L'ANALISI
19 Dicembre 2024 - 05:25
CREMONA - In Lombardia, lunedì scorso le vaccinazioni antinfluenzali avevano già superato di 400 unità il totale registrato lo scorso anno al termine della campagna (fine febbraio). Il trend è in crescita, e registra un andamento analogo anche nel territorio di competenza dell’Azienda Socio Sanitaria Territoriale di Cremona; con effetti positivi sull’incidenza e la diffusione del virus, ed a ulteriore sostegno dell’appello a vaccinarsi che ogni anno viene rilanciato dagli operatori sanitari a tutti in livelli: in primo luogo per quanto riguarda le persone che si trovano in condizioni di fragilità o sono affette da determinate patologie, ma più in generale a vantaggio di tutti.
Lo spiega Antonella Lajolo, direttore della Struttura complessa vaccinazioni e sorveglianza malattie infettive dell’Asst. «Dal 1º ottobre al 16 dicembre, le nostre strutture - Centri vaccinali, Hub, Medicina del lavoro, Centro Dialisi e carcere, tenendo conto anche delle due giornate nelle quali siamo andati a vaccinare presso le università - hanno somministrato circa 5.500 dosi su un totale di 26.000; le altre 20.500 (ma il dato è sottostimato per questioni inerenti la tempistica di registrazione) hanno invece fatto capo a farmacie, Unità di offerta socio sanitaria, pediatri di libera scelta e medici di medicina generale».
E i risultati di questo sforzo appaiono già ora evidenti. «Dal confronto con le due campagne precedenti - in particolare - risulta un andamento positivo: in entrambi i casi, infatti, i ‘picchi’ della diffusione del contagio erano stati molto più alti, a differenza ovviamente di quanto era avvenuto nel periodo del Covid, quando l’utilizzo generalizzato delle mascherine aveva avuto un effetto ‘difensivo’ particolarmente accentuato. Possiamo quindi dire che quest’anno - per ora - l’andamento è buono».
Sulla carta, il periodo più difficile non è ancora arrivato. «Osservo però - prosegue Lajolo - che nelle due stagioni precedenti il picco era comunque anticipato, essendosi verificato in dicembre. Ora può ovviamente ancora svilupparsi, ma sarà tanto più basso quanto più alto sarà il numero delle persone che si vaccinano. Dunque potrebbe anche non esserci mai, dipende da noi. Per garantire un efficace livello generale di protezione, soprattutto a vantaggio delle persone più fragili, puntiamo a raggiungere il 75% degli over 65; ma la vaccinazione è fortemente consigliata a tutti».
Quanto alla vaccinazione anti-Covid, i numeri di questa campagna (riferita agli operatori Asst) sono a quota 2.600 dal 1° ottobre, mentre gli altri erogatori ne hanno fatte circa 1.200. L’andamento è stato stabile sino alla fine di novembre, poi si è verificata una lieve flessione rispetto allo scorso anno, sia in ambito regionale che a livello territoriale. I ricoveri hanno interessato per il 21% persone mai vaccinate, per il 79% persone vaccinate da più di 210 giorni, e nessuna che abbia fatto il richiamo stagionale. Novanta i nuovi casi al giorno in Lombardia.
Sulle infezioni polmonari fa invece il punto Monia Betti, direttore della Struttura complessa di Pneumologia dell’Asst. «Per quanto riguarda la stagionalità - chiarisce - in questo momento noi siamo ovviamente alle prese con i virus parainfluenzali e l’inizio dell’influenza. Si tratta di virus che noi, specialisti dell’apparato respiratorio, temiamo soprattutto per i pazienti affetti da patologie respiratorie croniche. In questo momento, ad essere più spesso ricoverati sono quindi i bronchitici cronici o gli asmatici. Ci sono anche casi di influenza nei pazienti giovani, in questo caso con comorbidità. Ad ora non abbiamo registrato casi gravi di H1N1 (ma è ancora molto presto). Quindi per il momento sono appunto i pazienti cronici quelli ad aver maggiormente risentito dell’inizio della stagione dei virus respiratori. Consigliamo sempre la vaccinazione antinfluenzale nei pazienti fragili per quanto riguarda le malattie dell’apparato respiratorio e per quelli affetti da bronchite cronica ostruttiva; senza dimenticare la vaccinazione anti-Covid. I ricoverati a causa dell’influenza stanno aumentando, ma molto lentamente; e rispetto allo scorso anno ci sono meno casi. Forse proprio perché c’è davvero una ripresa della vaccinazione antinfluenzale; e direi che la diminuzione dei casi è assolutamente in linea con l’incremento delle vaccinazioni. A ulteriore conferma del fatto che la vaccinazione non è solo importante, ma è sempre fondamentale. Aggiungo che rispetto allo scorso anno, i casi hanno una natura più ‘fisiologica’, riguardando soprattutto i pazienti fragili, e sono complessivamente di meno. È un segnale positivo, e autorizza la nostra speranza che questa campagna vaccinale porti risultati importanti».
Anticipare già a 60 anni la somministrazione dei vaccini antinfluenzali potenziati, più protettivi, come già raccomandato per la protezione degli over 65 e dei soggetti più deboli. A proporlo sono i geriatri, che avvertono: «Si è più a rischio già dai 60 anni, con probabilità di complicanze influenzali nel 62% degli individui di questa età, soglia critica di inizio del declino del sistema immunitario come evidenziato dalla pandemia».
E dagli esperti, in occasione del congresso nazionale della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (Sigg) a Firenze, arriva anche una forte raccomandazione a vaccinarsi, perché si è ancora in tempo, con il picco dell’influenza previsto dopo Natale. Le raccomandazioni antinfluenzali del ministero della Salute per la stagione 2024/2025 prevedono, infatti, un’offerta vaccinale attiva e gratuita per individui di età pari o superiore a 60 anni, ma senza un’indicazione specifica per l'impiego dei vaccini potenziati per questa soglia, già ad alto rischio. Da qui il richiamo dei geriatri a una maggiore spinta alla vaccinazione per anziani e fragili, ma anche la proposta di anticipare l’età per l’utilizzo dei vaccini potenziati. Una richiesta di cambiamento in linea con quanto già avvenuto in Austria, Germania e Gran Bretagna, alla luce dei dati dello European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) che mostrano come in Europa nella stagione 2022/2023 i casi di influenza trattati in terapia intensiva abbiano interessato nel 42% individui dai 60 anni in su. Questa fascia, spiegano i geriatri, «è particolarmente esposta ai danni dell’influenza, con una maggiore vulnerabilità in conseguenza del declino immunitario, e ad un aumentato stato di infiammazione cronica».
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