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Le storie di Gigio: "Cerco la bambina del lager"

Protagonista di questa puntata è Claudia Balotta, l'infettivologa cremonese distintasi nella lotta al Covid perché isolò il ceppo italiano. Il servizio integrale firmato da Gilberto Bazoli domani sul quotidiano 'La Provincia' e sul nostro sito

La Provincia Redazione

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01 Dicembre 2024 - 10:23

Le storie di Gigio: "Cerco la bambina del lager"

Il presidente Sergio Mattarella e l medico Claudia Balotta. Nel riquadro Gilberto Bazoli

CREMONA - Nuovo appuntamento con Le storie di Gigio, la rubrica settimanale curata dal giornalista Gilberto Bazoli, che uscirà domani (lunedì 2 dicembre sul giornale La Provincia di Cremona e Crema sul nostro sito. Penna sopraffina, con passione e delicatezza, Gigio (come tutti chiamano abitualmente Bazoli) racconta ai nostri lettori le vicende di persone e personaggi che hanno lasciato il segno nella vita della città.

Il medico al box numero 3 del polo sanitario ascolta pazientemente la coppia. Poi dice all'infermiera che si può procedere con le vaccinazioni. L'attenzione dei due coniugi viene attirata dalla firma sui moduli ricevuti. E' quella di Claudia Balotta, l'infettivologa cremonese distintasi nella lotta al Covid perché isolò il ceppo italiano. 

Gli incontri di questi giorni le hanno fatto ricordare quello che ha avuto, in questo stesso luogo, l'anno scorso. “Una settimana prima di Natale è venuta una signora, non so se ebrea. Abbiamo cominciato a parlare. Ha detto di essere nata nel '43 in Germania aveva quindi 80 anni. 'Una bella idea venire alla luce in quel periodo', ha commentato la mia assistente infermiera. L'altra le ha risposto che era stata concepita in un campo di concentramento dove l'avevano deportata con la famiglia. Il comandante del lager aveva richiesto la mamma per allattare il figlio perché la moglie non era in grado di farlo. Così la donna italiana si era trasferita con la piccola nell'abitazione accanto alle baracche. Sono state liberate all'arrivo dei russi. La madre era poi tornata con la bambina nel suo paese d'origine, vicino a Belluno”.

La bimba diventa una giovane di 20 anni. “Era commessa in un negozio di scarpe in città. Una sera ha fatto tardi al lavoro e ha perso il pullman”: era il 9 ottobre 1963. “La notte del Vajont. Tutti i suoi cari sono stati spazzati via dall'onda provocata dalla valanga, solamente lei è sopravvissuta. Grazie a quella corriera. Si è poi sposata e trasferita a Cremona con il marito, forse un volontario accorso per aiutare”. “Colpita da questa vicenda” e “pentita di non aver chiesto il contatto, il nome della sua protagonista”, l'infettivologa lancia ora un appello: “Spero di incontrarla di nuovo”.

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