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SANITÀ E POLITICA: LA PANDEMIA 'ARCHIVIATA'

«Via le multe ai No vax», la prima linea si indigna

Nessun dubbio nel nostro territorio, tra i simboli nazionali del ‘martirio’ e della resistenza: «Abbiamo lottato giorno e notte per salvare persone, ora non si può far finta di niente»

Elisa Calamari

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12 Dicembre 2024 - 05:15

«Via le multe ai No vax», la prima linea si indigna

CREMONA - In provincia sono stati circa 13mila, pari all’8% dei residenti vaccinabili, gli over 50 che hanno ignorato l’obbligo. Potenzialmente, anche se non è noto il numero degli esentati, si parla di multe per 1,3 milioni di euro. Al di là dell’aspetto economico, la decisione di abbuonare il pagamento a quanti non hanno saldato la sanzione per il mancato vaccino anti Covid (non quantificati) inevitabilmente indigna chi era in prima linea, rischiando la vita e dedicando giorni e notti alla cura dei contagiati. Medici e ricercatori che durante la pandemia non si sono mai stancati di appellarsi al buon senso e alla responsabilità dei cittadini, lanciando numerosi appelli affinché sempre più persone si vaccinassero. Adesso che tutto è alle spalle, rivendicano l’importanza che quella campagna vaccinale ha avuto. La premessa, per tutti, è d’obbligo: nessun giudizio prettamente politico, ma solo constatazioni medico-scientifiche per non dire logiche.

L’intervento più duro è quello di Guglielmo Giannotti, ex primario di Chirurgia all’Oglio Po e in servizio a Cremona durante l’emergenza sanitaria: non dimentica i 750 morti nel presidio ospedaliero cittadino e i 250 in quello del Casalasco. «Non solo non cancellerei le multe, ma avrei anche introdotto delle penalizzazioni permanenti sull’accesso al Sistema sanitario nazionale per chi non ha rispettato l’obbligo. Abbiamo vissuto una sorta di guerra e abbiamo rischiato noi stessi la pelle: io ho avuto una polmonite pesantissima e ho perso diversi colleghi – ricorda –. In una situazione simile, senza certezze né vie d’uscita, il vaccino è stato fondamentale. Ecco perché non accetto questo buonismo all’italiana che mi fa provare vergogna per il Paese. Ricordiamoci che quanto è successo potrebbe ripetersi e, temo, in caso di nuova pandemia potrebbe andare peggio perché evidentemente non abbiamo fatto tesoro di quella esperienza».

Claudia Balotta, infettivologa cremonese che insieme al suo team per prima ha isolato il Sars-Cov-2 in Italia, dice di non essere in linea generale una fan delle imposizioni: «Penso che le persone andassero convinte al di là delle multe, perché costrizioni e punizioni non sono piacevoli – è la premessa –. Però questo è l’ordinario. Mentre durante la pandemia ci trovavamo nel campo dello straordinario – precisa subito dopo –, in una situazione imprevedibile. E dunque, in quel caso, penso che l’obbligo sia stato inevitabile: in quel momento serviva che la popolazione si vaccinasse in massa. Infine la considerazione alla luce del provvedimento governativo: «Mi auguro che questo passo indietro sulle sanzioni non avvalli le teorie ‘no vax’, ma che sia solo un tentativo di pacificare e superare il passato. Perché l’efficacia del vaccino è dimostrata e le ricerche scientifiche hanno dato ragione a quanti l’hanno fatto e anche allo Stato che ha speso soldi per offrire alla popolazione una protezione adeguata. Voglio anche ricordare che, a fronte di miliardi di persone nel mondo che si sono vaccinate, la percentuale di effetti collaterali è bassissima e inferiore agli effetti collaterali di numerosi altri farmaci compresi gli antibiotici».

Antonio Cuzzoli, ex primario del Pronto soccorso dell’Asst di Cremona, dice: «L’obbligo vaccinale è stato una misura forte, ma eravamo in un momento critico. Io ho vissuto davvero la prima linea e ricordo che aspettavamo il vaccino come la manna dal cielo. È emersa poi qualche criticità del vaccino stesso, ma ciò non toglie che all’epoca serviva eccome. Ecco perché trovo poco coerente questa decisione presa dal Governo, ma purtroppo il ‘sistema Italia’ ci ha ormai abituato a queste incoerenze e compromessi. Soprattutto in sanità».

A dirigere il reparto di Pneumologia al Maggiore durante la pandemia – uno di quelli più messi sotto pressione – era Giancarlo Bosio, che precisa: «Il provvedimento penso sia di natura politica e non medico-scientifica, quindi come esponente sanitario ho ben poco da dire. Se non che esiste il diritto alla salute e se le infezioni si diffondono questo diritto viene meno. Da qui l’obbligo che era stato introdotto».

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