L'ANALISI
09 Dicembre 2024 - 21:42
CREMONA - «Solo il 26% delle ragazze e il 17% dei ragazzi si dice contento di andare a scuola, contro una media europea del 56%. A 15 anni, il 92% dei ragazzi e il 90% delle ragazze risponde: ‘No’ alla domanda ‘Ti piace la scuola?’ La scuola italiana è incostante. Mentre alle elementari gli studenti registrano risultati pari, se non superiori, a quelli dei coetanei europei, alle medie e alle superiori le metriche crollano», non va per il sottile, Nicolò Govoni con la scuola italiana, riportando dati che ne fotografano lo status, non certo incoraggianti.
Da qui l’idea e forse la necessità: «Nel 2026 Still I Rise aprirà una sua scuola in Italia, perché si possono cambiare le cose, basta la tenacia, la perseveranza ed amare quello che si fa per raggiungere i propri obiettivi. I proventi del libro, pubblicato da Rizzoli, ‘Un mondo possibile’ serviranno a questo», parola del fondatore di Still I Rise che questa sera ha ammutolito la platea dell’aula magna del campus Santa Monica della Cattolica per oltre due ore.
Inchiodato alla poltroncine, in un silenzio attento e stupito, il pubblico ha seguito la lezione del professor Govoni che fugge la cattedra, cercando il dialogo, chiedendo di compilare un modello Google per vedere insieme il perché la percezione generale è quella che il mondo vada a rotoli e sia sempre peggio. Ed invece — ancora dati alla mano — non è così, come spiega nel libro e come ha illustrato alla platea, dimostrando come la prospettiva globale, cambi da quella che ci è più prossima ed anzi il 71% delle persone sbaglia quando si trova a giudicare la realtà che viviamo, andando oltre la propria esperienza personale o comunitaria: «Così scopriamo che solo il 9% della popolazione vive nella povertà assoluta, due secoli fa la percentuale era dell’85% — spiega —. I bambini che non vanno a scuola oggi sono 240 milioni, una cifra enorme e drammatica, ma 24 anni fa erano 400 milioni. Come possiamo dire che il mondo stia peggiorando?».
Perché la visione è così cupa? Per la paura, «per colpa dei media», dicono dalla platea: «Più abbiamo paura, più possiamo essere controllati», chiosa Govoni e via fra una slide e l’altra l’attivista cremonese racconta di sé, della sua adolescenza tormentata, di quel bambino nel campo profughi di Samos che gli si è seduto fra le gambe e che, orfano, gli è stato affidato dallo zio, prima di entrare in carcere: «È per quel bambino che a 24 anni ho pensato che bisognasse creare una casa, una scuola, un’opportunità — spiega —. Poi l’invito a fare lezione in una scuola d’élite di Milano, una scuola colorata, in cui i ragazzi e i docenti sorridevano. Questa è la scuola che mi sarebbe piaciuto frequentare, mi sono detto».
Da questi due episodi è scaturita la realtà di Still I Rise, scuole d’eccellenza e d’emergenza in tutto il mondo, la certificazione del baccalaureato internazionale, pensato per figli dei diplomatici, offerto gratuitamente agli ultimi della terra. «Ed è facendo quello che si ama, perseguendo con passione ciò che ci fa piacere e che può essere utile agli altri che si può immaginare di cambiare il mondo. Noi di Still I Rise ci crediamo e con noi coloro che ci sostengono. L’anno scorso abbiamo ottenuto 4 milioni di euro, il 76% arrivati da donazioni di singoli, il 7% da aziende, il 17% da fondazioni. Il 67% delle donazioni è inferiore ai mille euro. Questo ci fa dire che insieme si può cambiare il mondo, partendo dalla scuola e dagli ultimi».
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