L'ANALISI
15 Dicembre 2024 - 17:27
CREMONA - Giornata di festa e di auguri a pochi giorni dal Natale, oggi alla Casa di riposo ‘Giovanni e Luciana Arvedi’ della Fondazione ‘La Pace’: molti degenti hanno potuto pranzare insieme ai loro famigliari, il piano terra è stato abbellito dall’esposizione permanente dei quadri a soggetto floreale della pittrice Cristina Peri e reso più vivace dal mercatino natalizio con oggetti in parte realizzati dagli ospiti della Rsa.
E a celebrare la messa, nei paramenti rosa di quella che la liturgia chiama domenica ‘Gaudete’, la terza d’Avvento, è arrivato il vescovo Antonio Napolioni. Accanto a lui il cappellano don Luigi Mantia, don Gabriele Vago e i cinque sacerdoti residenti nella struttura: i monsignori Mario Barbieri e Giuseppe Soldi, don Umberto Leoni, don Mario Olivi, don Marco Tizzi. Tra i numerosi presenti alla celebrazione, accompagnata all’armonium da suor Mariagrazia Girola, anche l’ex presidente della Fondazione Umberto Lonardi.
«Siete contenti che arriva Natale?», ha esordito il vescovo nell’omelia. «Io – ha ammesso – devo fare un lavoro dentro di me, perché c’è tanto Natale fasullo, commerciale, senza Gesù». Non ha inteso, con ciò, condannare il ‘diritto’ di fare qualche giorno di vacanza, un pranzo migliore del solito, di gioire di luci che diano un po’ di sollievo, di sperare che le guerre abbiano tregua o ancor meglio fine. «Ma so – ha aggiunto – che tutto questo è fragile», che le malattie ci sono, gli anni aumentano, le debolezze ci accompagnano. San Paolo, nella lettura di oggi, esortava ad essere «sempre lieti» di una gioia che non è «allegria, divertimento o piacere», ma piuttosto «amabilità a tutti nota». L’amabilità come ricetta della gioia, ha commentato monsignor Napolioni, è quella che si ritrova nelle persone delle quali diciamo che «non si può non volergli bene» perché gentili, dolci, umili, serene, laboriose.
«Tutti noi – ha proseguito – desideriamo essere amati e per questo, a volte, facciamo qualche sbaglio, addirittura possiamo arrivare a forme di ricatto, a non essere fedeli a noi stessi. Ci soccorrono la domanda rivolta nel Vangelo a Giovanni Battista: ‘Che cosa dobbiamo fare?’ e le sue risposte, attuabili in ogni contesto di vita: ‘Condividi quello che hai, non essere egoista, non pretendere, accontentati, abbi pazienza, tratta bene’. E invece nel mondo ci sono ancora ingiustizie, non tutti gli anziani hanno case belle e ‘speciali’ come ‘La Pace’, non tutti i bambini ricevono regali come i nostri... L’amabilità – ha concluso il vescovo – è il regalo del Signore, anche se siamo cattivi e peccatori. Lui ci guarda con misericordia, non ci chiude mai la porta. Ed è l’amore disarmante del Crocifisso, del Bambino di Betlemme che fa circolare più amabilità nei nostri cuori, quella che non passa con le feste di Natale».
Al termine della celebrazione il vescovo, salutando i ricoverati e i loro famigliari, ha rivolto un particolare ringraziamento a quanti se ne prendono cura; a lui si è unita la direttrice Silvia Galli con un pensiero per i responsabili e gli operatori della struttura e per i volontari che ogni giorno prestano con generosità la loro opera, condividendo la fatica del servizio a chi ha bisogno.
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