L'ANALISI
12 Dicembre 2024 - 12:01
CREMONA - Il peso corporeo gioca un ruolo determinante nella salute, in particolare in quella del cuore. Quando l’ eccesso ponderale diventa cronico, i rischi cardiovascolari aumentano in modo significativo. Non si tratta solo del numero sulla bilancia, ma soprattutto del grasso viscerale, un tipo di grasso che si accumula nell'addome e che è in grado di alterare i parametri di salute cardiovascolare. A dimostrarlo è l’Indice di Rotondità (BRI - Body Roundness Index), che valuta il rapporto tra il girovita e l’altezza, un indicatore più preciso rispetto al tradizionale Body Mass Index (BMI) per prevedere il rischio di malattie cardiache. Questo legame tra obesità e malattie cardiovascolari è oggi noto come cardiobesità e coinvolge un numero crescente di persone, con il 40% degli italiani che risultano in sovrappeso o obesi.
Il quadro della salute cardiovascolare in Italia è preoccupante. Secondo l’ultimo documento di consenso della Società Europea di Cardiologia, il nostro Paese è stato classificato a rischio intermedio, a causa dei tassi di obesità e sovrappeso che superano la media europea. In Italia, il 33% della popolazione è in sovrappeso, mentre circa 6 milioni di persone sono obese. Le conseguenze di questa condizione sono gravi: gli obesi hanno un rischio maggiore del 50% di sviluppare fibrillazione atriale, un aumento del 64% di possibilità di andare incontro a infarto o ictus e un 30% in più di probabilità di sviluppare scompenso cardiaco.
Non solo la quantità, ma anche la durata dell’obesità ha un impatto diretto sulla salute cardiovascolare. Chi convive con l’eccesso di peso per anni, infatti, corre un rischio più elevato di calcificazione delle coronarie e di altre malattie cardiovascolari. Ogni due anni di obesità aumentano del 7% il rischio di eventi cardiaci. Questo dato emerge da una review pubblicata su Frontiers in Cardiovascular Medicine, che ha analizzato il rischio cardiovascolare di oltre 5000 individui seguiti per più di 30 anni.
Nonostante i dati allarmanti, esistono buone notizie per chi vuole proteggere la salute del cuore: anche una modesta perdita di peso può avere effetti positivi. Secondo uno studio pubblicato su The Lancet Diabetes & Endocrinology, basta ridurre di 1 kg ogni 10 kg di peso corporeo per ridurre del 21% il rischio di eventi cardiovascolari nei successivi 10 anni. Perdere anche solo il 10% del peso permette infatti di migliorare parametri cruciali come glicemia, trigliceridi e grassi nel sangue, portando a un miglioramento significativo della salute cardiovascolare.
Per contrastare l’obesità e i suoi effetti negativi, la Federazione Italiana di Cardiologia, in collaborazione con altre società scientifiche, ha presentato un Piano Strategico Nazionale per la Salute del Cuore. Tra le sue priorità c’è la promozione dell’esercizio fisico nelle aree pubbliche delle città e l’educazione alimentare, a partire dalle scuole fino ai luoghi di lavoro. La prevenzione dell’obesità è vista come un intervento fondamentale per ridurre i rischi di malattie cardiache.
Un altro strumento utile per prevedere il rischio cardiovascolare è l’Indice di Rotondità (BRI), che misura il rapporto tra il girovita e l’altezza. A differenza del BMI, che si basa esclusivamente su peso e altezza, l’Indice di Rotondità fornisce una valutazione più precisa del grasso addominale, che è quello più pericoloso per la salute del cuore. Secondo uno studio condotto dal Centre for Disease Control and Prevention dell’Università di Nanchino, le persone con un BRI alto hanno un rischio maggiore del 55% di sviluppare malattie cardiovascolari rispetto a chi ha un BRI basso. Il rischio aumenta significativamente se il girovita supera i 102 cm negli uomini o gli 88 cm nelle donne.
Obesità e malattie cardiovascolari sono strettamente legate, ma la prevenzione è possibile. L’esercizio fisico, un’alimentazione equilibrata e un controllo del peso corporeo sono gli strumenti più efficaci per proteggere il cuore. L'Indice di Rotondità rappresenta una nuova e semplice modalità per monitorare il rischio cardiovascolare e, con il giusto impegno, anche una modesta perdita di peso può contribuire a ridurre notevolmente il rischio di eventi cardiaci.
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