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CREMONA

A processo la baby gang della stazione

Due anni fa due indiani vittime di un brutale pestaggio. I maggiorenni del branco accusati di rapina e lesioni

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

10 Dicembre 2024 - 17:18

A processo la baby gang della stazione

Nel riquadro l'avvocato Michele Barrilà

CREMONA - Giovedì 13 ottobre del 2022: nel piazzale delle Tranvie due giovani indiani vengono accerchiati da un branco che li massacra: calci, pugni, sprangate. Uno dei due finisce all’ospedale con il naso fracassato e le vertebre fratturate: 30 giorni di prognosi. Il branco è composto da due maggiorenni (18 e 19 anni) e da sei minorenni. Bulli violenti e spavaldi: sui social sbeffeggiano la polizia. Un mese e mezzo di indagine: il 3 dicembre il branco viene arrestato.

Oggi gli otto sono tutti liberi. I maggiorenni da oggi sono a processo davanti al tribunale per rapina e lesioni aggravate (ai minorenni la Procura presso il Tribunale per i minori di Brescia ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini).
Dei due maggiorenni, uno è nato in Senegal, l’altro in Marocco, tutti e due risiedono in città. Entrambi sono difesi dall’avvocato Michele Barrilà. All’udienza del 13 maggio prossimo saranno sentiti i testimoni sul brutale pestaggio accaduto alle due del pomeriggio, l’ora di punta con il piazzale battuto dagli studenti che prendono il pullman per rincasare dalla scuola. Una «resa dei conti», secondo il pm, per vendicare una «asserita aggressione» subita, un mese prima, da uno del branco, un 17enne, da parte di un indiano rimasto ignoto.

«La prossima volta che vi troviamo in stazione, vi ammazziamo». E sul piazzale delle Tranvie due anni fa esplode la violenza inaudita. Il 17enne prima assesta un pugno in piena faccia a uno dei due indiani (ventenne), poi lo strattona e lo spinge a terra. Una volta a terra, il giovane viene «colpito incessantemente e con violenza da tutto il gruppo, da tutte le direzioni». Si prende calci e pugni allo stomaco, alla nuca e in pieno volto. Il branco lo colpisce anche con spranghe, tubi di ferro e bastoni. Intanto, il 17enne gli porta via lo smartphone. «C... fai adesso, questo è mio».

Poi è il turno dell’indiano minorenne. Comincia sempre il 17enne. Lo minaccia: «Indiano di m..., ti ammazzo», gli sferra un pugno in piena faccia. Il senegalese maggiorenne a processo, brandisce uno sfollagente telescopico, colpisce l’adolescente in pieno volto con una sberla così potente da farlo cadere a terra. E una volta a terra, il branco lo massacra: pugni, calci, sprangate, bastonate e tubi di ferro. Il referto: frattura delle ossa nasali e delle vertebre.

Il senegalese a processo deve rispondere anche di altri due reati. Il primo: l’aver portato fuori dall’abitazione, senza autorizzazione, il manganello telescopico quel giovedì 13 ottobre. E di aver minacciato di morte l’indiano maggiorenne. Tredici giorni dopo il pestaggio brutale, il 26 ottobre, dopo avergli passato la mano intorno al collo, portandolo a sé, fronte contro fronte, lo ha minacciato: «Perché mi hai infamato ? Sei un pezzo di m.... Io ti uccido. Sei fortunato che ci sono gli sbirri e non ti posso fare niente, tanto so a che ora finisci di lavorare».

Raccolto l’allarme, quel giovedì sul piazzale i poliziotti della Squadra volante e della Squadra mobile raccolgono immediatamente le prime informazioni dai numerosi giovani che hanno assistito al brutale pestaggio. Gli investigatori esaminano i filmati registrati dalle telecamere di videosorveglianza puntate sul piazzale. Con pazienza, mettono insieme tutti i pezzi, aiutati anche dalla capillare conoscenza del territorio, dai numerosi servizi di appostamento fatti nella zona. Il cerchio si stringe attorno a quel branco che spesso bivacca nel piazzale delle Tranvie proprio nell’ora in cui si riempie di studenti.

E mentre l’indagine va avanti, i bulli si prendono gioco dei poliziotti su Instagram. Uno di loro scrive: «Sanno che sono stato io, ma non sanno come». Pubblicano la bandiera indiana con il divieto di transito agli indiani, ignorando che i poliziotti li stanno tenendo d’occhio anche sui social. Un mese e mezzo dopo il branco viene arrestato nell’indagine che la polizia battezza ‘Tiranga’ dal nome della bandiera tricolore indiana.

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