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LA STORIA

Collezionista delle liste della spesa

Singolare iniziativa di Dafne Vitale. «Abbandonate nei carrelli, offrono un quadro di vita reale»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

10 Novembre 2024 - 05:10

«Io, ricercatrice delle liste della spesa»

CREMONA - Colleziona liste della spesa abbandonate nei carrelli dei supermercati. Sinora Dafne ne ha raccolte più di 50, le ha incorniciate in salotto, realizzando un quadro ‘di vita reale’. «In un’epoca in cui sui social tutti postano sempre cose magnifiche, viaggi bellissimi, abiti stupendi e vite perfette, la lista della spesa non mente, è sincera. Ti dice che personalità ha chi la scrive, se è povero o ricco, vecchio o giovane, solo o in famiglia, se ha animali, vizi, se soffre di mal di stomaco o se va di fretta...».

La singolare analisi sociologica porta la firma di Dafne Vitale, 61 anni, metà cremonese, metà greca (da parte di mamma Teresa), una vena artistica ereditata dal padre Mario, 87 anni, clarinettista di caratura internazionale, già docente al conservatorio di Piacenza, poi direttore della scuola di musica ‘C. Monteverdi’, il conservatorio di Cremona, e dell’orchestra ‘Mauro Moruzzi’.

Casa a Paderno Ponchielli, sposata con Beppe Baldrighi, agricoltore, madre di tre figli - Maria, Dante e Marta, 34, 25 e 24 anni,­ Dafne si definisce una ‘sociologa mancata’. «Mi ero iscritta all’università, poi ho lasciato gli studi, ma sono sempre stata attratta moltissimo dalla vita delle persone e da come sta cambiando la società».

I bigliettini trovati nei carrelli dei supermercati di paese, «sono una fonte preziosa». L’idea di collezionarli nasce un anno fa. «Quando ho trovato il primo, l’ho letto, perché incuriosita. Mi è immediatamente saltato il pallino di farne un quadro e l’ho messo in borsa». Rincasata, «mia figlia Marta, schizzinosa, mi ha detto: ‘Ma dai, lo hanno toccato tutti’». Ride la cacciatrice di liste della spesa, «un’idea geniale» per i suoi genitori, mentre il marito «sorride». Dopo il primo bigliettino, non la ferma più nessuno. «In questi mesi — racconta — in maniera addirittura maniacale, sono andata alla ricerca, sotto l’acqua, il carrello bagnato, il bigliettino portato a casa e asciugato. Oramai, non sono ancora scesa dall’auto che ho già l’occhio sui carrelli. Se vedo un puntino bianco, vuol dire che c’è un biglietto».

Di tutti quelli sin qui raccolti, «su uno mi sono fissata di più: ‘1 panettone qualsiasi’. Poiché mi piace immaginare la vita delle persone, mi sono immaginata questa donna in prossimità del Natale, oberata di incombenti, lavoratrice, corri di qua, corri di là. E allora, va benissimo un panettone qualsiasi. Ecco, per me questo bigliettino è il simbolo di quello che molte donne vivono».

La sua ‘follia’ (così la definisce) «può essere divertente, ma ci sono liste che ti mettono un po’ di tristezza». Come quelle scritte da una mano anziana. «Svelano solitudini». Un esempio: «la nota riportava un noto prodotto, l’adesivo per le dentiere, prosciutto piccolo cotto, mozzarelle piccole. Senz’altro, una persona sola».

Le liste della spesa raccontano molto altro. Soprattutto, la fretta. «Quasi tutte sono scritte in fretta e furia. ‘Sacchi spazza, sabbia 2’: questa persona ha un gatto. Quasi tutte cominciano con una grafia e finiscono che quasi non capisci più che cosa hai scritto. Anche la punteggiatura è indizio di fretta e distrazione. ‘Bagno di schiuma, dentifricio di menta e vino per gatti’ tutto attaccato».

Convinta che «per la maggior parte della gente la lista sia un incubo», al contrario Dafne alla lista dedica tempo. «La trovo rilassante, la scrivo su carta, faccio dei disegnini, accanto al cibo per il cane disegno il muso del cagnolino. Certo, potrei leggerla ad Alexa: lei te la riporta automaticamente sullo smartphone, ma io la trovo una cosa fredda. La carta è carta, la carta è romanticismo».

Le note della spesa raccontano «anche il livello di conoscenza di una lingua, italiana o straniera». Nel salotto di casa, in cornice sono finiti ‘Wuischi grey’ e ‘Fibbre’. Insieme a quella che ‘profuma’ di Amarcord con indicate «le ciliegie di una marca nota che non sentivo più dai primi del Novecento».

Divoratrice di libri, Dafne ne conserva uno «che non si trova più: ‘Lo stupore infantile’ di Elèmire Zolla. Un libro preziosissimo di formazione, mi ha aperto un mondo. Quando trovo un bigliettino, lo metto in borsa e lo porto a casa, ho lo stupore della bambina che trova la sorpresa nell’uovo di Pasqua. Mi dà felicità».

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