L'ANALISI
13 Novembre 2024 - 17:44
Nel riquadro l'avvocato Massimo Tabaglio
CREMONA - A scuola non ci andava più, di lavorare neanche per sogno. E così «per non pesare sui miei genitori, chiedevo soldi a quella persona: 10, 20, 50 euro, ma non l’ho mai minacciata. Non sapevo che la persona fosse disabile». Brescia: Tribunale per i minorenni, dieci e un quarto di oggi. Davanti al gip c’è un adolescente di 16 anni, tunisino di origine, accusato di estorsione, tentata e consumata, in concorso. La vittima è un uomo disabile in carico al Cps. Il giovane è anche accusato di furto aggravato nell’abitazione della persona disabile. I fatti contestati risalgono al 29 agosto di quest’anno.
Il sedicenne abita con i genitori nel quartiere Cambonino e dall’8 novembre scorso ha l’obbligo della permanenza in casa, misura chiesta dalla Procura minorile il 18 settembre nell’ambito dell’indagine effettuata dalla Polizia locale, a cui la persona disabile si era rivolta esasperata dopo i continui ricatti. Partita l’inchiesta, durante uno dei servizi predisposti, gli agenti del comandante Luca Iubini a settembre avevano arrestato in flagranza di reato uno dei minorenne della baby gang (arresto poi convalidato dal gip che aveva disposto la misura dell’obbligo di permanenza in casa), altri due erano stati denunciati a piede libero.
Ma l’indagine sul gruppo di giovani del quartiere che aveva preso di mira la vittima, è andata avanti. L’8 novembre il secondo arresto. Accompagnato al Tribunale per i minorenni dal padre e assistito dall’avvocato Massimo Tabaglio, nell’interrogatorio di garanzia il sedicenne oggi ha risposto alle domande del gip. Ha spiegato di non frequentare più la scuola «perché con i professori non andava d’accordo — ha detto il legale —. Ha negato di aver minacciato la persona disabile per farsi consegnare i soldi. Parliamo di 10, 20, 50 euro al massimo». Il sedicenne ha negato il furto in abitazione.
La vittima aveva raccontato che il giovane era salito in casa sua e che in camera da letto gli aveva rubato 50 euro. «Il ragazzo ha detto di non essere mai salito in casa: suonavo al suo campanello», ha spiegato il difensore, che al gip ha chiesto la revoca della misura dell’obbligo della permanenza in casa. «Ho chiesto che il giovane segua un percorso con gli assistenti sociali e gli psicologi, che sia attivata un’attività di apprendimento». Il gip si è riservato.
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