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CREMONA. OSPEDALE MAGGIORE

«Brioche con droga per il paziente»: otto mesi

Condannata la 41enne che aveva dato il sacchetto all’infermiera di Pneumologia: ‘Colazione da consegnare’

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

03 Dicembre 2024 - 18:25

«Brioche con droga per il paziente»: otto mesi

L'avvocato Annamaria Petralito

CREMONA - Mercoledì 6 dicembre di un anno fa. All’infermiera del reparto di Pneumologia, Maria, 41 anni, lascia un sacchetto di pasticceria color bianco. «È la colazione per il paziente...»: brioche e 5 grammi tra cocaina ed eroina, destinati al paziente che dal letto dell’ospedale Maggiore l’ha commissionata. Ma la ‘colazione’ non arriverà mai in stanza: sfortuna per Maria e il cliente, il pacchetto scivolerà dalle mani dell’infermiera.

A processo per cessione della droga con l’aggravante di aver commesso il fatto all’interno dell’ospedale, un anno dopo, oggi, Maria è stata condannata a 8 mesi e 400 euro di multa. Il tribunale le ha revocato il beneficio della sospensione condizionale della pena. Nel reparto di Pneumologia, si può andare a far visita ai pazienti dalle 13 alle 14, il pomeriggio dalle 17 alle 19. Quel giorno, Maria si è presentata tra le 11.20 e le 11.30.

«Stavo svolgendo il mio lavoro — ha raccontato l’infermiera — . Ho sentito suonare il campanello del reparto. Al citofono c’era una voce femminile. ‘Devo lasciare la colazione al paziente...’. Vado alla porta, la signora mi dà un pacchettino bianco». L’infermiera lo ha appoggiato sul tavolo del locale accanto alla porta, si è messa a fare dell’altro. «Trenta secondi, poi ho preso un referto e il pacchettino, che mi è scivolato. Ho visto un ‘pallino’. Ho chiamato la mia coordinatrice e il vice primario per capire che cosa fosse». Anche se un anno fa l’ha vista «per pochi secondi», l’infermiera ha descritto la signora: «Era molto magra, vestita di nero, occhi e capelli castani, accento molto meridionale, giubbotto, in testa un berretto di color bianco. Non aveva la borsa».

Il paziente a cui era destinata la brioche con droga era ricoverato da una decina di giorni. «Non era prossimo alle dimissioni». Soprattutto, come ha accertato l’indagine del poliziotto dell’Antidroga della Squadra mobile, il paziente era molto amico del fidanzato di Maria, noto agli investigatori non solo perché faceva uso di droga, ma anche perché la spacciava sulla piazza cremonese. Il paziente era un suo cliente.

Un legame sottolineato nella requisitoria dal pm, Federica Cerio, che aveva chiesto la condanna di Maria a 8 mesi per tentata cessione, visto che la droga non è mai arrivata al cliente-paziente. Quel giorno, alle 12.30 circa il sostituto commissario, Roberto Iaccarino, responsabile del posto di polizia in ospedale, è stato contattato dal vice primario di Pneumologia, Matteo Maestrelli. « Mi ha spiegato che una infermiera aveva trovato un sacchetto con il croissant e due bustine....». Iaccarino ha sentito l’infermiera, poi ha informato i colleghi della squadra Mobile, ai quali ha consegnato anche la droga, Chi ha indagato, ha acquisito le immagini delle telecamere, sia quelle esterne all’ospedale sia quelle di Pneumologia.

«Alle 11.30 si nota una donna che arriva in ospedale, molto compatibile alla descrizione fatta dall’infermiera. Alle 11.33 la signora è in palese attesa davanti all’ingresso di Pneumologia con un sacchetto bianco. Alle 11.36 è uscita dall’ospedale senza il sacchetto». Dalle telecamere, l’investigatore e i suoi colleghi l’hanno riconosciuta. «Era fidanzata con un romeno molto conosciuto per i precedenti: reati contro il patrimonio e droga. Il fidanzato era molto amico del paziente. Sono tutti e tre personaggi noti, il romeno sia per uso che per spaccio di droga, l’amico più come assuntore. La fidanzata era vicina a questi ambienti».

Per l’avvocato Annamaria Petralito, l’accordo tra il fidanzato e il paziente «non significa che la signora abbia moralmente e con coscienza partecipato al fatto. Non vi è la prova dell’elemento soggettivo del reato». Il difensore aveva chiesto l’assoluzione, in seconda battuta di condannarla per tentata cessione al minimo della pena «con i benefici di legge».

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