L'ANALISI
CREMONA. GIUDIZIARIA
18 Novembre 2024 - 20:29
CREMONA - A giugno di quest’anno è stato rieletto sindaco di Crotta d’Adda. Sebastiano Baroni, 43 anni, al suo secondo mandato, oggi si è presentato nell’aula di giustizia, in veste di commerciante, però, titolare, con il padre, di una macelleria cinque anni fa caduta nella trappola tesa, per l’accusa, da Paola Francesca Pizzamiglio, la ‘casalinga’ che tra il 2019 e il 2020, prima e durante il Covid, in pieno lockdown, avrebbe truffato commercianti e ristoratori, per lo più di Cremona, cenando a ‘sbafo’ oppure ordinando cibo da asporto mai pagato.
Come la maggior parte (non tutti) degli ingannati, Baroni, che consegnò carne e vini per 480 euro, oggi ha rimesso la querela. Altre tre-quattro vittime saranno sentite il 27 marzo nel processo che vede accusate in concorso con Pizzamiglio (difesa dall’avvocato Giovanni Bertoletti) Debora Orfeo per alcuni fatti (è difesa dagli avvocati Annamaria Petralito e Luca Genesi) e per altri tre episodi (per i quali è già stata ritirata la querela) Stefania Merlo, assistita dall’avvocato Cesare Grazioli.
Pizzamiglio all’epoca abitava a Vescovato e in passato aveva lavorato «come badante o cameriera» per «il titolare di una azienda che produce materiale per ristoranti», un imprenditore noto nel settore. Ecco, in alcuni casi, l’ignaro imprenditore era diventato l’esca delle truffe, come ha spiegato Adriano Garbino, all’epoca comandante della stazione dei carabinieri di Vescovato, il quale, raccolte le denunce (molte) avviò l’indagine. Trentaquattro capi di imputazione, storie di cene al ristorante e di cibo da asporto consegnato in pieno lockdown.
Ci sono le cene consumate da Pizzamiglio in compagnia di altre persone a Il Cortile e a La Bersagliera, pagate con due assegni (1.440 e 434 euro) non incassati, perché denunciati smarriti (falsamente si scoprirà) ai carabinieri di Vescovato da Orfeo accusata di simulazione di reato. Nell’elenco delle vittime, tra gli altri, Tomatino Pizza with Love (98,50 euro), un panificio di Vescovato (137,78 euro), la pasticceria Lanfranchi (46 euro di torta), la pizzeria Agora di Malagnino (45 euro di vino), il Birra & Gusto (191 euro), Torrefazione Vittoria (296 euro), la Corte Bassa di Persico Dosimo (90 euro), ‘Postumia Beer and Food’ (24 euro), il Chocabeck (cena costata 256 euro), il Dordoni (cena da 163,50 euro), il cibo da asporto per 400 euro ordinato a La Borgata, o all’Umbreleer di Cicognolo (150 euro) e all’Oasi (75 euro), gli ordini al Pazzi di Pizza (110 euro) a Castelverde o al Paradise Wine Bar (80 euro). E ancora, il Viavai Cafè di Piadena (174 euro), La Bottega di Francesco (106 euro), il ristorante Il Pescatore (238 euro).
Alla macelleria Ruggeri di Cremona, per l’accusa Pizzamiglio, nel fingersi domestica del noto imprenditore cliente della macelleria, acquistò carne per 215 euro. A La Crepa di Isola Dovarese la truffa fallì. Si ordinò cibo da asporto per 396 euro, ma il titolare pretese i soldi anticipati e copia della carta di identità di chi avrebbe saldato (l’ignaro imprenditore). «La voce delle truffe si stava spargendo, noi facemmo il giro dei ristoranti per avvisarli», ha spiegato Garbino. Quando il titolare de La Crepa lanciò l’allarme su Facebook, game over.
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