso ci si ritrova con comitati formati da pochi consiglieri o addirittura senza alcun candidato per un ruolo che resta totalmente volontario». È il caso di Bagnara, dove nessuno si è presentato alle elezioni di quartiere per il mandato corrente o dei quartieri Castello e Novati-Flaminia, anch’essi privi di rappresentanza.

Residenti riuniti in un’assemblea convocata da uno dei Comitati di quartiere cittadini: il Comune ora pensa a una ridefinizione degli organismi di rappresentanza

«Vi sono aggregati come quello di via Flaminia ridotto negli anni e da confini tracciati a tavolino a un crocicchio di poche strade che comprensibilmente fa fatica a eleggere un Comitato. In altri casi, come a Porta Romana, i quartieri si presentano come sostanzialmente residenziali, privi di spazi di aggregazione, di un centro civico o di una parrocchia e, di conseguenza, con meno possibilità di trovarsi e confrontarsi tra cittadini». L’auspicio è invece che allargando le superfici dei singoli quartieri, e ampliando proporzionalmente il numero dei consiglieri, si possa garantire una maggior partecipazione a questi «presidi di cittadinanza attiva».

Un obiettivo da perseguire anche dando un nuovo slancio a organi spesso percepiti come poco operativi: «Certo, il ruolo dei comitati – continua Romagnoli– è quello di farsi portatori delle esigenze dei cittadini e segnalare le criticità ma non si ferma a questo: lo scopo di questi organi è di organizzarsi tra residenti per organizzare iniziative e lavorare in prima persona a progetti utili per il territorio. Dai momenti di socialità ai pomeriggi di cura degli spazi comuni, passando per mille altre idee che speriamo emergano, i cittadini possono fare tanto per far rivivere quel senso di comunità di cui sentiamo un grande bisogno». Uno spirito che ha animato le linee di mandato del sindaco Andrea Virgilio, che punta molto sul «costruire e animare un nuovo spirito di comunità e sensibilizzare i cittadini al senso della corresponsabilità».

A chiarire cosa si intenda in particolare per quest’ultimo concetto ricorrente nei discorsi degli amministratori è ancora Romagnoli, il cui mandato è, per esteso, ‘ai quartieri e alle reti di comunità’: «Corresponsabilità non significa delega o lavarsene le mani ma piuttosto rendersi conto che tra un’amministrazione e la cittadinanza deve esserci un impegno condiviso, la leva politica per intervenire laddove necessario e la disponibilità a impegnarsi da parte di tutti. L’esempio del decoro è emblematico: rifiuti e sporcizia che capita di vedere per le strade non sono certo imputabili agli addetti di Aprica, che pur passano per intervenire laddove necessario, ma testimoniano che ancora troppi cittadini adottano questi comportamenti incivili. Senza voler trovare capri espiatori o puntare il dito, le persone vanno sensibilizzate e una comunità attiva, fatta di persone che si conoscono, attive e vigili, è il modo migliore per costruire contesti educanti e non unicamente repressivi».

In questo senso l’assessore è al lavoro per l’attivazione delle case di comunità nei centri civici di quartiere dove residenti e associazioni possano condividere un tetto, incontrarsi e organizzarsi insieme. Parallelamente, Romagnoli vuole aprire, come primo passo verso questa rivisitazione ‘partecipata’ dei quartieri, tavoli di confronto come quelle attivato al Cambonino in ogni quartiere «per dare ascolto alle esigenze di tutti».

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