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CREMONA. LA SENTENZA

Papà assolto. «Non era un mostro»

La compagna lo accusava di aver maltrattato la figlia che non vede più da 6 anni

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

30 Novembre 2024 - 20:00

Papà assolto. «Non era un mostro»

CREMONA - Nel 2018 la compagna lo accusò di essere un papà «mostro». Finito a processo per maltrattamenti sulla figlia di 7 anni, il padre ora è stato assolto. Ma da sei anni non vede più la sua bambina. «Con la sentenza è stata fatta giustizia, ma il papà non ha avuto giustizia, perché nessuno gli restituirà mai la figlia, che è la sua gioia di vivere. E che gli è stata sottratta non dall’autorità giudiziaria, non dal Tribunale per i minori, ma dalla mamma autonomamente», ha commentato l’avvocato Antonio Veropalumbo, difensore dell’uomo che dal 13 dicembre del 2018, Santa Lucia, non ha più potuto abbracciare la sua bambina, tirata in mezzo in un conflitto tra adulti, mamma e papà. Lo stesso pm aveva chiesto l’assoluzione. La motivazione della sentenza sarà depositata tra 90 giorni.

Sei righe di capo di imputazione: «... per aver maltratto la propria figlia minore, manifestando abitualmente in presenza della bambina con toni accesi e violenti, il forte astio nei confronti dell’ex compagna, madre della bimba, dicendo alla minore che la mamma era ‘cretina’ , ‘stronza’, ‘cafona’ ecc...». E dicendole che la notte di Santa Lucia papà sarebbe uscito di casa per «andare ad uccidere la mamma e la nonna materna, sbattendo i pugni sul tavolo, urlando e dandole schiaffi sulla testa senza motivo».

Assolto. «Il padre ha sofferto, ha pianto anche durante il processo — sottolinea il difensore —. Il processo è andato bene, ma ciò che mi fa più male è il vederlo triste, perché la figlia non la vedrà, almeno in questo periodo». Nella guerra tra adulti, «la bambina vive con la mamma, ma ancora ad oggi è affidata ai servizi sociali per la conflittualità dei genitori. Il curatore speciale ha riconosciuto che la bambina veniva anche manipolata dalla madre. Addirittura, una perizia ha dichiarato che era molto suggestionabile. La bambina ha perso un papà, non vede il papà, è convinta che il papà sia un mostro. Questa è la rabbia. Anche il tribunale ha detto che 'il padre non è il mostro che ci avete raccontato', ma non lo diceva la difesa, lo dicono le relazioni dei servizi sociali, tutti. Negli atti c’è tutto. Non è la bravura dell’avvocato che ha fatto assolvere il papà, sono i fatti».

Una guerra tra adulti che si trascina da anni. «Nel 2014, la compagna ha fatto un esposto in Questura, il mio cliente ha avuto un ammonimento che poi si è chiuso — prosegue il legale —. Gli avevano consigliato di registrare le conversazioni ogniqualvolta si incontrasse con la signora. Lo ha fatto e questo lo ha salvato. La signora diceva che quando andava in casa sua, lui rompeva tutto, portava fuori la bambina piangente, buttandola in macchina come se fosse un pacco, che la bambina non voleva andarci, che lui diceva le parolacce. Le registrazioni hanno dimostrato tutto il contrario». Nella sua arringa, l’avvocato Veropalumbo si è rifatto a ‘Una giornata particolare’, la trasmissione di Aldo Cazzullo su La 7. Nel caso giudiziario, ‘una giornata particolare’ è il 20 dicembre del 2018. «La signora alle 10,45 ha mandato una mail a un’ insegnante per costituirsi una prova; alle 12 ha fatto depositare da uno dei suoi avvocati un ricorso al Tribunale per i minori di Brescia, chiedendo la sospensione della potestà genitoriale del papà; alle 12,45 ha depositato l’esposto per i maltrattamenti». Il legale è andato a ritroso nel tempo. «Nel 2017, il mio cliente aveva fatto ricorso per avere l’affidamento congiunto della bambina. La Corte d’appello gliel’ha concesso. I servizi sociali dovevano controllare l’affido condiviso. La loro relazione è stata quindi fatta non perché il papà maltrattasse la figlia. Nel 2017, il mio cliente era un papà perfetto, nel 2018 diventa un mostro. Ma per diventarlo, o dev’essere un alcolista o dev’essere un tossicodipendente o dev’essere diventato pazzo, altrimenti non si può cambiare».

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