E' morto sabato mattina all'età di 89 anni dopo una brutta caduta in casa: “Era sempre perfetto, con il suo cappellino bianco, sorridente, gentile, rispettoso”
CREMONA - Sulla parete dietro le vetrine in centro sono affisse alcune fotografie. Una delle più grandi lo ritrae accanto al figlio Emanuele, oggi sessantaquattrenne, davanti a una cesta di pagnotte, sfilatini e simili. Alle loro spalle si intravede un forno. “Era sempre perfetto, con il suo cappellino bianco. Il fornaio di una volta, sorridente, gentile, rispettoso”, dice, scusandosi per le lacrime, Cristina, la nuora diErmanno Generali, il panificatore, conosciuto da tutti in città per la bontà del suo prodotto e del suo cuore, spentosi sabato mattina all'età di 89 anni.
“È caduto giovedì mentre era in casa, al Battaglione, riportando una frattura del femore. È stato subito trasportato in ambulanza all'ospedale, ma non è stato possibile operarlo a causa di un'emorragia interna. Ci è stato rubato in tre giorni”, racconta la donna. Con lei, discendente di una famiglia di panificatori, e il marito Emanuele i Generali sono alla terza generazione di un mestiere pesante, antico che è un po' anche una passione e forse anche un'arte. Una passione e un'arte che il padre, Ernesto, ha tramandato al figlio.
“Ha iniziato con lui nel 1960 con il negozio in via Egildo Soldi. Poi il trasferimento al Cambonino, in piazza Aldo Moro. I suoi anni più belli per lui e per Cremona, allora l'invasione dei supermercati era una cosa lontana”.
I ragazzini entravano da Ermanno e dalla moglie Gianna, che ha 85 anni, per rifornirsi di pizzette e focaccine prima di recarsi a scuola; il fine settimana i giovani si sfamavano al rientro dalle discoteche. “Quel luogo è diventato il fulcro della piazza”.
E una tappa obbligata dell'intero quartiere. “I frutti usciti dalle sue mani che preferiva erano la ciabattina lucida e la tartaruga soffiata. Lavorava sempre, a ciclo continuo, non si fermava mai”.
La sua era una giornatalunghissima. “Cominciava alle 11 di sera e continuava sino alle 12 del mattino dopo. Tornava a casa, passava del tempo nell'orto dietro l'abitazione, il suo hobby, e riprendeva poco dopo”.
Così sino al traguardo delle 80 primavere, quando ha smesso. “Ha avuto sempre al suo fianco la moglie, l'altro grande amore della sua vita. Si sedeva sulla poltrona in sala, la guardava e ripeteva: la mia Gianna. Un affetto a cinque stelle come non ce ne sono più”.
Cristina sta scoprendo in queste ore un aspetto del maestro fornaio che non conosceva, o non del tutto. “Ha fatto del bene a tanta gente. Oggi, ad esempio, mi ha chiamato un signore dicendo: non sa quanto mi ha aiutato Ermanno. Un suo ex collaboratore mi ha lasciato un vocale. Questo: è stato il titolare migliore che ho avuto, la sua simpatia alleggeriva il lavoro e lo trasformava in un divertimento”.
Enrico Bonseri, un suo collega, lo ricorda così: “Ci siamo conosciuti intorno al 1980. Per me è stato una persona squisita, appassionata della nostra professione e soprattutto leale. Ha creato qualcosa di molto bello”.