L'ANALISI
18 Novembre 2024 - 18:56
Evelino Abeni con Leo Nucci
CREMONA - Avrebbe desiderato vedere ‘La grande ambizione’, il film su Enrico Berlinguer. «Ma, ovviamente, è stato impossibile», dice il figlio, Fabio. Nel primo pomeriggio di oggi si è spento Evelino Abeni, 84 anni (compiuti il 2 novembre), il decano dei politici cremonesi, icona della sinistra stimato da amici e avversari, melomane e apprezzato autore di vari testi. Malato da tempo, le sue condizioni si sono aggravate negli ultimi giorni. «Una settimana fa è stato ricoverato in ospedale, nel reparto di neurochirurgia, e da lì in terapia intensiva», racconta l’adorata moglie, Alma.
Abeni aveva due grandi, grandissime passioni: la politica e la musica (oltre alle bocce e il ciclismo: nel suo lungo curriculum anche una parentesi, dal 1958 al 1960, come arbitro di calcio). «Ha seguito la prima e ascoltato la seconda sino alla fine. Gli tenevano compagnia», riprende Fabio. Due passioni e un pensiero costante, affettuoso, quello per la nipote, Sara, 24 anni, iscritta al Dipartimento di Musicologia e Beni culturali.
Giovanissimo, dopo aver svolto diversi lavori (apprendista tipografo, impiegato, magazziniere), Abeni aveva preso la tessera del Pci ricoprendo molteplici incarichi ai più alti livelli nel partito (è stato segretario della federazione di Cremona dal 1975 al 1980) e nelle istituzioni: consigliere comunale dal 1965 al 1980, regionale dal 1980 al 1990, provinciale dal 1990 al 1995. È stato anche vice del sindaco socialista Emilio Zanoni. Ha conosciuto da vicino tutti i leader comunisti. Come Pietro Ingrao, che prima di un’iniziativa gli chiese la documentazione sul territorio cremonese, o Giancarlo Pajetta, che si candidava al Parlamento nel collegio blindato di Cremona-Mantova. E, naturalmente, Berlinguer: dopo un comizio a Brescia si complimentò con Abeni per il successo ottenuto dal Pci (il 37,02 per cento dei voti) nell’elezione dei consigli di quartiere nella nostra città. «A colpirmi fu il fatto che un grande politico come lui si fosse interessato a quella consultazione», era uno dei tanti ricordi di Abeni, colonna anche dell’Anpi.
Allo stesso tempo è stato uno dei maggiori esperti locali di lirica contribuendo a a realizzare edizioni discografiche per far conoscere l’arte dei maggiori cantanti cremonesi. Un fedelissimo del Ponchielli e suo consigliere d’amministrazione per sei anni. Un amore, quello per il bel canto, ereditato dal padre, Mario, corista con capacità di solista. Il doppio binario su cui si è snodata la vita di Evelino è inciso nelle fotografie che, tra quadri, stampe e libri, ricoprono le pareti di casa: lui con Sergio Cofferati, Maurizio Landini, Renata Tebaldi, Leo Nucci. «Cosa mi sento di dire di mio padre? — risponde il figlio (secondo nome Palmiro) —, Un grazie, e basta».
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