Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

CREMONA

Caso Ponchielli: «Quell’esposto era parte di un piano anti-Cauzzi»

L’avvocato della ex Sovrintendente, Isabella Cantalupo, si oppone alla richiesta di archiviazione bis

Francesca Morandi

Email:

fmorandi@laprovinciacr.it

25 Novembre 2024 - 21:07

Caso Ponchielli: «Quell’esposto era parte di un piano anti-Cauzzi»

CREMONA - Prosciolta il 13 gennaio del 2022, con formula piena — «perché il fatto non sussiste» —, dall’accusa di abuso d’ufficio, Angela Cauzzi, ex Sovrintendente del teatro Ponchielli, non getta la spugna, anzi, nei confronti di Andrea Rurale, l’ex componente del cda dal quale si ritiene calunniata. Rurale il 19 maggio del 2019 presentò un esposto in Procura, segnalando «anomalie» nella quasi quarantennale gestione Cauzzi del Ponchielli che fu prima indagata e poi prosciolta, intanto sostituita da Andrea Cigni, un nome che circolava da mesi. Non la pensa così la Procura, che per la seconda volta ha chiesto di archiviare il caso Rurale.

Ma Cauzzi non ci sta. Attraverso l’avvocato Isabella Cantalupo (nella foto qui sotto) davanti al gip si è opposta alla richiesta di archiviazione bis. Perché, per dirla con il suo legale, «l’esposto fu un disegno finalizzato alla sostituzione di Cauzzi con Cigni attraverso la creazione di una macchia sulla persona della dottoressa Cauzzi che l’avrebbe resa incandidabile per lo Statuto della Fondazione». Oggi l’udienza, il gip si è riservato. 

avvocato

«Dev’essere chiaro — precisa l’avvocato Cantalupo — che nessuno va a contestare la legittimità di una scelta di sostituzione». Il nodo è un altro. «Il problema è stato relativo alle modalità con le quali questa sostituzione è stata effettuata, per noi costruendo un castello che ha reso la dottoressa Cauzzi incandidabile attraverso la presentazione di un esposto». E ciò «dopo che il dottor Rurale e tutto il Cda della Fondazione avevano già avuto le spiegazioni sotto il profilo tecnico da parte dei revisori dei conti e, in particolare, del presidente del collegio dei revisori dei conti, il quale aveva fatto un parere scritto sulle contestazioni che il dottor Rurale aveva già mosso nell’ambito del Cda alla dottoressa Cauzzi». Una valutazione di legittimità, l’esposto, per la difesa Rurale. Ribatte Cantalupo: «Non è che il dottor Rurale abbia chiesto una valutazione di legittimità, perché aveva dei dubbi sui quali non si era già confrontato con chi di dovere. Sapeva perfettamente quali erano le argomentazioni del collegio dei revisori dei conti. Sapeva perfettamente che quello che era stato fatto dalla dottoressa Cauzzi e da lui contestato, era assistito da delibere nel tempo».

E «quindi a che pro fare tutto questo?», rilancia l’avvocato.

Il 23 agosto del 2023, il gip aveva accolto l’opposizione di Cauzzi alla prima richiesta di archiviazione, ordinando al pm una serie di indagini: dall’acquisizione di vari documenti alla convocazione di persone informate sui fatti. «In realtà — sottolinea l’avvocato Cantalupo — il pm ha acquisito unicamente gli atti della Egon Zehnder», ovvero la società incaricata di raccogliere i curricula e di fare il bando pubblico. «Vi sono state autocandidature di chi era interessato al ruolo, vi sono state candidature presentate dalla stessa Egon Zehnder e una sola candidatura presentata da Fondazione Ponchielli: quella di Cigni».

Di più. «Nella nota di trasmissione degli atti al pm, la Guardia di finanza ha evidenziato, a chiare lettere, che componenti del Cda della Fondazione avevano indicato il dottor Cigni come possibile candidato, che è stato poi quello eletto. Ed è stata poi questa la ragione, detta a chiare lettere in Cda, per la quale due consiglieri di minoranza hanno deciso di dimettersi. Se era già stata fatta una scelta, perché incaricare una società?» Non solo. «Nell’opposizione alla richiesta di archiviazione, abbiamo anche evidenziato — prosegue l’avvocato Cantalupo — come il rinnovo dell’incarico non sia stato sottoposto a medesima procedura, ma sia stato automatico. Il dottor Cigni non ha sopportato una ulteriore selezione, ma si è visto riconfermare l’incarico».

Al gip, Cauzzi chiede di «disporre che siano completate le indagini così come era stato già richiesto e da lui disposto. Oppure, se ritiene, che imponga l’imputazione, perché per noi il reato di calunnia sussiste proprio sotto questi profilo». Lo ribadisce, l’avvocato: «L’esposto presentato dal dottor Rurale è stato un tassello di un più ampio disegno diretto alla sostituzione della dottoressa Cauzzi con Cigni attraverso la creazione di una macchia sulla persona della dottoressa Cauzzi che l’avrebbe resa incandidabile per lo Statuto della Fondazione». 

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400