L'ANALISI
16 Dicembre 2024 - 05:30
Alessandro Cagni e il suo libro
CREMONA - Elmetti, medaglie, bandiere. E tanti libri. Ogni oggetto intorno parla di lui.
«Mi sono diplomato geometra al Vacchelli, ma non impazzivo per la matematica o il disegno. Stravedevo invece, sin da bambino, per la storia. Il pomeriggio prima di un’interrogazione studiavo una sessantina, una settantina di pagine senza problemi». Quella passione è cresciuta: sport, guerre, tradizioni, personaggi noti e meno noti. E Alessandro Cagni, 52 anni, nato e vissuto a Castelleone, ha raccontato e continua a raccontare tutto quanto ha a che fare con le radici della sua terra. È più di un collezionista.
«Un custode della memoria? Per me dimenticare il passato, ciò che è stato e chi ci ha preceduto, è un’offesa». Ha cominciato molto presto a coltivare il suo interesse: «Giocavo nella squadra di qui, che allora militava in Prima categoria. Ero portiere di riserva. Il corrispondente del quotidiano La Provincia non poteva venire allo stadio e così, su un quadernetto stando in panchina, redigevo io gli articoli sulla partita. Poi glieli passavo». Il suo primo volume è stato, nel 2002, proprio sulle gesta della Castelleonese Calcio: «Una società antichissima, gloriosa, fondata ai tempi della Cremonese nel 1907. Ho recuperato fotografie degli anni 30».
Si recava nei cantieri con il padre Alberto, impresario edile, ma la sua vera occupazione è diventata scrivere di storia locale: «Ho avuto un grande maestro, Serafino Corada, padre di Gian Carlo, ex sindaco di Cremona. Serafino faceva il tipografo ed era, in particolare, un esperto di dialetto. Voleva realizzare un vocabolario: ha scoperto che in paese se ne parlavano quattro, uno per ogni punto cardinale. La sera, terminato il lavoro, andavo da lui per mostrargli le bozze dei miei testi e discutere di nuove ricerche».
È così che hanno continuato a realizzare insieme l’Almanacco di Castelleone: «È uscito dal 1998 al 2015, un anno dopo la morte di Serafino». Poi è arrivata la seconda fatica del suo allievo, dedicata all’ex Istituto salesiano di Fiesco. «In quel collegio ho frequentato le scuole medie e prestato il servizio civile. Ho capito che era una bellissima epopea, mai ricostruita da nessuno». Da allora non si è più fermato: dopo il calcio è stata la volta dello sport in generale, sempre, s’intende, del suo paese.
«Non tutti lo sanno, ma abbiamo campioni italiani in molte discipline come Angelo Zovadelli nelle bocce, Ninì Bombelli nel mezzofondo, Tiziano Centelli nel tiro con l’arco, Enrico D’Antona e Stefano Defendi, che ha conquistato il titolo mondiale nella pesca». In seguito ha pubblicato titoli sulle cascine storiche di Castelleone, le scuole e i coscritti, i luoghi e le imprese, il mondo del volontariato.
Era naturale che la sua strada si incrociasse con quella dell’Associazione nazionale combattenti e reduci, della cui sezione locale è, da 16 anni, segretario tuttofare. Da questo incontro è scaturita l’opera, data alle stampe nel 2023 in occasione del centenario dell’Ancr, di cui va più orgoglioso: ‘Uomini, soldati, eroi’, un viaggio attraverso il Novecento, 450 pagine sulla Prima e la Seconda Guerra mondiale. Un unicum nel suo genere perché riunisce tutti i cosiddetti Gruppi d’Onore. «Si tratta di quei quadri commemorativi post bellici dove sono raccolti e raffigurati in piccoli tondi i volti dei militari morti e dei reduci. Un tempo tutti i Comuni, ma anche la parrocchie, ne avevano uno».
Ha impiegato 17 mesi per assemblare il materiale: «Un lavoro d’archivio ma anche sul campo: ho parlato con le famiglie dei soldati, sono entrato nei cimiteri, ho fotografato le lapidi. Di foto in questo volume ce ne sono 35mila. Se vado al Guinness dei primati, non mi credono». Un’indagine immensa, certosina, originale. Come quella su cui è impegnato da un anno: «Si tratta di un libro sui decorati dei conflitti dal Risorgimento in poi appartenenti a tutti i Comuni in Diocesi. Ho già preparato il 90% dei testi. Ne esce che Cremona è una città da elogiare per numero di militari insigniti: 400 circa, in gran parte ufficiali, molti capitani, alcuni hanno ricevuto 3 o 4 medaglie».
Assomiglierà agli album con le figurine dei calciatori. Tante le vicende drammatiche o curiose scovate, come quella capitata durante il conflitto del 1940-1945. «Il componente di un battaglione non era rientrato la sera nell’accampamento. Ritornato il giorno dopo, per punizione lo avevano lasciato da solo in una zona pericolosa. I suoi compagni erano poi stati attaccati dai nemici. Conclusione: nessun sopravvissuto, tranne lui che era stato allontanato». Per terminare questo studio, l’ex geometra ne ha sospeso per il momento un altro, l’ennesimo: «Le quasi mille biografie di miei concittadini». Saranno distinti per categorie, le più svariate: commendatori e commercianti, musicisti e imprenditori, impiegati e manager.
In questi anni Cagni si è fatto apprezzare per la serietà e la varietà dei suoi studi. Quando un sodalizio o un ente devono celebrare un anniversario, lo chiamano per chiedere una consulenza e lui non si tira mai indietro: «Sono un cacciatore delle cose del passato, della microstoria, come viene chiamata», dice mentre richiude la sede della sua associazione stipata di cimeli bellici. «Mi muove la curiosità, la voglia di conoscere. E davanti ai caduti e ai reduci di guerra, anche un senso del dovere. Provo rimorso al pensiero che nessuno sappia dell’esistenza di molte di quelle povere anime».
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