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TRIGOLO. IL PROCESSO

Paziente morto. Giallo sulla porta aperta

L’ospite della Rsa si gettò dalla finestra del bagno. In tre accusati di omicidio colposo

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

04 Dicembre 2024 - 18:14

Paziente morto. Giallo sulla porta aperta

La casa di riposo Milanesi Frosi di Trigolo

TRIGOLO - «Sinistro», ma anche «incidente» o «evento infausto», lo hanno chiamato in aula. Verso la fine di ottobre del 2021, un paziente di 70 anni si lanciò dalla finestra del bagno assistito, al secondo piano del Nucleo Alzheimer della Rsa Milanesi-Frosi. Era ospite da circa un mese. Morirà il 18 dicembre successivo, dopo quasi due mesi di ricovero in un letto della Terapia intensiva dell’ospedale Maggiore di Cremona.

In Rsa, su tutte le porte (anche quella di accesso al reparto che ha un codice) era affisso un cartello firmato dal direttore sanitario che raccomandava di chiuderle. Era un imperativo: bisognava controllare sempre che fossero chiuse. La porta del bagno era chiusa o aperta quando il paziente entrò per poi lanciarsi? Fu lui stesso a prendere la chiave dalla guardiola del nucleo Alzheimer? O qualcuno quella porta la lasciò per sbaglio aperta?

C’è un processo in corso che farà chiarezza su eventuali responsabilità. Omicidio colposo, in cooperazione tra loro, è l’accusa che ha portato davanti al giudice il direttore sanitario e due ausiliarie socio assistenziali. La vedova e la figlia del paziente non si sono costituite parte civile. Sono «parti offese». All’udienza di oggi erano in aula, sedute nello spazio riservato al pubblico. Da lì hanno ascoltato le testimonianze rese da infermiere professionali, colleghe asa e di una donna delle pulizie.

La chiave del bagno assistito doveva essere custodita nella guardiola. Sulla porta del bagno c’era un cartello firmato dal direttore sanitario. Nel locale accedevano non solo le infermiere e le ausiliarie Asa, ma anche il personale «esterno», ovvero le signore delle pulizie. Ed ancora, il bagno veniva utilizzato non solo per lavare i pazienti. Lì c’erano anche i carrelli con la biancheria per il cambio delle lenzuola. Torniamo al giorno della tragedia. «Ho visto il paziente in sala da pranzo fino alle 12.20», ha detto un’infermiera professionale.

La difesa ha parlato del protocollo numero 19 per i pazienti a rischio fuga. E ha rilanciato: «Come infermiera professionale, è a conoscenza di essere responsabile della corretta divulgazione e informazione del protocollo? Lei non ha mai impartito direttive al personale Asa sul protocollo?». «No».

Quel giorno, il paziente fu trovato da un’ausiliaria. «Facevo il pomeriggio, ma sono arrivata in struttura un po’ prima, alle 12.33. Dieci minuti dopo sono salita, ho incontrato due colleghe. Mi hanno detto che il paziente si era appena coricato, sono andata in camera, non c’era. Ho cercato in tutte le stanze. Abbiamo avvisato l’infermiera». Lo cercarono ovunque. Si pensò che fosse uscito dal Nucleo.

Anche perché «quando non c’era nessuno, lui guardava la combinazione della porta, cercava di uscire». Spesso, guardava fuori dalla finestra. «Chiedeva dove portasse la strada. Quel giorno so che aveva detto che voleva andare a casa». Probabilmente, perché si avvicinavano le festività di Ognissanti. «Se avevamo disposizioni particolari rispetto a questo paziente? Come per gli altri, che non scappasse - ha proseguito l’ausiliaria -. Non ha mai manifestato intenti suicidi. Diceva: ‘Vorrei andare a casa’. Chiedeva dove portassero le strade. Non ha mai detto: ‘Mi butto’».

Quel giorno, l’assistente uscì dalla struttura. «Mi sono diretta verso il parcheggio, poiché c’è un cancello elettrico. Ho guardato in fondo, verso la camera mortuaria, all’angolo, in corrispondenza del bagno». Notò qualcosa. «Mi sono avvicinata, era lui. Dopo ho guardato in alto: la zanzariera del bagno era strappata».

Sulle chiavi del bagno ha confermato: «Venivano messe nel gabbiotto». A gennaio del 2022, i carabinieri sentirono anche la donna delle pulizie. All’epoca raccontò: «Stavo uscendo dal bagno, ho incontrato le due Asa. Mi hanno detto di non chiudere. ‘Entriamo noi con il carrello’. E quando sono andata via, le chiavi erano nella toppa».

La donna firmò il verbale, ma oggi ha riferito una cosa ben diversa. «Ho chiuso perfettamente il bagno». Incalzata dal pm e dal giudice («La sua memoria era più fresca allora?»), la teste ha fatto mettere a verbale: «Oggi non ricordo». In aula si tornerà il 10 febbraio prossimo.

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