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IL FRONTE DELLA SICUREZZA

Non aveva esibito il biglietto e poi aveva dato in escandescenze: condannato

Sette mesi di reclusione. Sceso dall’autobus, ha avuto da dire con i controllori. E quando è arrivata la polizia per l’accusa ha cercato di allontanarsi e di rifilare un pugno allo sterno di un agente

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

16 Dicembre 2024 - 18:06

Non aveva esibito il biglietto e poi aveva dato in  escandescenze con i poliziotti: condannato

CREMONA - Piazzale delle Tranvie, 13 ottobre di un anno fa. Sceso dall’autobus, ha avuto da dire con i controllori che gli avevano chiesto di esibire il biglietto. E quando sono arrivati i poliziotti, per l’accusa ha cercato di allontanarsi e di rifilare un pugno allo sterno di un agente. Il giovane, 21 anni, nato in Senegal, residente a Cremona, oggi è stato condannato a 7 mesi di reclusione per resistenza a pubblico ufficiale, per essersi rifiutato di fornire le proprie generalità e per falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla identità o su qualità personali proprie o di altri e perché trovato in possesso di un coltellino multiuso: in tutto 17 centimetri di lunghezza, 8 di lama. Il pm onorario aveva chiesto per l’imputato 1 anno e 2 mesi di reclusione.

«Non sono tenuto a darvi le mie generalità, non ho obliterato il biglietto, perché la macchina era rotta», la scusa fornita dall’imputato ai poliziotti. La verità è che lui aveva un titolo di viaggio intestato ad un’altra persona.

I quattro poliziotti lo hanno invitato a seguirlo verso l’auto di servizio. Uno era davanti, l’imputato in mezzo, tre agenti dietro di lui. Nel breve tragitto, secondo l’accusa il 21enne avrebbe all’inizio tentato di allontanarsi, dimenandosi e spintonando gli agenti per poi tentare di assestare un pugno allo sterno di uno dei poliziotti.

«Ha cercato di colpirmi, ma non ci è riuscito — ha raccontato oggi l’agente —. Sono arrivati i miei colleghi».

I poliziotti sono stati costretti a «contenere» il ragazzo, mettendogli le manette. «Non c’erano ragioni per ammanettarlo. Non si ricorre alla forza quando non è necessario. Quando è sceso dall’autobus, il mio assistito si è adeguato all’ordine degli agenti. I poliziotti si sono avvicinati e lui ha cominciato a dimenarsi, ma non c’era la volontà di opporsi. E non voleva allontanarsi», ha arringato l’avvocato Michele Barrilà, il legale che difende l’imputato anche in un altro processo in corso.

Per l’accusa, il 21enne sarebbe, infatti, uno dei componenti del branco che sempre nel piazzale delle Tranvie, esattamente un anno prima - il 13 ottobre del 2022 — avrebbe accerchiato e massacrato due indiani (uno minorenne) a suon di calci, pugni, sprangate, mandandoli al Pronto soccorso, uno dei due con il naso e le costole rotte. 

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