L'ANALISI
CREMONA: LA SENTENZA
26 Novembre 2024 - 21:29
Il tribunale di Cremona
CREMONA - Aveva accusato il compagno di averla violentata. «Non è vero, lo ha detto solo per vendicarsi, perché l’avevo lasciata», si era difeso lui. Il giudice gli ha creduto. Accusata di calunnia, la donna è stata condannata a 1 anno e 6 mesi (pena sospesa) e a risarcire con 15mila euro (una provvisionale) l’ex compagno parte civile con l’avvocato Giovanni Bertoletti. Lei del sud Italia residente in Piemonte, lui 60 anni, cremonese, si erano conosciuti su Badoo, applicazione per incontri. Ci si registra, si curiosano i profili, se si trova la persona di interesse si apre il profilo e si attiva la chat. Si sono piaciuti, frequentati, lei si è accasata da lui.
Un grande amore, i primi sei mesi; poi lui ha capito che Maria (nome di fantasia, ndr) non era la donna della sua vita. Voleva lasciarla, lo farà nel 2020. E lei si è vendicata. Nella chat di amici comuni lo ha dipinto come un mostro. Ha pubblicato fotografie di lei con il volto tumefatto, accusandolo di averla violentata. Lo ha querelato per maltrattamenti e violenza sessuale. Falso. Davanti al giudice è finita lei. Al giudice, l’uomo aveva spiegato la genesi e la fine di una relazione finita in Tribunale con la querela di lei e la querela di lui.
Dopo sei mesi di relazione, l’incanto si era rotto. Maria era «fumantina». Il compagno voleva troncare, lei no. Maria aveva tentato la carta dell’anziano padre dell’uomo che abitava lì vicino. Lo aveva supplicato di far cambiare idea al figlio. «Convincilo tu, io sono innamorata». Non aveva funzionato. Lui aveva chiuso la relazione, ma non lasciò l’ex sul marciapiede. Le diede il tempo di portare via le sue cose.
Un giorno, rincasato dal lavoro, l’uomo ha trovato il telo della piscina tagliato, lo zucchero nel motore dell’auto. Anche il manicotto della pompa dell’acqua era tagliato. Una ripicca di Maria, anche perché «a parte lei e mio padre», nessuno frequentava la sua casa. Ma c’è di peggio. L’uomo ha scoperto che sulle chat di amici comuni, Maria lo aveva accusato di averla lasciata dormire in auto, di averla presa a botte, maltrattata. Aveva pubblicato le foto con il volto, la gamba e un braccio tumefatti. «Lo vede anche un cieco che quelle fotografie sono false: si è messa il sangue sotto il naso», aveva sostenuto il 60enne. Al processo era stata sentita una carissima amica dell’uomo. Maria «era molto gelosa, una ossessione. Le ho mandato un messaggio, mi ha risposto. ‘Lui è roba mia, non permetterti più di chiamarmi’».
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